Rispettare il microbioma – parte 2
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L’uso sconsiderato degli antibiotici danneggia la flora intestinale, che è composta da batteri utili per la nostra salute
Negli ultimi centocinquant’anni la salute nei Paesi sviluppati ha fatto grandi progressi: malattie come colera, scarlattina, vaiolo e tubercolosi, un tempo flagelli spesso letali, sono quasi scomparse grazie a servizi igienico-sanitari più efficienti, all’acqua potabile non inquinata, al latte pastorizzato, alle vaccinazioni, a procedure mediche più moderne e alla scoperta degli antibiotici, ampiamente diffusi negli ultimi settant’anni.
L’epidemia di Chicago
Un caso emblematico dell’indebolimento indotto dalle cure antibiotiche sul nostro sistema immunitario è quello dell’epidemia di salmonella a Chicago nel 1985: le dimensioni dell’epidemia erano considerevoli, infatti ben 160.000 persone si ammalarono e molte morirono. Quale poteva essere la causa di un’epidemia di tale entità? L’acqua? Il latte? Il sistema idrico municipale era rigorosamente gestito e controllato e si scoprì che la causa era il latte di un importante produttore.
Ma la scoperta interessante fu che il ministero della Sanità esaminò un gruppo di 50 vittime dell’epidemia e 50 persone non colpite, rimaste sane, e a tutte venne posta questa semplice domanda: «Ha preso antibiotici nel mese precedente la malattia?» Si è così scoperto che chi aveva assunto antibiotici nel mese precedente l’epidemia aveva cinque volte e mezzo più probabilità di infettarsi rispetto alle persone che avevano bevuto il latte senza aver ricevuto cure antibiotiche.
Ora anche i governi si stanno impegnando a salvaguardare la salute di tutti noi: per esempio in Francia è stato lanciato nel 2002 il Piano nazionale per preservare l’efficacia degli antibiotici, e in Italia l’Isde (Associazione italiana dei medici per l’ambiente) ha collaborato alla redazione di un opuscolo sull’antibiotico-resistenza e sull’uso vole degli antibiotici, in cui si evidenzia come una delle più grandi minacce alla salute pubblica sia proprio l’antibiotico-resistenza, come emerge da uno studio dell’Oms del 2014 sulla sorveglianza delle resistenze batteriche.
Una medicina complementare
Una risorsa interessante nella cura di infezioni virali, ma anche di problemi di salute più complessi, è data dall’omeopatia, che impiega sostanze diluite e dinamizzate, scelte per il paziente secondo la legge di similitudine, secondo la quale si impiega un medicinale che, nel soggetto sano, è in grado provocare un disturbo simile a quello che dobbiamo curare nel malato.
L’allopatia e l’omeopatia sono nate nella stessa epoca, tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, come due sorelle aventi un’origine comune. Esse derivano dalla materia medica, una scienza che studiava le sostanze medicinali che venivano utilizzate all’epoca per scopi terapeutici. Samuel Hahnemann, il medico tedesco a cui dobbiamo la formulazione dei principi dell’omeopatia, iniziò a ridurre le dosi delle sostanze da sperimentare fino all’infinitesimale, scoprendo una nuova realtà farmacologica, ormai impiegata da più di duecento anni.
La nascita comune della farmacologia allopatica e omeopatica è messa in rilievo dal dottor Dobrescu, docente di farmacologia all’Università di Bucarest. Autore della Farmacologia Omeopatica Generale (Parigi, Similia 2011), afferma inoltre che ogni facoltà di Medicina dovrebbe avere l’omeopatia come materia curricolare, così che ogni medico possa prescrivere entrambi i farmaci, che possono essere anche complementari tra loro. Ormai più di 400.000 medici usano l’omeopatia nel mondo e sempre più pazienti si rivolgono ai farmaci omeopatici per disturbi e problemi di salute più o meno grandi. Interessante è che per scegliere il farmaco omeopatico efficace è necessaria l’osservazione precisa e accurata della totalità dei sintomi del malato.
E così febbre, malessere, dolore, reazioni emotive, diventano una guida allo studio del meccanismo di difesa di quel paziente e non sintomi fastidiosi da annientare, ma elementi preziosi espressi da quel paziente attraverso i quali capire come curarlo, impiegando il rimedio (Gelsemium? China? Arsenicum?) in grado di rispettare il microbioma, la salute dei batteri buoni e l’energia vitale di chi ha incontrato un virus, o un batterio, e sa reagire con efficacia grazie alla forza vitale ben preservata e conquistata ogni giorno con un regime di vita che comprenda anche creatività, generosità, rispetto per sé e l’ambiente in cui viviamo.
Allora… Antibiotici quando servono, granuli omeopatici con appropriatezza, con attenzione alla nostra salute e a quella dei batteri con cui viviamo.
Anna Maria Coppo
Farmacia San Giuseppe, Settimo Torinese
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