Le dipendenze – parte 1

Salute Mentale - dipendenze

Le dipendenze: ci avvertono che qualcosa non va e possono servire a renderci consapevoli di aver perso il contatto con la nostra creatività.

Il significato del termine dipendenza rimanda ad accezioni differenti. Per un verso troviamo quel sentimento di protezione e di attaccamento che possiamo provare quando viviamo un legame affettivo con una persona cara, o che possiamo intuire vedendo per esempio un bambino piccolo attaccato al seno della madre.

Per un altro verso invece quella stessa parola può condurci a sentimenti di possessività o di smarrimento e immaturità.
E se l’immagine del bambino ci mostra la dipendenza come un bisogno fondamentale per l’essere umano, quella di un ragazzo mosso dalla ricerca di una siringa per bucarsi, o di una lametta per tagliuzzarsi, assume immediatamente la forma della patologia.

Le dipendenze sono disturbi che intrappolano le persone affette e l’ambiente intorno in un quotidiano dove progressivamente la libertà si riduce. Possiamo dire che la parola dipendenza riporta al “non riuscire a stare senza”.

All’interno del nostro cervello esiste un sistema definito tecnicamente “sistema mesolimbico della ricompensa” che corrisponde a una sorta di centro del piacere. E il piacere in sé non è negativo. Tuttavia se i nostri comportamenti di ricerca del piacere si intensificano producendo una sovraeccitazione del sistema avviamo un circolo vizioso tale per cui il centro del piacere riduce la sua sensibilità e si modifica il nostro umore. A quel punto la ricerca di uno stimolo più forte diventa un tentativo di raggiungere il grado precedente di soddisfazione. Dopo un certo tempo sopraggiungono segnali di ansia che è via via più difficile controllare.

Dipendenza psicologica

La dipendenza patologica si basa sull’idea dell’altro (la droga, l’alcol, il cibo, la magrezza, il gioco d’azzardo o quant’altro) come oggetto «nutriente» esclusivo e su un’idea di sé come soggetto profondamente bisognoso e incapace di contribuire al proprio benessere.

La serie di caratteristiche che tendono ad accompagnarla sono:
• la compulsività, vale a dire l’incapacità di trattenersi dalla tentazione di assumere una data sostanza o di agire un determinato comportamento;
• la sensazione di estremo desiderio che precede l’assunzione o il comportamento;
• il piacere che si avverte durante l’assunzione o il comportamento;
• la sensazione di mancanza del controllo di quanto si sta facendo;
• il persistere nell’agito in questione nonostante la persona sia consapevole degli effetti negativi che porta con sé.

“Se sei rinchiuso dentro a un blocco di granito, come fai a uscire?”
“Fai un passo avanti e danza!”

Cabaret Mistico
di Alejandro Jodorowsky

Dipendenza da sostanze

Nella dipendenza da sostanze la persona richiama l’attenzione sulla propria sofferenza tentando di proteggersi dal senso di vuoto. Il disagio di vivere è disperato e l’assunzione della droga (legale o illegale) esprime un tentativo di non sentire, di congelare emozioni dolorose.

Quando è il cibo, in eccesso o in assenza, a diventare un problema, il messaggio che nel corpo le persone amplificano tocca una radice esistenziale.

Quel che accade in alcuni tipi di disturbi del comportamento alimentare può esprimersi attraverso il «Non mangio e dunque esisto» o «Mi abbuffo e dunque esisto».

Sappiamo che il cibo oltre a essere intriso di simboli è anche indispensabile alla sopravvivenza e oltre ai disturbi più conosciuti come la bulimia, l’anoressia, o il disturbo dell’alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder) esiste un’altra tipologia meno nota, descritta nel 1997 da Bratman, chiamata ortoressia, e caratterizzata dall’ossessione patologica relativa al consumo di cibi sani e naturali. È questo un disturbo legato alla qualità piuttosto che alla quantità del cibo assunto.

La ricerca degli alimenti da acquistare e da consumare richiede una grande quantità di tempo a scapito di altre attività. La preparazione del cibo necessita di procedure specifiche (quali l’uso di un determinato tipo di stoviglie e cotture particolari) e l’ansia di mantenere regole alimentari rigide si associa a vissuti di insoddisfazione e di isolamento.

Se la dipendenza patologica in alcuni casi e a livelli estremi (come nell’uso di sostanze, in alcuni tipi di disturbi alimentari, nello shopping compulsivo) è evidente, ci sono anche casi in cui si presenta difficile da riconoscere perché tocca comportamenti socialmente accettati (come la dipendenza da internet, dal lavoro, o dallo sport).

“Non c’è bisogno di motivi per aver paura”

La vita davanti a sé
di Romain Gary

Gladys Pace
Psicologa – Psicoterapeuta
Specialista in Psicologia Clinica
studio.psicoterapia.pace@gmail.com

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