Trauma, narrazione e resilienza – parte 2

Salute Mentale trauma

Indice dei contenuti

Trauma, narrazione e resilienza

Come accompagnare uomini e donne nel percorso del trauma inizialmente buio e accidentato che li ha dolorosamente colti di sorpresa.

Fortunatamente la psiche umana, come le ossa,
è fortemente incline all’autoguarigione.
Il lavoro dello psicoterapeuta, come quello
del chirurgo ortopedico è di fornire
quelle condizioni in cui l’autoguarigione
possa meglio avvenire.

Una base sicura
di John Bowlby

Mi è capitato diverse volte che uomini o donne arrivassero in studio con il bisogno di affrontare separazioni improvvise o perdite inaspettate e che nelle prime sedute rivelassero il timore di una dipendenza dalla psicoterapia, laddove questa si fosse presentata al termine dell’assessment (L’assessment consiste di un certo numero di sedute che seguono il primo contatto telefonico nel corso delle quali la persona accolta mette a fuoco la sua domanda e, in base a quanto emerge, il terapeuta valuta se e come procedere.) come una possibilità di orientamento verso la cura.

E fu così anche con L. La sua richiesta partiva dal bisogno di conoscere le sue origini e dalla recente scoperta di non essere la figlia naturale dei genitori con i quali viveva da quando aveva pochi anni. Il vissuto di tradimento è stato il motore che ha spinto la giovane fino a me. E il lavoro condotto anche convocando i genitori che, a fronte della situazione esplosa, si erano dichiarati pronti ad affrontare insieme la rabbia e il disagio che nel conflitto con L. erano diventati insostenibili, permise alla giovane di comprendere molto rapidamente quanto la direzione del lavoro che abbiamo successivamente svolto, fianco a fianco, fosse tutt’altro che orientata al trattenere o allo sviluppare una dipendenza.

I tempi della conoscenza di sé attraverso la relazione psicoterapeutica sono certo differenti di caso in caso e le variabili in campo numerose, tuttavia la presa di contatto con lo spazio della seduta si manifesta attraverso il sentire, il vedere e il gustare quelle risorse che ogni soggetto è stimolato a utilizzare per incontrare la persona cui ha scelto di rivolgersi per dire, anche una volta soltanto, «sono qui con il mio bisogno di cura». E, di frequente, rilevo quanto il processo di consapevolezza delle potenzialità che uomini e donne hanno riconosciuto essere «le loro risorse di cura» si è espresso proprio attraverso un cammino d’indipendenza dai limiti che, prima del percorso intrapreso e concluso, occupavano un eccesso di spazio.

Ogni persona, nel suo divenire,
costruisce, incarna e racconta una storia.

Storie di vita
di Fabio Veglia

L’anno scorso, nel periodo natalizio si stava concludendo un percorso in quattro incontri di scrittura e cura sulla narrazione come via di rielaborazione di eventi difficili (Il metodo di Scrittura e Cura (parte1 e parte2) prevede l’ausilio della Scrittura nell’accompagnare il soggetto verso la cura di sé. Si tratta di uno strumento utile a stimolare l’espressività di chi porta una richiesta d’aiuto, nel rispetto di tempi e modalità che si definiscono a ogni incontro e la cui direzione guarda alla ricerca di nuovi equilibri).

Ricordo che sebbene il piccolo gruppo si fosse presentato come eterogeneo per quanto concerne le situazioni che li avevano spinti a cercare questo spazio di cura, il vissuto condiviso l’antivigilia di Natale rimandava per tutti al valore del dono. La scoperta delle risorse che ciascuno di loro aveva messo in campo nei loro tragitti esistenziali fu una rivelazione che, oltre alla sorpresa iniziale, offrì la misura della loro visibilità e presenza significativa, non solo in quel gruppo in quel momento, ma con le persone con le quali ciascuno, fuori da lì, è riuscito nel tempo a riprendere una relazione.

L’imbattersi in alcuni eventi critici può, a volte, interrompere la nostra capacità di adattamento, può spingere a isolarci e in questi casi l’entrata, seppur per breve tempo, in un contesto protetto dove ciascuno può ritrovare la forza e la fiducia per narrarsi costituisce una risorsa di cura, inattesa e potente al pari delle situazioni drammatiche che temporaneamente possono averci travolti.

La resilienza, nell’ambito della fisica, è la capacità di un materiale di resistere a pressioni, urti improvvisi, o a sollecitazioni estreme, senza rompersi né modificare la propria struttura. In termini psicologici invece si definisce resilienza la capacità di trasformare un evento difficile e destabilizzante nel punto da cui partire per ristrutturare la propria vita in termini positivi.

«È strano, ma se io dovessi spiegare con poche parole quello che ho vissuto in questi due anni, direi che mi pare di avere in un certo senso imparato a vivere». Il Signor D. mi salutò con queste parole, al termine di un percorso intenso e denso di ricordi ricuciti e completati da una seduta all’altra, da un paese all’altro, da persone lasciate e altre ritrovate.

E la resilienza è anche questo, più che resistere si tratta d’imparare a vivere, ognuno a modo suo. Inizialmente si rivolse a me quando, nel diventare padre, il fatto di non aver mai conosciuto il suo lo fece sentire inerme. I vuoti con i quali si era misurato da bambino i mprovvisamente avevano dischiuso una porta nel buio e lì davanti è riuscito a scegliere di farsi aiutare. La volontà di vedere oggi la bellezza della sua neopaternità, nonostante i fantasmi che si erano palesati con violenza, fu una delle maggiori risorse a partire dalla quale è riuscito a ritrovarsi al centro di una storia di forza e d’amore che ha potuto finalmente scrivere di suo pugno.

Il cammino che abbiamo percorso insieme si è mosso dalla ricerca di quei passaggi significativi nella sua narrazione che lo hanno contraddistinto nella sua unicità. Al pari di quanto scrive Gottschall (J. Gottschall, L’istinto di narrare, Bollati Boringhieri editore, Torino, 2014), il lavoro che durante la psicoterapia diventa progressivamente più visibile agli occhi di coloro che scelgono di avviarla è l’essere «aiutati a rivedere le loro storie di vita così che vi possano nuovamente recitare il ruolo di protagonisti».

Gladys Pace
Psicologa-psicoterapeuta, specialista in Psicologia clinica

© NOTIZIE PER TE – Farmauniti

Crediti immagine: Designed by Freepik