Stress ePsoriasi: una relazione pericolosa
La psoriasi è una malattia complessa, con ricadute anche relazionali, in cui lo stress gioca un ruolo specifico. È quanto emerge dal Congresso Nazionale della Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse (SIDeMaST), tenutosi a Genova dal 25 al 28 maggio 2016, con un simposio dal titolo: “È lo stress a causare la mia psoriasi? Le risposte biopsicosociali”. Il legame fra stress e psoriasi è collegato al rilascio da parte delle terminazioni nervose di alcune molecole che, interagendo con le mast cells, portano a un diretto aumento dell’infiammazione neurogenica: “In questo quadro, quindi, un approccio olistico al paziente, che integri biologia e medicina psicosociale, è fondamentale. Si deve costruire un rapporto basato sul dialogo Medico-Paziente con l’obiettivo di portare il malato a un adeguato coping alla malattia”, è quanto afferma la dottoressa Anna Graziella Burroni, specialista in dermatologia e malattie veneree dell’ospedale San Martino di Genova e Presidente SIDEP.
Insieme alla predisposizione genetica, anche i disordini psichici e mentali e lo stress risultano giocare un ruolo centrale. Dall’altra parte la malattia porta un carico di sofferenza fisica, psicologica sociale ed economica, i cui effetti, protratti nel tempo, ostacolano il paziente nel vivere una vita piena:“La psoriasi è una malattia che può essere molto dolorosa e difficile da trattare, che ha un impatto significativo sulla vita di una persona, con comorbidità fisiche e psicologiche che interagiscono in una menomazione permanente. E’ quindi importante non solo curarla, ma interagire con il paziente affinché questi possa viverla al meglio, innalzando le proprie aspettative di qualità di vita”: è il commento della Presidente dei lavori e moderatrice del simposio la Prof.ssa Aurora Parodi, Direttore della Clinica Dermatologica Ospedale S. Martino di Genova.
Si stima che 1 paziente su 5 ha una forma moderata-grave che necessita di cure specifiche. In Italia, le persone affette da psoriasi sono circa 2,5 milioni. La maggior parte dei malati (circa il 80 %) soffre di psoriasi a placche, nella forma lieve o moderata, mentre circa il 20% è colpito da una forma moderata-grave tale per cui, in alcuni casi, è necessaria l’ospedalizzazione. La psoriasi ha un grave impatto sulla qualità della vita del paziente, ma nonostante questo essa rimane spesso una patologia sottovalutata.
“E’ proprio su questo aspetto che bisogna vigilare – afferma il Prof. Antonio Costanzo, ordinario di Dermatologia all’Università Humanitas – la psoriasi è una grave malattia cronica che, se non trattata, può mettere i pazienti ad aumentato rischio di altre gravi condizioni di salute, tra cui malattie cardiache di una certa rilevanza. L’interleuchina IL-17A, è una citochinache svolge un ruolo chiave nel sostenere l’infiammazione sottostante alla psoriasi. I farmaci che si sono dimostrati più efficaci sono quelli che agiscono direttamente su questa proteina. A livello EMA, ad esempio, è stato da poco approvato, un nuovo trattamento, Ixekizumab, che evidenzia dati positivi con elevati livelli di scomparsa totale delle lesioni”.
La ricerca va proprio in questa direzione: offrire al paziente cure che superino gli standard attuali e rispondano alle sue aspettative non solo di risoluzione delle placche ma anche di recupero di una soddisfacente qualità della vita dal punto di vista emozionale e relazionale.
Francesca Varano
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