Emicrania – parte 1

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Emicrania: più che un semplice mal di testa

Oggi si può combattere e soprattutto prevenire in modo più efficace l’emicrania.

L’emicrania è un disturbo neurologico che colpisce il sistema nervoso, causando alterazioni temporanee delle sostanze chimiche, delle strutture nervose e dei vasi sanguigni nel cervello. Circa le cause, diversi studi suggeriscono che la storia familiare o le caratteristiche genetiche possono avere un ruolo importante.

Un attacco di emicrania può avere una durata che va da quattro ore a tre giorni e si manifesta in genere sotto forma di cefalea di intensità media o intensa, con dolore tipicamente pulsante, di solito su un solo lato della testa, che si aggrava con il movimento (come sollevare un peso, ad esempio) e talvolta è accompagnato da nausea e/o ipersensibilità alla luce o al rumore. In alcuni casi la fase dolorosa è preceduta dalla cosiddetta “aura”, caratterizzata da sintomi quali disturbi visivi (lampi di luce o zone cieche), capogiri, intorpidimento, formicolio o, più raramente, difficoltà a parlare.

L’impatto dell’emicrania non è limitato al momento dell’attacco: è stato dimostrato, infatti, che alcuni sintomi (come stanchezza, irritabilità, depressione) possono comparire prima che si scateni la crisi, oppure permanere anche per alcuni giorni dopo che la cefalea se n’è andata, compromettendo la capacità del paziente di svolgere le normali attività. Questa fase è chiamata postdromica e si manifesta con sensazione dolorosa nella zona dove si era presentata l’emicrania, stanchezza, difficoltà cognitive, sintomi gastrointestinali, cambiamenti dell’umore.

Tipi di emicrania

Sulla base della frequenza con cui possono ripetersi gli attacchi, è possibile distinguere tra emicrania “episodica” (fino a 14 giorni al mese) e “cronica” (più di 15 giorni al mese). L’emicrania episodica si evolve, nel 2,5% dei pazienti ogni anno, in emicrania cronica. I fattori coinvolti nella cronicizzazione possono essere “modificabili” (frequenza di almeno quattro episodi al mese; trattamento inadeguato dell’attacco; uso eccessivo di analgesici e caffeina; ansia e depressione; stile di vita scorretto; obesità) e “non modificabili” (appartenenza al sesso femminile; età sopra i 40 anni; basso livello socioeconomico; eventi stressanti come separazione, divorzio, vedovanza; traumi cranici e cervicali).

Chi colpisce di più

Può essere considerata una malattia al femminile, dato che predilige le donne tre volte di più degli uomini. Ne soffre circa il 27% della popolazione femminile e il periodo maggiormente a rischio è quello compreso tra la pubertà e la menopausa. Nella donna l’emicrania si presenta in forma più severa rispetto all’uomo, manifestando attacchi più frequenti, di maggiore intensità e durata, con più elevati livelli di disabilità e con più sintomi associati.

Fattori scatenanti

Il cervello emicranico è ipereccitabile e ha la caratteristica di convertire in dolore gli stimoli non dolorosi quali lo stress fisico o psicologico, le variazioni ormonali femminili, i cambiamenti climatici, le irregolarità del ritmo sonno-veglia, il digiuno.

Ma in alcuni soggetti l’emicrania può essere indotta anche da altri fattori scatenanti (che possono incorrere fino a 24 ore prima della comparsa dei sintomi) quali, ad esempio, reazioni allergiche, utilizzo di pillola anticoncezionale, periodi pre e post menopausa, luci intense, rumori, alcuni odori e profumi, fumo attivo o passivo, assunzione di alcol o di cibi contenenti tiramina (vino rosso, formaggio stagionato, alcuni tipi di fagioli, fichi…), glutammato monosodico o nitrati (insaccati), nonché di altri alimenti come cioccolato, prodotti caseari, cibi fermentati o conserve, cipolle, banane, agrumi, avocado, nocciole.

L’impatto economico

L’effetto negativo che l’emicrania esercita sulla spesa socio-sanitaria è davvero ingente. L’Italia è tra i Paesi europei, assieme a Francia, Germania e Spagna, che presentano i costi maggiori, pari rispettivamente a circa 20 miliardi di euro l’anno. Sempre in Europa, il costo medio annuo per paziente è di 1.222 Euro. Al primo posto figurano le visite mediche, seguite da accertamenti clinici, farmaci per l’attacco acuto e farmaci preventivi.

Claudio Buono

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