Specchio specchio delle mie brame – parte II
Qualcosa è cambiato e alla prima visita si presentano sempre più figlie accompagnate dalle madri e donne insieme alle figlie. Ma non è sempre tutto oro. Insieme ma rivali, una rivalità mai confessata all’altra che con un lifting o un seno nuovo possono diventare un guanto di sfida. Ognuna delle due vorrebbe essere la più bella, oppure la più amata o desiderata.
In questo libro si snodano storie estremamente diverse, raccolte nel corso di alcuni anni, tutte di donne che in qualche modo sono entrate in contatto con Lorenzetti. Hanno raccontato la loro storia a una giornalista e il medico alla fine tira le fila di una vicenda sul filo della psicologia. Non tutte sono pazienti, sono amiche, giornaliste, persone incontrate in un viaggio che hanno consegnato la propria esperienza di figlie e di madri.
Donne amate, invidiate, detestate, trattate con indifferenza brutale al limite dell’abuso psichico. Donne irraggiungibili o assenti, figlie in fuga e tormentate. Nonne crudeli, donne giudicanti, castranti, neutrali o rivali in amore per conquistare il padre-marito. E poi donne che dal chirurgo plastico ci sono finite dopo un tumore e che con le figlie o le madri hanno stretto un’alleanza contro il dolore. Una solidarietà femminile messa alla fine di un libro a tratti amaro che sopraggiunge nei momenti peggiori e che permette di alimentare la speranza.
Tanti tipi di madri: sacrificali, adolescenti, opprimenti, fredde, insicure o cadute nel baratro della depressione che allunga i propri tentacoli anche su chi tenta di salvarle. Donne talora ‘figlie’ incapaci di crescere con figlie che hanno due sole strade: assomigliare o rifiutare tout-court il modello comportamentale scegliendo di essere ‘altro’. Vedremo però come tutte queste storie hanno un convitato di pietra, un protagonista silenzioso, lo specchio che non solo riporta l’immagine di un qui e ora ma che fa da testimone silenzioso attraverso le generazioni. Guardandosi le madri rivedono quello che sono state (e non saranno più, ma al quale si aggrappano) e le figlie quello che saranno o potranno essere.
Solo bellezza? Tutt’altro. ln questo palco di emozioni e sentimenti che è la vita, in platea, un uomo che osserva silenzioso. Un chirurgo che solo alla fine di ogni racconto snoda e chiarisce con la lucidità dello scienziato ma che parla di come ‘quel’ tipo di intervento abbia potuto fare la differenza, in un percorso che dallo studio passa alla sala operatoria.
“Certo non tutti i rapporti tra madre e figlia prevedono un passaggio in sala operatoria” spiega Lorenzetti “ma il piano dell’aspetto fisico entra spesso in gioco, talora in maniera sottile, sfumata, altre in modo dirompente. Anche qui il corpo è usato come strumento di comunicazione. Un seno nuovo ostentato è una dichiarazione di guerra che può far saltare molti equilibri, così come per una figlia cancellare i tratti di famiglia, magari un naso importante. Ci sono donne che per risolvere il rapporto ambivalente con la madre vanno dallo psicoterapeuta, altre dal chirurgo. Cambiare alcuni aspetti sgraditi può essere letto come un moderno segno di emancipazione, esattamente come un tatuaggio, i capelli rasati, un rito di passaggio, un salto oltre l’ostacolo di una genitrice invadente verso l’autonomia”.
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