Quando il piede fa soffrire – parte 2
Indice dei contenuti
Quando il piede fa soffrire
Composto da 26 ossa, oltre che da numerosi muscoli e articolazioni, il piede è tra le parti del corpo più complesse e delicate in assoluto, e non di rado soffre di deformazioni anatomiche che causano dolore e difficoltà di movimento. Alluce valgo, dita a martello, piede piatto e piede cavo si classificano ai primi posti della hit dei problemi più frequenti che fanno soffrire le estremità.
Piede piatto
È una malformazione del piede che presenta un cedimento della volta plantare longitudinale per cui l’arco plantare diminuisce gradualmente fino a scomparire e il calcagno è deviato verso l’esterno (valgismo del retropiede).
Le cause
Si ritiene che questo avvenga per una predisposizione genetica, ma esiste la possibilità che il piede diventi piatto anche per una debolezza congenita di legamenti e capsule articolari, traumi o lacerazioni del tendine tibiale posteriore, artropatie o disturbi neuromuscolari. Inoltre vengono chiamati in causa i chili di troppo: il peso del corpo preme sull’interno dell’estremità, fino a modificare la conformazione della caviglia. Il tallone così si sposta verso l’esterno e la pianta tocca terra completamente. Manifestazioni sintomatologiche evidenti sono le difficoltà nel flettere il piede e un dolore all’arto che si irradia fino al polpaccio e che si avverte soprattutto stando in piedi o camminando.
La soluzione
Il piede piatto necessita di calzature con un tacco largo e stabile, di circa quattro-cinque centimetri, utile a evitare trazioni sui tendini e sulla fascia plantare e a compensare l’accorciamento del tendine di Achille, con conseguenti, fastidiose tensioni al tendine stesso, al polpaccio e al tibiale posteriore. Il trattamento riabilitativo prevede esercizi di rinforzo dei muscoli preposti al mantenimento della volta plantare o l’uso di plantari su misura. Ma se il problema persiste, per correggere definitivamente la malformazione è necessario valutare l’opportunità di intervenire chirurgicamente.
Attualmente esistono diverse tecniche che prevedono la semplice introduzione di una vite subito sotto la caviglia, dal lato esterno, attraverso un forellino nella cute che richiede la chiusura con un solo punto di sutura. La vite evita l’eccessiva inclinazione verso l’esterno del retropiede e permette il mantenimento della corretta curva interna del piede (volta plantare). L’operazione, di breve durata, viene eseguita in day hospital e si effettua in anestesia loco-regionale.
Piede cavo
È un’altra malformazione del piede, congenita o acquisita, caratterizzata da una marcata accentuazione dell’arco plantare: l’area d’appoggio è limitata all’avampiede e al calcagno, mentre la parte mediana è rientrante più del dovuto.
Le cause
In assenza di una patologia particolare o di una predisposizione genetica, questa condizione può verificarsi per l’uso di calzature troppo corte o con tacchi troppo alti che possono piegare a uncino le dita e incavare in modo esagerato l’arco plantare. Il sintomo più evidente è il dolore, che da sotto il tallone si estende alla prima metà dell’avampiede e che peggiora sotto carico e durante la deambulazione, irradiandosi talvolta anche a tutta la gamba.
La soluzione
Per evitare la progressione del difetto, l’ortopedico prescriverà un plantare da utilizzare nella maggior parte della giornata, specie quando si deve camminare a lungo e se si fa sport, per prevenire metatarsalgie o talloniti. Mentre il farmacista può consigliare una soletta morbida e di comfort di tipo standardizzato.
Tipologie di dolore
Metatarsalgia
Frequente in chi soffre di alluce valgo o piede cavo, ma anche nelle fan dei tacchi a spillo vertiginosi, il disturbo si presenta come un dolore intenso e costante sulla pianta, dietro alle dita, in corrispondenza del metatarso. L’impressione è di camminare come se si avesse un sasso sotto la parte anteriore del piede e la sensazione, fastidiosa e dolorosa, aumenta dopo essere stati a lungo in piedi o aver praticato uno sport che prevede corsa e salti.
Fascite plantare
Altrettando dolorosa è l’infiammazione della spessa banda di tessuto connettivo (fascia fibrosa) che parte dal calcagno e attraversa la pianta. Può insorgere a causa di vari fattori, spesso combinati tra di loro: malattie reumatiche di origine autoimmune (come l’artrite reumatoide), difetti congeniti (come il piede cavo), degenerazione della fascia plantare dovuta all’età, contrattura o debolezza di alcuni muscoli della gamba (polpaccio, peroneo, tendine tibiale posteriore ed estensori delle dita), calzature basse (ballerine o sandali, ad es.) indossate troppo a lungo; ma di fascite plantare può soffrire anche chi si sottopone ad allenamenti troppo intensi (running, ad es.) o chi è sovrappeso.
Il sintomo classico è una fitta molto intensa che dal tallone si irradia a tutta la pianta e che si avverte quando ci si alza al mattino o dopo essere stati seduti a lungo e che si attenua leggermente se si comincia a camminare, per poi ripresentarsi nel corso della giornata e scomparire durante la notte.
Neuroma di Morton
Frequente in chi ha il piede cavo o piatto, consiste nella formazione di un granuloma sul nervo sensitivo tra le dita centrali (terzo e quarto metatarso). Il nervo, infiammandosi, si ispessisce e a poco a poco si forma un piccolo nodulo (grande da pochi millimetri fino a un nocciolo di ciliegia) che provoca un dolore violento che trafigge la pianta. Può insorgere all’improvviso o peggiorare nel giro di qualche settimana, fino a impedire di camminare. Di base, tutti e tre i disturbi necessitano che venga subito messo a riposo il piede dolorante, evitando di caricare l’arto, nonché l’uso di antinfiammatori al bisogno e l’applicazione di ghiaccio in loco per alcuni giorni.
Claudio Buono
© NOTIZIE PER TE – Farmauniti
Crediti immagine: Designed by macrovector_official / Freepik