Buon cibo e movimento

Nel 2007 il World Cancer Research Fund ha pubblicato un documentatissimo rapporto (517 pagine; 4300 riferimenti bibliografci) intitolato «Food, Nutrition, Physical Activity and the Prevention of Cancer ». Le prime tra le sintetiche raccomandazioni per la prevenzione del cancro che emergono da questo rapporto sono: 1. mantenersi snelli; 2. praticare quotidianamente attività fisica; 3. evitare bevande zuccherate e limitare cibi ad alta densità calorica; 4. basare l’alimentazione prevalentemente su cibi di origine vegetale (cereali non raffinati; legumi, verdura). Infatti, il sovrappeso, ma anche (in parte indipendentemente dal peso corporeo) la sedentarietà e una alimentazione troppo ricca in zuccheri raffinati o grassi e proteine animali, determinano alterazioni metaboliche e ormonali che facilitano la crescita tumorale in generale; in particolare, nella donna in menopausa è facilitata la crescita dei tumori della mammella e del corpo dell’utero (endometrio).
Questi risultati sono stati confermati da numerosi studi successivi, tra cui lo studio EPIC che segue prospetticamente oltre 500.000 persone reclutate in 10 paesi europei con abitudini alimentari molto diverse. Di grande importanza il fatto che un adeguato stile di vita emerge sempre più come uno strumento di prevenzione delle recidive che integra le terapie adiuvanti. Come tale è pubblicizzato dal progetto DIANA dell’Istituto Tumori di Milano e nell’ambito della Rete Oncologica del Piemonte e Valle d’Aosta (www.reteoncologica.it).
È raccomandata un’alimentazione sobria, autenticamente di tipo mediterraneo: pasta di grano duro, cereali integrali, verdure, pesce.
È raccomandata soprattutto l’attività fisica: una camminata di buon passo di 30-40 minuti cinque volte alla settimana riduce del 20-30% il rischio di cancro della mammella e anche, nelle donne che ne siano già state affette, il rischio di recidiva. In Italia il 79% delle donne è insufficientemente attivo e il 39% francamente sedentario.
Secondo dati relativi al 2008, un impegno fisico di moderata intensità, quale quello su ricordato, avrebbe potuto evitare circa 15.000 casi di cancro della mammella e circa 1.700 casi di cancro dell’endometrio. Questi benefici (cui è da aggiungere anche una rilevante riduzione del rischio di cancro del colon) si sommano a quelli ben noti che riguardano gli apparati muscolo-scheletrico e cardiovascolare, il sistema nervoso e il tono dell’umore. L’impegno e la fatica di una buona attività fisica sono largamente ripagati.
Per ulteriori informazioni sull’alimentazione e l’attività fisica come forma di prevenzione consultare il sito del Progetto nazionale DIANA, promosso dalla SC Epidemiologia Prevenzione della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano (www.istitutotumori.mi.it/istituto/cittadino/cascinaRosa.asp) e quello dello studio STIVI promosso dal CPO di Torino (www.stivi.net).
A partire dal 2008 è stato svolto all’Ospedale Sant’Anna di Torino il Progetto “Individuazione e contrasto delle alterazioni endocrino-metaboliche favorenti la recidiva del carcinoma mammario” (responsabili C. Peris e G.Rabacchi; responsabile scientifico il sottoscritto).
Il progetto si è avvalso dapprima del sostegno finanziario della Regione Piemonte e successivamente della Fondazione CRT e, in particolare, della Compagnia di San Paolo. Vi hanno collaborato gli epidemiologi dell’Istituto Tumori di Milano, i Centri torinesi della Rete Oncologica e le associazioni GADOS del Sant’Anna e RAVI delle Molinette. I risultati sono stati oggetto di quattro pubblicazioni su riviste internazionali. Il Progetto si è concluso il 28 novembre 2013 con un convegno su “Stili di vita per contrastare il cancro mammario”.

Carlo Campagnoli
ginecologo-endocrinologo
carlocampagnoli.freehostia.com

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