Autismo: tra sintomi e risorse – parte 2

autismo

Le dimensioni dell’autismo: tra sintomi e risorse

Autismo: una sindrome che riguarda l’intera famiglia e non solo la persona colpita

“Per sintonizzarsi con un altro non bisogna né rifiutarlo né fondersi con esso: si mantiene il proprio senso di sé mentre si risuona alla frequenza dell’altro e gli si permette di risuonare con la propria.” (J. Fisher, Guarire la frammentazione del sé, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2017). La diagnosi di disturbi dello spettro autistico (Autism Spectrum Disorder, ASD) rimanda a segnali, gradi e sintomi in diversi contesti nell’area della comunicazione e dell’interazione sociale e nell’area del comportamento, degli interessi o attività ristretti e ripetitivi.

“…il nostro cervello cambia in base alle relazioni
che stabiliamo con gli altri.
Di più, questa risonanza emozionale
è il fulcro potente di una vita radiosa.”

a Il potere della mente
di Michel Le Va Quyen

Il caso di O.

Quando anni fa arrivò in studio la famiglia G, i genitori di O, la domanda che, prima di ogni altra, si imponeva nello spazio della ricerca di relazione che li ha portati fino a me fu: “di quale storia possiamo parlarci?” Una domanda complessa. Non abbiamo capito né come né quando l’autismo abbia colpito nostro figlio. Non abbiamo idea di cosa “quella parola che toglie la parola” voglia dire per lui. Non è nemmeno chiaro dove finisca la diagnosi e dove iniziamo noi.

Ci siamo presi del tempo con i signori G. E dopo le prime tre sedute iniziò a prendere forma “la voglia di una vita normale”. Cosa possiamo considerare “normale” mentre i nostri figli attraversano le tappe di uno sviluppo che secondo figure diverse presenta una serie di disturbi? Nel testo “il cervello autistico” (T. Grandin, R. Panek, Adelphi, Milano, 2014), Grandin narrando la sua esperienza personale riporta una percezione dell’autismo nei termini di una modalità esistenziale che se adeguatamente valorizzata, può condurre a una vita straordinaria.

Susanna Tamaro in un articolo su Greta Thumberg (7 – Corriere della Sera, 4-10-19) scrive: Noi Asperger mettiamo le nostre enormi e magnetiche energie nel fare ciò che ci sta a cuore. E questo appassionarsi per oggetti o attività differenti da quelle preferite da coetanei è un elemento ricorrente nelle storie che negli anni famiglie e giovani toccati da disturbi dello spettro autistico hanno condiviso con me. Tuttavia gli eventi narrati, oltre ad un insieme di episodi punteggiati da date più o meno significative, spesso sono il punto da cui partiamo durante il percorso di sostegno per cogliere il modo in cui li abbiamo vissuti e muoverci da lì in poi alla scoperta di come possiamo tenerli insieme.

Quando al colloquio fu accompagnato O, con lui arrivarono altre domande: Perché mi sento come prigioniero? Perché i cambiamenti improvvisi mi spaventano così tanto? Perché non capisco cosa mi chiedono i miei compagni? La fatica che O riportava nello spazio di poche sedute ha preso la forma della difficoltà a comprendere e a relazionarsi con i coetanei a partire da una sensibilità molto elevata. È evidente che l’autismo riguarda l’intera famiglia e non solo la persona colpita più direttamente.

Il mettere in comune nel supporto ai genitori e ad O alcuni aspetti che gli uni e l’altro prima di allora non riuscivano ad esprimere in maniera reciprocamente comprensibile è stato uno dei passaggi più significativi della relazione terapeutica avviata. Un altro elemento facilitante è stata l’introduzione della Comunicazione Aumentativa Alternativa. Si tratta di un approccio clinico che offre modalità alternative per garantire la comunicazione alle persone che non possono esprimersi verbalmente attraverso strategie, strumenti e tecniche adeguate. Si utilizzano scrittura, simboli, immagini, strumenti, dispositivi o gesti per compensare le difficoltà di comunicazione (J.M. Cafiero, Comunicazione aumentativa alternativa, Erickson, Trento, 2009).

Infine la partecipazione ad un percorso di gruppo di Scrittura e Cura (Il metodo di Scrittura e Cura prevede l’ausilio della Scrittura nell’accompagnare il soggetto verso la cura di sé. Si tratta di uno strumento utile a stimolare l’espressività di chi porta una richiesta d’aiuto, nel rispetto di tempi e modalità che si definiscono ad ogni incontro e la cui direzione guarda alla ricerca di nuovi equilibri) aperto ai genitori di giovani con disturbi dello spettro autistico fu l’elemento che permise di velocizzare quel processo di chiarimento e valorizzazione che mesi prima avevamo avviato.

Fotografie, disegni e simboli entrarono in seduta per il tempo sufficiente a lasciare a quella bella famiglia qualche strumento in più per orientarsi nella scoperta di stati d’animo e bisogni che diventarono per tutti maggiormente visibili. Esistono molte verità e molti modi di conoscere. Ogni nuovo modo di conoscere nel quale abbiamo l’opportunità di imbatterci aggiunge un’altra dimensione alla nostra visione del mondo.

Gladys Pace
Psicologa-psicoterapeuta, specialista in Psicologia clinica

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