Diabete: troppi zuccheri nel sangue – parte 1

Medicina diabete

Controllare la glicemia è il primo passo nella prevenzione del diabete

Il diabete sta assumendo le caratteristiche e le dimensioni di una vera propria epidemia con gravi riflessi sulle politiche economiche a causa della sua elevata prevalenza e incidenza.
I dati più recenti dell’Osservatorio Arno diabete, nato da una collaborazione tra la Società italiana di diabetologia (Sid) e Cineca, documentano che il tasso di prevalenza totale del diabete in Italia è pari al 6,2 per cento. È possibile stimare che ogni anno si verifichino 5-7 nuovi casi di diabete tipo 2 ogni 1.000 persone, senza significative differenze di genere. Inoltre, da studi epidemiologici si stima che circa un milione di italiani è affetto da diabete mellito senza saperlo.

I rischi

Il diabete mellito è una patologia grave essendo ancora una delle principali cause di morte per la sua grande diffusione. Studi italiani hanno dimostrato che il diabete tipo 2 si associa ad un eccesso di mortalità del 35-40 per cento, rispetto alla popolazione generale.

«Le malattie cardiovascolari, principalmente cardiopatia ischemica e ictus, rappresentano una delle principali cause di morbilità e mortalità fra le persone con diabete, aumentando di 2 volte il rischio di morte e di 4 quello di infarto o ictus in chi soffre di questa malattia», spiega Raffaele De Caterina, Professore ordinario di cardiologia, Università degli Studi “G. D’Annunzio” Chieti-Pescara.

«Secondo le evidenze scientifiche, l’iperglicemia è responsabile di una morte su 5 per cardiopatia ischemica e di una su 8 per ictus, il che ci porta ad affermare che il cuore, inteso come malattie cardiovascolari, conti moltissimo nel diabete», aggiunge. Secondo i dati dello studio italiano Riace sul rischio cardiovascolare nel diabete tipo 2, la prevalenza delle malattie cardiovascolari nel diabete, ossia il numero di persone con diabete che vanno incontro nella loro vita ad almeno un evento cardiovascolare, è di 1 su 4.

I costi

60 decessi e 7,4 milioni di euro di costo per il sistema sanitario ogni giorno: ecco i due numeri che fotografano l’impatto delle malattie cardiovascolari sul diabete in Italia. Il diabete rappresenta un grave onere a carico dei bilanci economici dei sistemi sanitari nazionali. Uno studio dell’Osservatorio Arno diabete ha stimato che il costo medio annuo per paziente è pari a 2.792 euro, con un peso dell’assistenza ospedaliera pari al 51 per cento, della spesa farmaceutica del 32 per cento e dell’assistenza ambulatoriale del 17 per cento.

La maggior parte della spesa associata alla malattia diabetica è determinata dal trattamento delle complicanze, non solo nell’anno di insorgenza della complicanza stessa, ma anche negli anni successivi. Le complicanze del diabete che determinano il maggiore impatto sui costi assistenziali risultano essere le nefropatie, le amputazioni e le rivascolarizzazioni degli arti inferiori con un costo addizionale intorno ai 5.000 euro, seguiti dalle patologie cerebrovascolari con un incremento di costo intorno ai 3.500 euro.

Seguono le patologie cardiovascolari, la retinopatia, la neuropatia e le complicanze acute, con un costo addizionale compreso tra 1.500 e 2.000 euro. Oltre ai costi diretti, occorre considerare quelli indiretti. Uno studio della London school of economics ha stimato che costi indiretti della malattia ammontano a 12 miliardi di euro in gran parte attribuibili a prepensionamenti e assenze dal lavoro.

La vitamina D

La vitamina D non fa bene solo alle ossa, è infatti in grado di influenzare il metabolismo. È stato osservato che bassi livelli di vitamina D sono associati ad alterata glicemia a digiuno, ridotta tolleranza al glucosio e diabete mellito di tipo 2. Tuttavia non è nota la dose ottimale di vitamina D, per prevenire il diabete di tipo 2. Gli studi clinici condotti finora non hanno dato risultati incoraggianti ma questo potrebbe essere legato al fatto che la vitamina D si disperde facilmente nel tessuto adiposo, particolarmente abbondante nei soggetti pre-diabetici, che sono tendenzialmente sovrappeso o obesi.

Paola Gregori

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