Sindrome dell’occhio secco – parte 1

Salute & Benessere occhio secco

Sindrome dell’occhio secco

la sindrome dell’occhio secco è tra i disturbi più ignorati e sottovalutati: in assenza di lacrime l’occhio non è in grado di muoversi e non permette una visione piena.

Caratteristica della sindrome dell’occhio secco

Occhi arrossati, che prudono o la sensazione di avere un corpo estraneo. Spesso questi fastidi sono legati a un evento particolare, come una giornata di vento, un affaticamento eccessivo o un’infezione come la congiuntivite. Quando invece i sintomi si protraggono nel tempo, e si accompagnano anche a bruciore, a volte dolore e a momenti di alterazione e annebbiamento della vista, potrebbe essere colpa della sindrome dell’occhio secco.

Di che cosa si tratta? La DES (Dry Eye Syndrome) è considerata una vera e propria malattia e può arrivare a condizionare lo svolgimento delle attività di tutti i giorni, come la guida e la lettura, specialmente durante la notte. Nei casi più gravi può arrecare danni e infiammazioni alla superficie dell’occhio. Caratteristica della sindrome dell’occhio secco è l’alterazione del film lacrimale, secrezione composta per il 90 per cento di acqua e per il 10 per cento di sostanze grasse che serve anche a nutrire la cornea, in sé priva di vasi sanguigni. L’alterazione può riguardare la composizione o la quantità del film lacrimale.

La DES può essere infatti dovuta a una ridotta produzione delle lacrime o a una loro eccessiva evaporazione. Il primo caso si verifica quando le ghiandole lacrimali non producono liquido sufficiente. Il secondo caso, più frequente, è invece da attribuire a ostruzione o malfunzionamento delle ghiandole del Meibomio, situate nelle palpebre, che non producono una quantità sufficiente della componente oleosa del film lacrimale, fondamentale per impedirne l’evaporazione.

Gli occhi in questo caso si asciugano molto più velocemente e sono più esposti a infezioni e irritazioni, come congiuntiviti e cheratiti. L’occhio per mantenersi in salute infatti deve trovarsi in un ambiente acquoso; il film lacrimale assolve a questo scopo e protegge la superficie oculare da polvere, agenti esterni e disidratazione. In assenza di lacrime l’occhio non sarebbe in grado di muoversi e permettere una visione piena.

Perché si seccano gli occhi?

A causare la secchezza oculare possono essere anche malattie autoimmuni come lupus eritematoso, sclerodermia, disordini della tiroide o sindrome di Sjögren. Gli occhi infatti risentono delle variazioni del sistema immunitario e anche delle fluttuazioni ormonali. Per questo la sindrome dell’occhio secco è più frequente nelle donne, specialmente in gravidanza e dopo la menopausa, quando diminuisce effettivamente la produzione di lacrime.

Si stima che la DES interessi in Italia il 25 per cento della popolazione, ma le donne ne sono colpite nella misura di tre a uno, soprattutto dopo i 50 anni. Esistono poi alcuni fattori che predispongono all’insorgenza del disturbo: età avanzata, fumo, inquinamento, infiammazioni dell’occhio come blefariti o congiuntiviti, fino a farmaci come antidepressivi, antistaminici, antipertensivi. La sindrome dell’occhio secco è facilitata anche da alcune condizioni: aria secca e condizionata e uso di lenti a contatto, così come da un deficit di vitamina A e conseguente riduzione del numero di cellule che producono parte del film lacrimale.

Non va dimenticato infine che si tratta di un disturbo in aumento e legato all’uso della tecnologia: lavoro al computer, uso continuo di smartphone e tablet a distanza molto ravvicinata causano la riduzione dell’ammiccamento, importante proprio per la lubrificazione, e mettono quindi a dura prova l’occhio. Grazie alla chiusura delle palpebre, infatti, le lacrime si distribuiscono sulla superficie dell’occhio formando il film lacrimale che funge da barriera protettiva nei confronti dell’ambiente esterno. Per questo la malattia è sempre più spesso riscontrata anche nei bambini.

Perché rivolgersi all’oculista

Una diagnosi accurata è il primo passo e il modo migliore per iniziare le terapie sostitutive e limitare il disturbo. Contrastare la secchezza oculare è infatti importante per evitare lesioni alla cornea, che a lungo andare potrebbero portare a disturbi molto fastidiosi e spesso difficili da risolvere. Per fare la diagnosi è necessario accertare la natura del disturbo; quindi l’oculista può analizzare la quantità e la qualità del liquido lacrimale.

Esistono a tal fine diversi test, uno di questi consiste nell’inserire delle striscioline di carta millimetrata assorbente per qualche minuto nell’occhio e misurare in seguito la quantità di carta che risulta inumidita. Un altro test è il BUT (break up time) che indica il tempo di rottura del film lacrimale. Viene eseguito attraverso un biomicroscopio e serve per osservare e misurare quanti secondi il velo di lacrime sulla superficie della cornea impiega a interrompersi, togliendo protezione e lubrificazione alla stessa. Nessuno di questi due test altera la capacità visiva.

Stefania Cifani

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