Diabete: troppi zuccheri nel sangue – parte 2

Medicina diabete

Controllare la glicemia è il primo passo nella prevenzione del diabete

Il diabete sta assumendo le caratteristiche e le dimensioni di una vera propria epidemia con gravi riflessi sulle politiche economiche a causa della sua elevata prevalenza e incidenza.
I dati più recenti dell’Osservatorio Arno diabete, nato da una collaborazione tra la Società italiana di diabetologia (Sid) e Cineca, documentano che il tasso di prevalenza totale del diabete in Italia è pari al 6,2 per cento. È possibile stimare che ogni anno si verifichino 5-7 nuovi casi di diabete tipo 2 ogni 1.000 persone, senza significative differenze di genere. Inoltre, da studi epidemiologici si stima che circa un milione di italiani è affetto da diabete mellito senza saperlo.

La vitamina D

La vitamina D è un ormone che viene in parte assunto attraverso la dieta e in parte sintetizzato dall’organismo, a partire dal colesterolo, grazie all’azione dei raggi ultravioletti del sole. Esistono diverse forme di vitamina D; quella più comunemente utilizzata in clinica è il colecalciferolo, una molecola liposolubile che deve essere attivata prima dagli enzimi epatici e poi da quelli renali per poter essere utilizzata dall’organismo. Il calcidiolo è invece una molecola idrosolubile, già parzialmente attiva ed è la forma di vitamina D che viene misurata nel sangue.

In uno studio presentato al congresso annuale dell’Easd(European association for the study of diabetes) a Lisbona, si è valutato l’effetto di una supplementazione di una forma di vitamina D (calcidiolo) nei soggetti con pre-diabete e bassi livelli di vitamina D. I risultati dimostrano che i livelli circolanti di vitamina D risultano correlati sia agli indici di insulino-resistenza che di funzionalità delle beta-cellule, parametri questi che migliorano dopo la supplementazione con alte dosi di calcidiolo.

Lo studio ha inoltre dimostrato che la supplementazione di questa sostanza si associa a una riduzione di un marcatore di stress ossidativo causato dall’iperglicemia. «Una maggiore comprensione degli effetti della vitamina D sul metabolismo del glucosio, sull’insulino-resistenza, dei fattori infiammatori e sulla funzione delle cellule beta pancreatiche potrebbe consentire nuovi approcci terapeutici nella prevenzione del diabete tipo 2 e nel progressivo deterioramento del controllo metabolico» spiega Giorgio Sesti della Sid.

La pressione alterata

«La variabilità della pressione arteriosa nei soggetti con diabete tipo 2 si associa ad un aumentato rischio di malattie cardiovascolari e un controllo stabile della pressione arteriosa costituisce un importante target terapeutico» spiega Sesti.
Non è quindi sufficiente solo un buon controllo della glicemia, ma è necessario anche quello della pressione per ridurre le complicanze e migliorare quindi l’aspettativa e la qualità di vita di questi pazienti.

La gravidanza

Una mamma obesa e la comparsa di diabete durante la gravidanza rappresentano due condizioni metaboliche sfavorevoli per il normale sviluppo del bambino. Il farmacista e il medico curante saranno in grado di fornire consigli alimentari e suggerimenti per le eventuali corrette integrazioni da assumere in questo periodo così delicato della vita.
«L’obesità soprattutto se complicata dal diabete gestazionale è una condizione di rischio sia per la gestante che per il neonato» sottolinea Sesti.

Una condizione di obesità già presente prima di affrontare la gravidanza e l’eccessivo aumento di peso durante la gravidanza, soprattutto se complicato dal diabete gestazionale (Gdm), si associano a conseguenze sfavorevoli sia a livello ostetrico (cioè per la madre) che neonatale (rischio di parto pre-termine, ricorso a parto cesareo, aumentata mortalità perinatale, maggiore frequenza di peso alla nascita superiore a 4 kg e difetti dello sviluppo nella prole). Le alterazioni metaboliche materne, condizionando l’ambiente uterino, possono influenzare la traiettoria di sviluppo fetale che proseguirà fino alla vita adulta e condizionerà il rischio metabolico a lungo termine.

Un recente studio, presentato al congresso annuale dell’Easd (European association for the study of diabetes) a Lisbona, ha analizzato, in un gruppo di 504 pazienti affette da diabete gravidico, gli effetti di un trattamento multidisciplinare e intensivo (stretto controllo glicemico e nutrizionale per garantire parametri metabolici sovrapponibili a quelli di una gravidanza fisiologica). Questo approccio è in grado di ridurre notevolmente la frequenza di complicanze neonatali, e si associa a un abbattimento delle ipoglicemie neonatali e della prevalenza di macrosomia o di neonati ‘grandi per epoca gestazionale’ (Lga).
È pertanto fondamentale, in gravidanza, tenere sotto stretto controllo la glicemia e raggiungere gli obiettivi metabolici consigliati dal medico.

Paola Gregori

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