Sonno nei bambini – parte 1
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Aiutiamoli a fare la nanna
Mentre i bambini di oggi dormono sempre meno, la ricerca mette in evidenza l’importanza del sonno per le funzioni cognitive e i possibili problemi correlati alla sua mancanza
Il sonno è un bisogno vitale
Il sonno è un bisogno vitale: ha molteplici funzioni e serve a mantenere il corretto sviluppo cognitivo. Di notte il cervello di bambini e adulti resta attivo ed effettua una specie di backup delle attività diurne. Dormire male, soprattutto nei più piccoli, non permette loro di riordinare e collegare informazioni ed esperienze ricevute durante il giorno. I disturbi più frequenti in età pediatrica consistono nella difficoltà a iniziare e mantenere il sonno e i risvegli multipli notturni. Una realtà che molte mamme conoscono bene.
Secondo gli esperti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma ci sono fisiologici passaggi che disturbano il sonno. Per esempio stati di ansia che possono manifestarsi nel secondo anno di vita, si ripercuotono sul sonno provocando in molti bambini incubi e paure, sono segnali del processo di maturazione mentale e dell’immaginazione creativa del bambino. Successivamente, intorno ai tre anni, i bambini chiamano spesso i genitori dopo essere stati messi a letto o esprimono la paura del buio: è una fase normale nello sviluppo infantile e può essere legata alla consapevolezza della progressiva autonomia rispetto ai genitori.
Dormire male aumenta il rischio di obesità
Durata e qualità del sonno non adeguate possono costituire un fattore di rischio per problemi neurocognitivi o obesità. L’ottavo Rapporto sull’Obesità in Italia, dell’Istituto Auxologico Italiano di Milano, ha evidenziato una stretta associazione, sia in età adulta sia in età pediatrica, tra la scarsa qualità del sonno e un aumento del rischio di obesità. Considerando che – come sottolineato nel documento – studi condotti nella popolazione pediatrica hanno evidenziato che circa il 27 per cento dei bambini in età scolare e il 45 per cento degli adolescenti dormono meno rispetto a quanto raccomandato per la loro età, non stupisce che l’obesità infantile e adolescenziale sia in costante aumento.
Una relazione messa in luce anche dai pediatri della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps). Infatti, sottolinea Paolo Brambilla, coordinatore Gruppo di lavoro della Sipps su Obesità e stili di vita, «una riduzione sistematica e prolungata del sonno, oltre alle classiche conseguenze come sbalzi di umore, irritabilità e difficoltà di concentrazione sembra essere associata allo sviluppo di patologie croniche: non solo obesità e insulino-resistenza, ma anche diabete mellito di tipo 2, disturbi cardiovascolari.
L’analisi degli studi pediatrici mostra poi come per ogni ora di sonno in più il rischio di sovrappeso e obesità risulti ridotto in media del 9 per cento». E, aggiunge, «studi epidemiologici suggeriscono infatti che soggetti, sia adulti che bambini, tendono ad avere un maggiore indice di massa corporea, una maggiore percentuale di grasso corporeo e una maggiore circonferenza della vita nei confronti di chi rispetta le ore di sonno raccomandate. Anche la regolarità, e non solo la durata media, del sonno sarebbe importante a fini preventivi».
Chiara Romeo
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