Gusti per digerire

Il buon funzionamento dei processi metabolici è dovuto al rispetto dell’Equilibrio tra le qualità dei cibi
I problemi digestivi sono all’ordine del giorno nelle discussioni quotidiane della gente per strada: se notate, quando almeno due persone si parlano, il più delle volte è per la salute. Siccome negli ultimi decenni, potendo mangiare di più, ci siamo tutti appesantiti ed impigriti, vale la pena dare un’occhiata a questo grande capitolo, chiedendo aiuto come al solito alla Medicina Non Convenzionale e alla Neurobiologia, approfittando del fatto che il dott. Lozio collabora parlando della flora batterica intestinale.
Secondo la Medicina Cinese, la digestione fa capo a tre Organi importanti, espressione di altrettante qualità energetiche che si manifestano come “specificazioni” della relazione tra Yin e Yang: Fuoco/Cuore, che governa l’intestino Tenue; Terra/Milza, che governa stomaco e processi di estrazione e stoccaggio delle energie alimentari; e Metallo/Polmone, in relazione al colon. Da questa prima schematizzazione si vede che nutrirsi è un processo complesso, risultato della combinazione di funzioni differenti: il Fuoco è un’energia attiva, dà calore, è rosso, porta fuori, fa circolare, sale in alto, euforizza, è amaro; la Terra rappresenta l’equilibrio, è umida, nutre, genera, armonizza, è legata alla riflessione, al colore giallo, al gusto dolce, alla neutralità, né troppo né troppo poco; il Metallo invece rappresenta il ritorno dell’energia vitale all’interno, introspezione, gusto piccante, colore bianco, secco.
Nell’energetica cinese non si poneva naturalmente l’accento sul valore in Kcal, o sul contenuto in zuccheri proteine e grassi del cibo, in quanto queste cose erano sconosciute: si puntava invece sul rapporto tra energie, e sulla complementarietà/repulsione. Così mangiare un cibo che ha un certo gusto “nutre” gli organi che fanno parte di quella qualità, e “inibisce” l’attività di altri organi, a seconda delle relazioni che intercorrono. Per fare alcuni esempi: se mangio acido (Legno/Fegato) nutro il Fegato, ma rallento lo Stomaco, e le sue funzioni; se mangio dolce nutro Stomaco e Milza, e “controllo” il Rene, se ne mangio troppo lo danneggio. Questo ultimo caso è noto alla nostra medicina: il troppo dolce danneggia denti ed ossa, come sanno dentisti e reumatologi, e denti ed ossa fanno capo al Movimento Acque, in cui troviamo il Rene. Se mangio piccante nutro il Polmone e il Colon (come si usa nella cucina calabrese-siciliana), ma se eccedo danneggio il Fegato e la Cistifellea, e oggi sappiamo che la cistifellea, se funziona male, produrrà meno succhi biliari e la digestione nel suo complesso sarà alterata. Poi c’è il salato, gusto corrispondente al Movimento Acqua: un Fuoco /Cuore: e oggi sappiamo che chi soffre di cuore non deve mangiare salato!
E l’amaro? Il gusto del Cuore lo troviamo ad esempio nel caffè, nel tabacco, e così cominciamo a capire il senso dell’abitudine post prandiale del caffè annesso alla sigaretta: dare un aiuto massiccio alla digestione. Questa sola osservazione quindi aiuta a capire che chi si comporta in questo modo ha sicuramente problemi di digestione rallentata. Come tutti gli stitici che, alla domanda: come funziona l’intestino, rispondono: bene, ogni mattina dopo caffè e sigaretta! Anche in questo caso, la risposta corretta sarebbe: male, perché se non mi sovrastimolo al mattino con caffè e sigaretta non riesco a liberare intestino! Notiamo di passaggio che esistono liquori ancora definiti “amari”, che prendiamo, spero saltuariamente, dopo il pasto: ma ormai non sono più amari al gusto, bensì dolci! Questo perché il dolce è sempre più attrattivo, e quindi meglio commercializzabile. Gli antichi amari dei frati invece erano solo amari, ed aiutavano effettivamente, sulla base di questa corrispondenza energetica.
