Sessualità e identità – parte 1

sessualità

Sessualità e identità

Sessualità e identità: sempre di amore si parla, sempre di amore si vive

“Le api e i fiori…
Probabilmente nessuno lo spiega più così
il sesso ai bambini…
Anche se poi a pensarci,
il meccanismo è sostanzialmente quello.”

da Primavera
di Alessandro Vanoli

Sessualità

Quando tocchiamo il tema della sessualità è come trovarci di fronte a una porta che potenzialmente potrebbe aprirsi sulla nostra intimità. E c’è chi tende ad abbassare la voce o chi la ostenta provocatoriamente. C’è chi la vive con pienezza e chi la nasconde o fatica a riconoscerla. Certo è che una delle diverse opportunità che possiamo cogliere nell’avvicinarla è di seguire la traiettoria della nostra identità. Per dirla con un’immagine, porto quella di uno dei tanti e differenti semi che possono crescere sulla nostra terra e che, con l’acqua e nell’ambiente in cui si trova a crescere, un giorno si farà pianta. In ogni seme c’è un principio, un’energia.

La sessualità in un senso allargato è fatta del nostro rapporto con il mondo in quanto esseri sessuati e dunque nel trattarla procediamo intanto non limitandola per esempio alla sola genitalità o alla sensualità. Nel testo “L’evoluzione della sessualità umana” (R.C.S. Libri, Milano, 1998), Jared Diamond scrive “per ogni norma vi è un’eccezione. Noi, infatti, definiamo norma qualcosa che è semplicemente più frequente del proprio opposto… Ciò è valido per le norme sessuali umane come per tutte le altre.” Il filosofo, saggista e blogger Philippe Ariño definisce “gemelli” i termini omosessuali ed eterosessuali e quando scrive, anche facendo riferimento alla sua omosessualità, sottolinea l’elemento del desiderio.

E se la sessualità umana ha una dimensione oggettiva che rimanda al comportamento, sappiamo che allo stesso modo ne contempla un’altra che definiamo “soggettiva” che ha a che fare con i vissuti e le fantasie del nostro mondo interno. Tempo fa leggendo un articolo, mi sono soffermata sulla domanda aperta dal filosofo Mario Bonazzi: “Chi sono allora, sempre che esista qualcosa che possiamo chiamare stabilmente «io»?”. Forse è questa una delle vie che spesso mi sono trovata a percorrere in alcune delle consulenze partite da una richiesta di aiuto inerente la scoperta o l’accettazione del proprio o altrui orientamento sessuale.

Il caso di G.

Ricordo ancora bene gli occhi di un ragazzo, G, quando qualche anno fa, mi disse: “Chi sei? – mi ha chiesto mio padre con occhi increduli quando ha visto su instagram la foto del primo bacio con il mio compagno”. E da quella domanda, io e G abbiamo camminato velocemente verso le successive per ritrovarci, dopo l’assessment (un certo numero di sedute che seguono il primo contatto telefonico nel corso delle quali la persona accolta mette a fuoco la sua domanda e, in base a quanto emerge, il terapeuta valuta se e come procedere) di fronte alla possibilità di condividere con quel papà alcune risposte.

Per quanto inizialmente G avesse portato la negazione di qualunque tipo di avvicinamento del padre alle emozioni e ai sentimenti verso il suo ragazzo, la scelta compiuta qualche settimana dopo andò nella direzione opposta.

“…la vera intimità consiste
sia nel condividere, accogliere
e integrare le proprie e altrui ombre,
che nello svelare
la parte più autentica e profonda
di se stessi, senza più paure.”

da La biologia della gentilezza
di Immaculata De Vivo e Daniel Lumera

Ricordo anche, in un’altra occasione, la dolcezza espressa all’interno di un corso di formazione di Scrittura e Cura (Il metodo di Scrittura e Cura prevede l’ausilio della Scrittura nell’accompagnare il soggetto verso la cura di sé. Si tratta di uno strumento utile a stimolare l’espressività di chi porta una richiesta d’aiuto, nel rispetto di tempi e modalità che si definiscono ad ogni incontro e la cui direzione guarda alla ricerca di nuovi equilibri) condotto in ambito universitario nel condividere un lungo e intenso momento di ascolto che si è sciolto in un abbraccio ad una giovane amica che ha dichiarato di essere gay. E da lì alla condivisione di questo suo sentire da parte di quella ragazza con i suoi genitori, la strada non è stata né lunga, né tortuosa. È vero che i tabù o l’omofobia non esistono ovunque, né in egual misura, certo è che il saper stare in ascolto quando qualcuno ci sta offrendo una parte della sua intimità ci vede già muoverci in un buon terreno.

Gladys Pace
Psicologa-psicoterapeuta, specialista in Psicologia clinica

© NOTIZIE PER TE – Farmauniti

Crediti immagine: © Freepik Company S.L. – www.freepik.com