Terza età: se l’udito perde colpi – parte 2
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Terza età: se l’orecchio perde colpi
L’indebolimento dell’udito insorge gradualmente nel tempo perciò non ci si rende subito conto che le capacità uditive stanno diminuendo.
Come riconoscerla
La presbiacusia si manifesta per lo più attraverso la difficoltà a percepire i toni più acuti, come la suoneria del cellulare o il campanello della porta di casa (ma con il peggiorare dei sintomi si perde anche la facoltà di avvertire i suoni di tono basso, come il rombo di un motore). Nello specifico del linguaggio, le alte frequenze sono quelle che veicolano le consonanti: ecco perché nelle perdite uditive di questo tipo diventa più difficile percepirle rispetto alle vocali.
I rischi sul piano fisico
L’udito contribuisce al mantenimento di una postura e di un’andatura stabili, attraverso la percezione e l’identificazione degli stimoli uditivi che aiutano a localizzarsi e ad orientarsi nello spazio. Purtroppo, alla presbiacusia si associa anche un aumentato rischio di caduta a terra, con la conseguente e frequente frattura del femore, una delle principali cause di disabilità per l’anziano.
…e su quello psicologico
Basta anche un lieve calo dell’udito per provare la spiacevole sensazione di estraniamento dal mondo esterno. Un disagio che riguarda soprattutto gli anziani che, percependo male suoni e parole, trovano via via sempre più difficoltoso conversare con familiari e amici, o ascoltare radio e televisione. A questo punto il rischio concreto è che si crei una condizione invalidante per chi ne soffre, con possibili conseguenze anche sulla qualità della vita. La difficoltà di comunicare e quindi la mancata interazione con gli altri, conduce di frequente all’isolamento sociale e alla perdita di interessi e attività, con possibili ricadute sul piano cognitivo. A ciò si aggiunge un calo dell’autostima che non di rado porta a sviluppare un disturbo dell’umore di tipo depressivo.
Come diagnosticarla
La diagnosi di presbiacusia può essere fatta con precisione attraverso l’esame audiometrico, che prevede due tipi di valutazioni: tonale (per la misurazione della soglia uditiva) e vocale (con cui si indaga la percezione verbale). Nel primo test, in una cabina insonorizzata e con l’ausilio di un apparecchio (audiometro) vengono inviati, attraverso una cuffia o un piccolo vibratore posto sulla zona ossea presente dietro il padiglione auricolare, stimoli acustici che il soggetto dovrà segnalare se avverte o meno.
Nel secondo, invece, viene fatta ascoltare una serie di parole o frasi pronunciate a diverse intensità che la persona dovrà poi ripetere. Una rappresentazione grafica della percezione uditiva (audiogramma) e l’elaborazione delle relative curve, consentono all’esperto di decidere come intervenire, a seconda del livello del disturbo e anche in base alle esigenze del singolo individuo.
Come rimediare
Se l’esame conferma un problema di ipoacusia dovuta all’età, l’uso di una protesi acustica è, nella maggioranza dei casi, l’unica opzione possibile. Ormai relegati in soffitta gli ingombranti e antiestetici apparecchi di un tempo, oggi, grazie al progresso tecnologico, ne esistono anche di posizionabili nel condotto uditivo e quindi pressoché invisibili. Tutti, comunque, racchiudono in pochissimo spazio una
sofisticata tecnologia che permette di migliorare sensibilmente le condizioni di ascolto e comprensione. Quelli digitali, poi, sono praticamente dei microcomputer con integrato un potente microprocessore in grado di ricevere, analizzare e amplificare i suoni captati dai microfoni, restituendoli all’orecchio in modo chiaro e confortevole.
Principali segnali d’allarme
È opportuna una visita specialistica quando:
- alcuni suoni appaiono troppo forti e fastidiosi;
- si fatica a capire chi sta parlando, specie se si è in un luogo rumoroso (locali affollati, strade trafficate);
- nel parlato è più difficile distinguere suoni acuti come “s” o “z”;
- il timbro di voce femminile o dei bambini viene percepito con maggiore difficoltà;
- capita spesso di perdere qualche parola dei discorsi (sembra che le persone si “mangino” le parole) o di fraintendere quello che stanno dicendo;
- ci si fa ripetere più volte le cose;
- in presenza di molti interlocutori si ha l’impressione di non riuscire a capire quando parlano contemporaneamente;
- si tende a tenere troppo alto il volume della tv;
- può presentarsi anche un acufene, cioè un disturbo auricolare costituito da rumori di diversa forma (sibili, campanellini, ronzii, fruscii,
crepitii, soffi, pulsazioni).
Claudio Buono
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