Qual è il principio che si ricava da questa breve panoramica? nella dieta quotidiana devono essere presenti tutti e 5 i gusti: acido, amaro, dolce, piccante, salato, e i 5 colori corrispondenti, cioè verde, rosso, giallo, bianco, nero/ blu. Ogni sapore attiverà l’energia di base dell’organo corrispondente, e il funzionamento del sistema, almeno da questo punto di vista sarà salvaguardato. C’è però un’altra annotazione da fare: il gusto dolce e il salato non devono mancare, sono i gusti di base e tonificano gli organi fondamentali per la vita, corrispondenti alla genetica (Acqua/Rene/Vescica) ed all’alimentazione (Terra/Milza/Stomaco). Però quale dolce, e quanto? Allora sentite come si fa a stabilire il “dolce-base”: cuocere del riso integrale, masticarlo lentamente e a
fondo: il gusto che ne risulta è il dolce/zero. Tutti i gusti più dolci sono “troppo”. Delusi? Questa è una realtà documentata da millenni… Da cui conviene eliminare lo zucchero bianco, che è un artificio chimico, non è nutriente, viene trattato con tanta chimica ed è semplicemente troppo! Ma attenzione anche ai falsi dolci, quelle sostanze che danno molto gusto ma non nutrimento: in questo caso si tratta di una bugia che noi raccontiamo al nostro cervello, che analizza in maniera finissima ciò che mangiamo (prima con l’olfatto, che “attiva” il processo digestivo, poi con i recettori del gusto, che collaborano definendo in maniera migliore il cibo che viene masticato agli organi più a valle; poi con il controllo di glicemia e stato funzionale delle cellule adipose, il che serve a valutare l’entità del “magazzino” ai fini della sopravvivenza). Se mangio una cosa molto dolce, che però non è un cibo, aiuto la produzione di errori di valutazione da parte del mio cervello, che alla lunga genereranno disfunzionalità, su un tema che per me è fondamentale: la possibilità o meno di restare in vita, l’obbiettivo unico su cui lavora il cervello primitivo, al di sotto della corteccia.
In ogni caso, per una alimentazione adeguata, il gusto dolce dev’essere prevalente, cioè i cereali non devono mancare, integrali e cotti. Insieme, verdure e legumi, preferenzialmente, come fonte di proteine. Le proteine vegetali sono più facili da digerire e sono assolutamente sufficienti. Molti ancora sono convinti che si debba necessariamente mangiare carne e prodotti animali, ma sappiamo dal prof. Rotilio, ai tempi in cui presiedeva l’Istituto Nazionale di Nutrizione, che dagli studi risulta chiaramente che la dieta vegetariana, priva quindi di cibi animali, non dà luogo ad alcun tipo di carenza. Nel piatto non devono mancare poi verdure amare (favoriscono la digestione), cibi piccanti, acidi, ma sono quantità ridotte, il gusto prevalente deve essere il dolce-neutro, nella maniera specificata sopra. Il cibo prevalentemente deve essere cotto, ma ci vuole anche una componente cruda (verdure, frutta) che, essendo fredda e produttrice di muco se troppa, in quantità normali equilibra la dieta, in particolare i cibi energeticamente caldi (carni, cioccolato, caffè,…). In estate i cibi crudi possono aumentare, ma in inverno devono essere misurati.
Ricordando il principio “meglio poco che troppo”, è bene mangiare con moderazione (tutti gli eccessi nuocciono all’energia dell’Acqua, quindi rene, vescica, ossa, denti, genitali), variare la dieta, preferire cibi della stagione attuale, del luogo (oggi si dice a km0), masticare molto. Fatto questo, abbiamo certo fatto molto, ma non tutto. Perché? Ci sono altri fattori, importanti, che influiscono sulla digestione, e uno di questi è rappresentato dalla flora batterica. E il dott. Lozio ci illumina sulla questione. A presto, verso la primavera!

Bruno Fioravanti
Medico Chirurgo
Esperto in Agopuntura, Omeopatia e Nutrizione Clinica
Master di 2* Livello in Ottimizzazione Neuro Psico
Fisica con Crm/Reac Terapia
forbruno@libero.it

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