Maternitá tra desiderio e cambiamento – parte 1

Salute Mentale Maternità

Maternitá tra desiderio e cambiamento

Maternità: allestire un grembo fisico e psichico capace di accogliere una vita che nasce vuol anche dire trasformarsi

“Quando si diventa madri
è sempre la prima volta…”

Nell’intimo delle madri
di Sophie Marinopoulos

Diventare mamma è un’esperienza unica.

Desiderare un figlio è un’esperienza intensa che a volte non culmina nella maternità. In quel viaggio dentro e fuori di noi, il filo che ci unisce alle generazioni precedenti si manifesta nelle numerose tappe della nostra crescita, come figlie e come madri, insieme.

Il viaggio può presentarsi tortuoso, a volte doloroso, sempre, però, unico. All’inizio quando ancora non sappiamo camminare da sole, così come i nostri piccoli, ci muoviamo gattonando. In quella fase un aiuto può sostenerci nella scoperta di un universo più ampio e avvolgente. Il padre, il compagno o la compagna, in caso di coppie dello stesso sesso, possono rivestire una funzione preziosa, di apertura e di incoraggiamento, per l’intero sistema familiare.

Sia che ci si trovi di fronte a una nascita desiderata, sia che la gravidanza si presenti inattesa, il cammino da percorrere ci mette di fronte a territori inesplorati. Allestire un grembo fisico e psichico capace di accogliere una vita che nasce vuol anche dire trasformarsi.

La madre divide con il suo bambino
una particella di mondo… a poco a poco, molto
lentamente, essa ne estende i confini in modo
da soddisfare le crescenti capacità
del bambino di godere del mondo.

Il bambino e la famiglia
di Donald W. Winnicott

Un’esperienza di intensa conquista

Un’esperienza di intensa conquista nella separazione è quella realizzata da D., una donna energica e coraggiosa che, abbandonata dal marito nel cuore della gravidanza che l’uomo aveva fortemente cercato, riuscì a superare la depressione reattiva che alla nascita di N. la lasciò inerme per settimane nel letto di casa. Fu una collega ostetrica a chiedermi se potevo fare qualcosa per questa donna sola e confinata in un dolore oltre il quale non lasciava avvicinare altri che la propria madre.

Al primo colloquio fu la madre a presentarsi chiedendomi come aiutare sua figlia e sua nipote di cui si stava faticosamente occupando con il supporto della clinica dove D. aveva partorito. Dissi alla signora che occorreva comunicare a D. che lei non era in grado di sostituirla come madre, ma che si sarebbe resa disponibile ad accompagnarla e a venirla a prendere in studio affinché lei potesse chiedere aiuto a un professionista. Il medico della clinica che l’aveva vista quando era ricoverata la sollecitò a prendere appuntamento con uno psicoterapeuta e fu così che arrivò in seduta.

Una chioma rossa voluminosa incorniciava un volto dai lineamenti delicati nel quale si stagliavano due occhi azzurri persi nel vuoto. Trascorsero diverse sedute prima che D. riuscisse a “vedermi”. Il contatto con altri sensi le ha permesso di sperimentare quella forza femminile e tenace che le ho visto cavalcare alcuni mesi dopo. Il profumo dell’incenso alla cannella fu il primo legame che instaurò con lo spazio nel quale a fine seduta manifestò di voler tornare.

La frequenza dei nostri incontri inizialmente breve si allargò nel tempo in misura proporzionale alla progressiva presa di consapevolezza della nuova dimensione nella quale era entrata. La presenza della piccola N. è stata per D. una progressiva scoperta della sua vitale e, fino a quel momento sconosciuta, capacità di offrire cure preziose. “Ricevere e dare Cura” è stato il terreno sul quale ci siamo mosse affrontando il dolore di una separazione che, per quanto lacerante, nascondeva in sé la forza di un legame che non bastano i divorzi o le separazioni ad annientare. «Il legame materno», mi disse a un anno dall’inizio della terapia, «è altro dal matrimonio». Il legame materno, aggiunsi, è oltre il matrimonio.

Gladys Pace
Psicologa-psicoterapeuta, specialista in Psicologia clinica

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