Rientro a scuola occhio alla schiena – parte 2

Bambini & Ragazzi schiena

Rientro a scuola occhio alla schiena

Dritti e forti: la salute della schiena e delle ossa si costruisce da bambini

Le ossa permettono di muoversi, camminare, fare sport, vivere. Sono invisibili eppure importantissime, risentono delle diverse fasi ormonali, dell’attività fisica che si pratica, dell’alimentazione. Prendersi cura dell’apparato osteoarticolare dei propri figli, permette loro di avere uno scheletro sano in età adulta e in vecchiaia. È un patrimonio minerale che si costruisce con il tempo, un investimento a breve e lungo termine.

Così se da una parte è fondamentale garantire la giusta quantità di vitamina D e calcio con l’alimentazione, dall’altra è importante escludere alcune patologie che, se non curate nell’infanzia, rischiano di compromettere il futuro dell’intero scheletro. Secondo la Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (SIOT) scoliosi, lussazione congenita dell’anca, ginocchio valgo e piede piatto, sono solo alcune delle condizioni patologiche che richiedono un intervento tempestivo in età infantile.

I disturbi dei più piccoli: anca, piede piatto, gambe a x

Secondo gli esperti SIOT tra i disturbi ortopedici più diffusi tra i piccolissimi c’è la displasia congenita dell’anca, patologia che si sviluppa durante la vita intra-uterina e che porta a un’alterazione progressiva dei rapporti tra la testa del femore e l’acetabolo. La displasia o lussazione dell’anca è una delle patologie dello scheletro più frequenti, che colpisce 1 su 1000 nati, è più frequente nel sesso femminile e nel 45% dei casi da entrambe le parti.

Se la diagnosi viene fatta precocemente, il trattamento viene eseguito mediante l’utilizzo di un tutore, statico o dinamico, che mantiene le anche flesse (90-100°) ed abdotte (50-60°) e permette di mantenere centrata la testa del femore all’interno dell’acetabolo risolvendo in pochi mesi il problema. «Si tratta di un disturbo che va diagnosticato alla nascita mediante l’esame clinico e con un’apposita ecografia da eseguire possibilmente intorno alla sesta settimana di vita e che va trattato immediatamente», ha spiegato Pasquale Farsetti, Direttore UOC Ortopedia, Policlinico di Tor Vergata e Presidente SITOP (Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia Pediatrica).

«Se la diagnosi è tardiva occorre ricorrere a trattamenti più invasivi, fino alla chirurgia. In ogni caso, dopo i 3-5 anni di età il trattamento diviene estremamente complicato per le rigidità articolari che si instaurano. La persistenza di una displasia in età adulta comporta inevitabilmente una degenerazione artrosica dell’anca che spesso necessita una protesi». Frequente intorno ai 3 anni di età è il ginocchio valgo: si tratta di una deviazione assiale degli arti inferiori che si manifesta con un aumento dell’angolo femoro-tibiale (fenomeno gambe a X).

La causa è da attribuirsi ad uno squilibrio transitorio dell’attività delle cartilagini di accrescimento del femore e della tibia. Nel 98% dei casi tale condizione si risolve spontaneamente entro i 7-8 anni di età, ma è fondamentale rivolgersi ad un ortopedico per porre una diagnosi corretta. Infine, nel bambino può manifestarsi il piede piatto, condizione in cui l’arco longitudinale del piede, valutato in piedi, si presenta più basso della norma o addirittura assente.

Generalmente è presente in forma transitoria nei primi anni di vita di numerosi bambini. Pertanto, quando il piede piatto si manifesta durante questo periodo, deve essere considerato normale e non si deve intervenire. Il piede piatto patologico si manifesta dopo i primi 6-7 anni di età, è spesso familiare e può essere associato ad una ipotonia muscolare. È generalmente asintomatico, mentre nei rari casi in cui si manifesta in forma dolorosa è necessario eseguire un trattamento specifico che può avvenire mediante l’utilizzo di plantari o in casi rari con la chirurgia.

Zaino o trolley?

Gli esperti sottolineano di non preoccuparsi rispetto all’uso degli zaini, spesso pesanti: non esiste nessun nesso di causalità per la schiena tra zaino pesante – anche se portato su una sola spalla – e deformità o deviazione della colonna vertebrale. L’uso abituale dello zaino (20-30 minuti al giorno) non crea alcun problema. Però c’è da considerare che più tempo si porta un carico, più facile è che insorga una contrattura dolorosa sulla schiena o si assumano posture sbagliate.

Tuttavia è buona norma prendere accordi con gli insegnanti, di solito disponibili, perché attraverso la programmazione e l’organizzazione del lavoro scolastico il materiale da trasportare venga distribuito nell’arco della settimana. Tra zaino in spalla o trolley, cosa scegliere per la schiena? Non esiste un consiglio univoco, ma l’importante è che sia che si scelga lo zaino o il trolley con le rotelle, non vi sia un sovraccarico di libri. Non è tanto determinante il mezzo con cui si trascinano, quanto il peso dei libri stessi, che non deve mai essere eccessivo.

Chiara Romeo

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