Vitamina D: bambini senza sole – parte 1
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Vitamina D: bambini senza sole
Il rachitismo è dovuto a una carenza di calcio o di vitamina D che sono essenziali per la corretta formazione delle ossa in fase di crescita.
Carenza di vitamina D
La parola rachitismo rimanda ad un’epoca passata, quando l’alimentazione in età infantile non era controllata, quando la povertà era diffusa nella popolazione e le condizioni igienico-sanitarie non erano ottimali. Ma il rachitismo non è scomparso, o meglio esistono ancora i rachitismi, e il rischio di una carenza di vitamina D, essenziale per la corretta formazione delle ossa in fase di crescita, vede forme diverse. Le nuove generazioni, infatti, sono sempre meno a contatto con la natura e questo si ripercuote sulla loro salute.
Un’insufficiente mineralizzazione delle ossa
Si definisce rachitismo “un’insufficiente mineralizzazione della cartilagine di accrescimento, associata a diminuiti livelli nel sangue di calcio e fosfato” cioè una scorretta mineralizzazione delle ossa in fase di crescita, per mancanza di due elementi essenziali, il calcio e la vitamina D. Il rachitismo deriva dunque da una carenza di calcio o di vitamina D nell’organismo. Le ossa sono costituite principalmente da calcio e altri minerali: durante l’infanzia, per tutta l’adolescenza e fino ai 25 anni, le ossa accumulano minerali e si rafforzano. In alcuni casi, oggi rari in Italia, alla base del rachitismo vi è una carenza alimentare: la persona non assume abbastanza calcio nella dieta.
Ma possono intervenire malattie come intolleranze alimentari, per esempio la celiachia, o disturbi renali, che se non trattate causano un malassorbimento di calcio. Nella maggioranza dei casi la malattia dipende da un insufficiente apporto di vitamina D, che contribuisce attivamente alla fissazione del calcio nelle ossa. Questa può essere causata da una mancata adeguata esposizione solare, o non essere introdotta con gli alimenti in quantità sufficiente, e ripercuotersi sullo scheletro.
I rachitismi poi, possono avere una causa genetica quali mutazioni nei geni che codificano proteine coinvolte nell’attivazione e nella funzionalità della vitamina D o dell’assorbimento del fosforo o mineralizzazione ossea; oppure difetti acquisiti nel metabolismo della vitamina D per esempio malattie del fegato o dei reni. I rachitismi genetici o ipofosfatemici, sono contraddistinti dalla presenza di ridotti livelli plasmatici di fosforo: si tratta di patologie rare e severe.
Il rachitismo si manifesta solitamente con un ingrossamento dei polsi e delle caviglie, la comparsa di nodosità al torace, il rammollimento delle ossa del cranio (cranio “a pallina da ping pong”) e l’incurvamento delle ossa lunghe degli arti inferiori.
La vitamina creata dal sole
Secondo gli esperti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù lo stile di vita dei bambini di oggi rende difficile la produzione di una quantità sufficiente di vitamina D, mettendoli a rischio di sviluppare disturbi legati alla carenza di questa vitamina, in ultimo anche il rachitismo. Infatti, i bambini trascorrono moltissime ore in ambienti chiusi, a scuola e a casa, occupati con lo smartphone o davanti a un televisore; anche chi pratica attività sportiva, lo fa nella maggior parte dei casi in ambienti chiusi, quali palestre e piscine.
Inoltre, poiché è ormai noto che un’eccessiva esposizione ai raggi del sole favorisce l’insorgenza di melanoma e altri danni alla pelle, quando i bambini sono in villeggiatura la pelle viene correttamente protetta con creme solari o magliette anti-UV, che lasciano passare una ridotta quantità di raggi ultravioletti. Per quanto riguarda l’alimentazione i cibi ricchi di vitamina D – in particolare il pesce e le verdure a foglia verde – non sono particolarmente amate dai bambini e dai ragazzi. Non stupisce dunque, che molti studi condotti in questi ultimi anni dimostrino che molti di loro hanno bassi livelli di questa vitamina.
La carenza di vitamina D, non ha sintomi finché non diventa importante e si manifesta con debolezza muscolare, una netta diminuzione della densità ossea e un aumentato rischio di fratture, che nei bambini diventa rachitismo. Secondo le indicazioni dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, sulla base delle linee guida nazionali e internazionali, si consiglia la supplementazione di vitamina D solamente nei primi 12 mesi di vita, al dosaggio di 400 U.I. al giorno.
Dopo l’anno di età, l’integrazione con vitamina D è indicata solo in alcune categorie a rischio, in particolare, nei bambini con patologie croniche che comportano un ridotto assorbimento intestinale della vitamina. Perché i livelli di vitamina D siano adeguati, il consiglio degli esperti è che i bambini e gli adolescenti seguano una dieta varia ed equilibrata e svolgano frequenti attività all’aria aperta. Ed è proprio sugli stili di vita che si deve intervenire.
Chiara Romeo
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