Stranieri a noi stessi – parte I
Scrivendo di argomenti molto sensibili, farò un’osservazione preliminare ad introdurre l’orientamento della pratica clinica che si svolge al Centro Psicoanalitico di trattamento dei malesseri contemporanei-onlus di Torino. La psicoanalisi ha un’etica, quella di ascoltare i soggetti parlanti senza giudicare, senza difendere altre cause se non quella del soggetto. Così facendo, la psicoanalisi rinuncia alla padronanza di ogni Weltanschaurig e orienta la sua pratica affinché, per ogni caso incontrato, si produca un legame di parola in cui il soggetto inconscio possa trovare posto. Come fare però?
La bussola, ci dice Freud con Lacan, è ciò che è escluso, espulso dagli altri discorsi, dal legame sociale. Dobbiamo infatti a Freud e alla sua geniale invenzione gran parte del lavoro di legittimazione, in Occidente, di ciò che era vissuto come fuori regola, perché non compreso nella cultura vigente piuttosto che nel discorso della scienza. A tal riguardo, cosa fa prima di tutto Freud con ciò che a suo tempo veniva considerato alla stessa stregua di una degenerazione sessuale. Separa l’omosessualità dalle degenerazioni sessuali? E assai noto l’episodio di una madre che implora Freud di curare l’omosessualità del figlio, ma egli non esita a risponderle che da tempi immemorabili grandi uomini, come Platone, Michelangelo o Leonardo da Vinci, sono stati omosessuali. E qui non si ferma; infatti non fa dell’omosessualità un’entità clinica, una categoria diagnostica, ma una scelta soggettiva. Sostiene cosi che la scelta d’oggetto sessuale dipende dalla particolarità di ciascuno e la politica della psicoanalisi, così come la direzione di una cura, non mira a modificare le persone. Questa breve vignetta ci può aiutare a cogliere come l’esperienza clinica disattende immancabilmente il buon senso comune e, così facendo, apre su nuove prospettive grazie alle quali, da un lato, può affrontare disagi un tempo inammissibili nella sua prassi e, dall’altro, può giungere a leggere in modo più preciso e attuale il disagio della civiltà.
Tratterò, in questo breve articolo, di come negli ultimi dieci anni i terapeuti dell’associazione Onlus Centro Psicoanalitico di trattamento dei malesseri contemporanei hanno incontrato alcuni pazienti che, nel corso della loro terapia, si sono dichiarati omosessuali o lesbiche. Un dato rilevante che è emerso è che, per la maggior parte di questi soggetti, l’identità sessuale non aveva nulla a che fare col loro malessere soggettivo. Essi, come la maggioranza delle persone che giungono a consultare un terapeuta, sono venuti al Centro per trovare un modo per affrontare ciò che da sempre non va in una coppia o più generalmente tra due soggetti indipendentemente dal loro genere. Soggetti che sempre più oggigiorno, a livello sociale e non solo all’interno della loro soggettività, rivendicano i diritti e i simboli degli eterosessuali, come il matrimonio e la filiazione quale occasione per rimettere in gioco l’instabilità dei ruoli e una fluidità generalizzata del teatro dell’amore su cui si giocano le loro relazioni di coppia. Tutto ciò contrasta con la fissità che si poteva incontrare, anche solo 15 anni fa. Oggi, i soggetti che incontriamo mettono in evidenza come, più che un tempo, l’amore è diventato « liquido ››, come constata il sociologo Zygmunt Bauman. Per cui ognuno è portato a inventare il proprio stile di vita personale e ad assumere il proprio modo di godere e di amare lì dove gli scenari tradizionali a poco a poco sono diventati desueti. Leghiamo infatti a questa incertezza generalizzata l’aumento, nell’anno 2014, del 50% dei percorsi avviatisi che, oltre a una difficoltà col partner, hanno portato con sé una questione di identità sessuale.
Dall’analisi dei dati raccolti e dalla messa al lavoro, nei momenti di supervisione, delle conduzioni delle cure, si è colto come le parole omosessuale o lesbica contengano al loro interno sia la scelta di un’identità propria ad un singolo soggetto, sia la legittimazione nella società occidentale di un modo collettivo di vivere la propria sessualità. Questa doppia articolazione tra individuo e società si evince sin dall’episodio di una cura condotta da Freud e citata in precedenza.
Gian Francesco Arzente
socio del Centro Psicoanalitico di trattamento dei malesseri contemporanei
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