Sport: l’importante è partecipare – parte 2
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Lo sport è fondamentale
Lo sport è fondamentale per un corretto stile di vita soprattutto nell’età dello sviluppo.
Scegliere con l’aiuto degli esperti
Non tutti gli sport però sono uguali, e ci sono discipline adatte a diverse fasce d’età, oltre alle preferenze dei bambini. Sono gli esperti dell’ospedale Bambino Gesù che con alcuni consigli, aiutano a scegliere lo sport più adatto all’età. Nei primi 4-5 anni di vita l’attività sportiva deve favorire la conoscenza del proprio corpo nello spazio. Tradizionalmente in questa fascia d’età i bambini praticano il nuoto: uno sport completo, che è bene praticare fin da piccoli poiché per il bambino l’acqua è l’ambiente più congeniale.
Anche la psicomotricità educativa, una pratica che, attraverso l’uso del corpo e del gioco, aiuta a sperimentare azioni, relazioni e modalità comunicative del bambino, può essere una disciplina utile nei primi anni di vita. Fino ai 7-8 anni sono consigliate attività individuali quali l’avviamento all’atletica leggera, o la ginnastica ritmica e artistica, che nei corsi pensati per i bambini prevedono corse, salti, lanci e semplici percorsi. Solo in seguito si può passare a sport più specialistici e di squadra.
Le discipline sportive collettive – non solo calcio, ma anche pallavolo, pallacanestro, pallanuoto, rugby, pallamano e hockey – piacciono ai bambini sopra i 7 anni poiché all’impegno atletico si somma il gioco e lo spirito di squadra. Collaborare tutti assieme per raggiungere il risultato, è un messaggio che viene codificato proprio a partire da questa fascia di età. Verso i 9-10 anni ci si può accostare a discipline più specializzate, che richiedono anche il contemporaneo utilizzo di un attrezzo, come avviene nella scherma, nel tennis e nel tiro con l’arco.
Nel caso di sport che sollecitino in modo particolare la schiena, come la danza e la ginnastica artistica, è utile abbinare una pratica in grado di “compensare” gli eventuali squilibri di postura. Qualunque sia la disciplina sportiva scelta dal bambino e dalla sua famiglia, è bene che i genitori abbiano un atteggiamento positivo, senza spingere all’agonismo.
I pediatri della SIPPS, la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale raccomandano di non pretendere mai troppo dall’attività sportiva del proprio figlio, di non spingere eccessivamente all’agonismo, non chiedergli di arrivare primo, di fare più di quello che è in grado di fare, non esaltarlo, non fargli credere di essere un campione, né è opportuno farsi sentire ansiosi che lo diventi.
Un comportamento troppo aggressivo, infatti, farà sì che il bambino sentirà su di sé una responsabilità eccessiva, percepirà le aspettative dei genitori come una valutazione delle sue capacità e, se non riuscirà a soddisfarle, rimarrà frustrato e deluso. In conclusione è bene ricordare ai genitori di non spingere il proprio figlio a raggiungere quei successi che loro avrebbero voluto raggiungere.
Obbligatorio il certificato
La certificazione medico-sportiva è necessaria a partire dai 7 anni. Un recente decreto del Ministero della Salute e di quello dello Sport ha eliminato un precedente obbligo tra gli 0 e i 6 anni, che potranno dunque liberamente praticare un’attività fisica organizzata senza bisogno di documentazione medica, salvo in casi specifici segnalati dal pediatra di famiglia.
Per i bambini più grandi la normativa nazionale, integrata da regolamenti regionali, oltre al medico dello sport, assegna anche al pediatra di famiglia e al medico di base il compito di rilasciare il certificato non agonistico. È invece compito esclusivo del medico dello sport rilasciare la certificazione agonistica. In numerose Regioni tutti i test a pagamento previsti per il rilascio della certificazione agonistica sono esenti dal ticket fino ai 18 anni. Il certificato rilasciato ha validità massima di un anno.
Contapassi e fitness tracker
Anche per i bambini, un incentivo a muoversi di più e fare più attività sportiva sono i contapassi e quelli di nuova generazione, i cosiddetti fitness tracker. Per i bambini anche il controllare quanti passi si sono fatti, può essere un gioco. La sfida può essere personale, o tra gruppi di bambini. Con un po’ di iniziativa tra adulti, possono essere organizzate per esempio sfide tra gruppi di bimbi che usano il Piedibus, il gruppo organizzato da volontari per accompagnare i bambini a scuola a piedi, oppure una gara tra scuole, a chi colleziona più passi.
Con un investimento maggiore e maggiore attitudine alla tecnologia si possono scegliere i fitness tracker che oltre a contare passi e calorie, sono associati ad app su smartphone e tablet che aiutano i più piccoli attraverso degli avatar ad imparare buone abitudini e comprendere quanto movimento si deve fare.
Chiara Romeo
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