Sonno nei bambini – parte 2

Bambini & Ragazzi sonno dormire nanna

Aiutiamoli a fare la nanna

Mentre i bambini di oggi dormono sempre meno, la ricerca mette in evidenza l’importanza del sonno per le funzioni cognitive e i possibili problemi correlati alla sua mancanza

Le regole del buon sonno

Da più ricerche emerge come il sonno migliori le funzioni cognitive del bambino, cioè la maturazione cerebrale e il consolidamento della memoria con il miglioramento della vigilanza diurna e quindi della predisposizione a imparare. È quindi verosimile che il sonno nei primi anni di vita abbia un ruolo primario nello sviluppo del bambino vista l’importante attività in cui è coinvolto il cervello proprio durante questo stadio.

I pediatri, quindi, consigliano di adeguare le ore di sonno a seconda dell’età: i bambini fino a dodici mesi hanno bisogno di dormire 14-18 ore durante il giorno e la notte; dopo l’anno e per tutta l’età prescolare hanno bisogno di dormire 12-14 ore distribuite nelle 24 ore; invece i bambini che frequentano la scuola primaria hanno bisogno di dormire 10-12 ore per notte.

Consigli dei pediatri della Sipps per un corretto sonno sono: organizzare una camera da letto tranquilla, silenziosa e poco illuminata; la temperatura deve essere confortevole, intorno ai 20°C; aiutare il bambino ad associare il letto con il sonno evitando, se possibile, di farlo addormentare in braccio o in altri luoghi per poi metterlo nel lettino; evitare di far giocare i bambini con videogiochi, computer, tablet o di guardare la televisione poco prima di andare a letto; cenare almeno due ore prima di coricarsi perché la digestione non aiuta il sonno; infine cercare di instaurare un rituale per l’addormentamento, per esempio cantare una ninna nanna o leggere una favola.

Ritualità e relazione

Proprio sulla ritualità si sofferma il lavoro di Valentina Rossi, ostetrica prima all’Ospedale S. Gerardo di Monza, oggi libera professionista e mamma, che aiuta i genitori a trovare una propria via per migliorare il rapporto tra bambini e sonno. «Ogni bambino è unico, ogni figlio è diverso e ogni genitore è diverso nel rapporto con ciascuno dei suoi figli, quindi non esiste la ricetta del sonno», spiega l’ostetrica, «è importante invece partire dal rapporto con il figlio, per stare con i suoi bisogni e aiutarlo a crescere».

I bambini crescono molto in fretta, cambia lo sviluppo del cervello e le diverse fasi del sonno evolvono nel tempo. «Nei primi giorni dopo la nascita, il bambino ha bisogno di sentirsi protetto come nell’utero materno», spiega Rossi, «il bambino ha paura del vuoto attorno a sé, quindi è possibile aiutarlo riducendo gli spazi vicino a lui, contenendolo con dei riduttori della culla».

Non si può neanche pensare che un bambino dorma tutta la notte, senza risvegli: fino a circa quattro anni la probabilità di risveglio è circa doppia rispetto a quella dell’adulto. Quello che fa la differenza è creare un rituale. «Un bambino si sente al sicuro quando le cose accadono sempre allo stesso modo e quindi il fatto di dormire sempre nello stesso posto, lo rassicura molto, così come avere orari prestabiliti e un rituale sempre uguale.

In realtà anche per gli adulti è un po’ così: capita infatti, quando si dorme in un letto non nostro di svegliarsi di soprassalto e di essere spaventati o per lo meno disorientati. Per questo suggerisco di non far addormentare i bambini in braccio o in un luogo diverso dal loro lettino».

Infine può essere utile un oggetto transizionale, «penso a un fazzoletto, un doudou o il più classico orsacchiotto, purché non sia troppo grande. Il mio consiglio è quello di tenerlo nel pigiama o arrotolarlo dentro una maglietta della mamma in modo che ne prenda l’odore. Lo scopo non è quello di sostituire la mamma, ma di insegnare al bambino di sentirsi al sicuro anche se non siete lì con lui».
Quando il bambino si sarà abituato, sarà utile averne uno di scorta, uguale, per i lavaggi ed eventuali smarrimenti.

Chiara Romeo

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