Tumore alla prostata

Intervista al Prof. Roggia trasmessa su Rai2

PROFESSOR ROGGIA, COSA CI PUÒ DIRE A PROPOSITO DELLA RECENTE INTERVISTA IN MEDICINA33 DI RAI DUE SU UNA NUOVA TECNICA CHIRURGICA DA LEI PERSONALMENTE MESSA A PUNTO E ADOTTATA NELLA CURA DEL TUMORE PROSTATICO?
Sono stato intervistato dal Dott. Onder in Medicina33 per segnalare gli ottimi risultati ottenuti con una tecnica chirurgica a cui ho apportato varianti e modifiche personali innovative, e che è stata recentemente pubblicata su rivista scientifica di cultura urologica internazionale.
PERCHÉ UNA NUOVA TECNICA OPERATORIA, VISTO CHE ATTUALMENTE ABBIAMO IL ROBOT CHIRURGICO E LA LAPAROSCOPIA? INOLTRE, NON È PIÙ UTILIZZATA LA TECNICA CLASSICA?
La domanda è molto interessante perché mi permette di subito segnalare che tutte e tre le tecniche chirurgiche oggi utilizzate, e cioè la chirurgia tradizionaleclassica, la chirurgia robotassistita e la laparoscopica, consentono di ottenere gli stessi ed identici risultati di “radicalità oncologica” e quindi di guarigione dal tumore in altissime percentuali, per cui non sussiste supremazia di una tecnica rispetto ad un’altra. Tuttavia occorre subito segnalare che tutte le tre tecniche sopra indicate possono purtroppo comportare due effetti indesiderati, rappresentati dalla impotenza e dalla incontinenza delle urine, in percentuali segnalate in letteratura scientifica che raggiungono anche il 15-20% dei casi, e ciò, come è ben intuibile, preoccupa non poco il paziente che vede inficiata la sua futura qualità di vita.
MA PERCHÉ SONO POSSIBILI QUESTE DUE COMPLICANZE, LA PERDITA DELLE URINE E LA DISFUNZIONE SESSUALE?
Preciso anzitutto che si tratta di sequele indesiderate, ma non si può certamente parlare di complicanze legate all’intervento stesso, bensì sequele legate essenzialmente alla posizione topografica-anatomica della prostata. Mi spiego meglio: la prostata è anatomicamente posizionata in strettissima continuità con lo sfintere interno vescicale che è struttura definita “nobile” perchè importantissima per la continenza della urina,ed aderente ad essa passano nervi preposti alla erezione. Essendo quindi prioritario, in funzione della guarigione totale del paziente, la rimozione di tutta la prostata e della sua capsula, ma pure dei tessuti peri-prostatici e spesse volte anche dei linfonodi, è più che evidente che non si possa sempre preservare i nervi della erezione, così come non si possa conservare nella sua totalità anatomica lo sfintere vescicale interno.
PER EVITARE LA INCONTINENZA URINARIA, LEI PROFESSOR ROGGIA COSA HA INVENTATO?
Per correttezza specifico che ho “rivisitato” con varianti e modifiche personali una tecnica che è stata proposta qualche anno fa al Congresso della Società Americana di Urologia. In pratica ho introdotto ed adottato alcune modifche di tecnica operatoria difficili da spiegare nei dettagli e che si sono rilevate come importanti e significativi “valori aggiunti” di grande utilità rispetto alla tecnica classica, in quanto la incontinenza urinaria è ora inferiore al 3% dei casi. Posso sintetizzare le modifiche da me introdotte nei seguenti due punti essenziali:
a) utilizzo anzitutto sistemi di forte ingrandimento del campo operatorio mediante lenti telescopiche di alta defnizione o microscopio frontale al fine di consentire di poter effettuare una microdissezione anatomica, con strumentazione dedicata estremamente fine, finalizzata alla rimozione accurata e quanto mai precisa della prostata. Ciò consente di realizzare una “chirurgia del particolare anatomico” cioè chirurgia di massima precisione e pure chirurgia delicata e quindi la meno traumatica possibile sulle strutture anatomiche più “nobili”, così definite in quanto sono di rilevante importanza per la futura qualità di vita del paziente: con la strumentazione da microdissezione si riesce infatti a salvaguardare o conservare totalmente lo sfintere vescicale interno che svolge un ruolo fondamentale per la continenza delle urine;
b) inoltre ho introdotto la tecnica “tension free” nella sutura tra vescica e la uretra, dopo la asportazione della prostata quindi anche dell’uretra prostatica e ciò contribuisce ad ottenere una perfetta continenza urinaria in più del 97 % dei pazienti operati.
CI PUÒ DIRE COME È NATA QUESTA SUA IDEA CHIRURGICA? UN LAMPO DI GENIO O UN COLPO DI FULMINE ?
Nulla di tutto ciò, perché la variante tecnica operatoria da me introdotta scaturisce sia dalla lunga esperienza chirurgica urologica maturata in più di quarant’anni di attività e realizzata spesse volte con tecniche microchirurgiche, e pure da studi istopatologici grazie alla collaborazione del Dott. Maurizio Salvadore, Direttore della U.O. di Anatomia ed Istologia Patologica dell’Ospedale di Gallarate. Nella mia lunga attività professionale ho effettuato interventi chirurgici per la cura delle patologie urologiche congenite in pazienti in età neonatale e pediatrica, e tutto ciò ha comportato la necessità di utilizzare ovviamente strumentazione finissima di microchirurgia e lenti telescopiche di forte ingrandimento, e per tale finalità ho conseguito anche la specializzazione in chirurgia pediatrica ed in chirurgia plastica.
L’Università degli Studi di Pavia mi ha affidato, quale professore a contratto alla Scuola di Specializzazione in Urologia , il corso Integrativo di microchirurgia urologica.
Tutto questo bagaglio professionale si è rilevato ora di estrema utilità perché mi ha permesso di realizzare le varianti tecniche operatorie da me introdotte in questa delicata chirurgia.
A LEI È STATO CONFERITO DALLA DIREZIONE DELL’OSPEDALE DI GALLARATE IL PRESTIGIOSO TITOLO DI PRIMARIO EMERITO DI UROLOGIA: MA ORA CHI CONTINUERÀ QUESTA TECNICA CHIRURGICA CHE HA REGISTRATO ECCELLENTI RISULTATI?
La Direzione dell’Azienda Ospedaliera di Gallarate, considerando la lunga curva di apprendimento di tale tecnica, mi ha affidato le funzioni di docente “in sala operatoria “verso i Medici della Urologia per cui partecipo personalmente a tutti gli interventi chirurgici per tumore alla prostata al fine di contribuire alla corretta formazione ed addestramento dei medici urologi nella tecnica operatoria specifica
prostatica…
LA MANO DEL CHIRURGO È ANCORA IMPORTANTE VISTO L’ALTO CONTENUTO TECNOLOGICO DELLA MODERNA CHIRURGIA?
Assolutamente sì! Nella chirurgia urologica, così come in tutte le altre specialità, la abilità ed esperienza del chirurgo-operatore, svolgono e mantengono un ruolo importantissimo e decisivo, assolutamente insostituibile, tanto che spesse volte ed ancora oggi i pazienti si affidano al chirurgo dicendo “dottore, la mia vita è nelle sue mani”.

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