Emicrania – parte 2

emicrania medicina

Emicrania: non solo questione di stress

Mal di testa: una tortura evitabile, ma non con il fai da te

I legami con l’epilessia

L’emicrania è tecnicamente più parente dell’epilessia che delle lesioni cerebrovascolari, in particolare nella forma con aura, nella quale il mal di testa è preceduto da diversi sintomi come visione di lampi, scotomi scintillanti, deformazioni degli oggetti, oscuramento di metà campo visivo, ma anche addormentamento del braccio e della gamba, disturbi della parola di tipo afasico (se la cefalea è localizzata a sinistra).

Nell’emicrania infatti c’è un eccesso di funzione del circuito del dolore, mentre nell’epilessia si assiste a un generico eccesso di funzione del sistema della corteccia cerebrale. Questo spiega il fatto che gli epilettici soffrono più spesso di emicrania. Ecco perché l’emicrania può essere curata efficacemente con i farmaci antiepilettici sempre sotto controllo medico. Si nota infatti un buon funzionamento dei medicinali che agiscono sull’eccesso di eccitabilità del cervello, al contrario non danno gli stessi risultati i principi attivi sulla circolazione cerebrale.

Il risvolto doloroso delle serate alcoliche

Soprattutto nel fine settimana o durante le cene tra amici non è raro che si esageri un po’ con l’alcol. Un’abitudine nociva per tutti, e in particolare per chi soffre di mal di testa. Le conseguenze possono essere diverse. A seguito dell’azione vasodilatatrice dell’alcol si verifica una vasodilatazione dei vasi cerebrali non specifica e questo causa mal di testa poco tempo dopo l’ingestione dell’alcolico. Chi soffre di emicrania invece ha una reazione diversa e l’attacco doloroso esplode ore, anche sei-sette ore dopo il bicchierino.

Fondamentale la diagnosi precoce

La diagnosi precoce assume un rilievo fondamentale. «Non sono da sottovalutare i primi attacchi con nausea, vomito, disturbo della luce e ricerca del buio, ma cominciare a gestire i pazienti, anche quelli giovani in modo adeguato con farmaci di primo livello» osserva Paolo Martelletti, associato di Medicina interna dell’Università Sapienza di Roma. «Tutti i pazienti con emicrania tendono spontaneamente a cronicizzare, nell’anamnesi inoltre va indagata la presenza di familiari con la stessa patologia».

«Il paziente con emicrania dovrebbe innanzitutto parlare con il Medico di medicina generale ed evitare di addentrarsi nel mondo del web dove si trovano soluzioni improbabili», commenta Pietro Barbanti, responsabile del Centro diagnosi e terapia della cefalea e del dolore dell’ospedale San Raffaele di Milano. «Poi, se l’emicrania diventa cronica deve necessariamente rivolgersi a un centro specializzato. L’Italia è uno dei Paesi all’avanguardia nel mondo nella ricerca e cura del mal di testa e i centri per la cura delle cefalee sono moltissimi. Lì il paziente può essere trattato e seguito in maniera adeguata».

Non trascurare la forma cronica

Molti in presenza di mal di testa ricorrono all’automedicazione attraverso l’utilizzo di analgesici, utili presidi in caso di emicrania acuta ma non in quella cronica, perché il loro utilizzo prolungato, e spesso inappropriato, non è esente da rischi.

«L’80 per cento degli emicranici cronici abusa di farmaci», osserva Martelletti. «Dunque, non bisogna sottovalutare l’aumento dell’uso di analgesici non controllato, l’incremento naturale della frequenza delle crisi e soprattutto la mancanza di un loro controllo immediato: l’emicrania nella forma cronica va curata con farmaci che consentano la riduzione della frequenza delle crisi, che non sono gli analgesici».

Grazie alla ricerca l’emicrania cronica non è più una condanna a vita. Oggi l’impiego della tossina botulinica di tipo A, unico farmaco approvato con questa indicazione, riesce a ridurre il periodo di disturbo per oltre la metà. «È un farmaco che ha diversi vantaggi», spiega Cristina Tassorelli, associato di Neurologia dell’Università degli Studi di Pavia, dipartimento di Scienze neurologiche del comportamento, «non si prende per bocca ma viene somministrato con piccole punture a livello della fronte, muscoli delle tempie, muscoli posteriori e del collo e il trattamento va fatto ogni dodici settimane. Inoltre, al di là dell’efficacia dimostrata in studi clinici controllati, è molto ben tollerato.

L’esperienza clinica ha dimostrato che la somministrazione ripetuta potenzia l’effetto: i pazienti passano da 28 giorni di mal di testa al mese a 20 con il primo trattamento, poi a 15-10».
La pratica clinica induce, infine, gli esperti a pensare che il farmaco sia più efficace nei pazienti in cui il trattamento è avvenuto in fase precoce, durante i primi episodi di emicrania.

Paola Gregori

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