Osteoporosi: una malattia silenziosa – parte 2

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Osteoporosi: una malattia silenziosa

Circa 5 milioni di italiani soffrono di osteoporosi e nonostante ciò, solo il 25 per cento si sottopone a un controllo dopo i 45 anni.

L’importanza della prevenzione

Che fare per allontanare lo spauracchio dell’osteoporosi prima che sia troppo tardi? Fondamentale è giocare d’anticipo: bastano infatti pochi accorgimenti per dare mano al proprio scheletro a mantenersi in salute.

Alimentazione

Fin da giovani, per mantenere le ossa forti e tenere alla larga la menopausa occorre garantirsi già a tavola la giusta quantità di calcio (1200 mg al giorno), fondamentale per assicurare l’ossificazione e il turnover dello scheletro. In caso di apporto insufficiente, potrebbe essere utile aumentare, dietro consiglio medico, il consumo di latte e latticini, fonte primaria di questo minerale.

Tuttavia, se si è intolleranti al lattosio, è sempre possibile ripiegare su pesci e crostacei ricchi di calcio come alici, sardine, sgombri, latterini, polpo, calamari, gamberi e gamberetti. Oppure ci si può orientare sui alcuni vegetali, come le verdure a foglia verde (cavoli, broccoli, cicoria, lattuga, indivia, rucola, carciofi…), i semi di sesamo e le mandorle che costituiscono ugualmente un’ottima fonte del minerale. Da non sottovalutare, poi, le acque minerali a elevato contenuto di calcio (300 mg per litro e oltre).

Sport

L’attività fisica regolare è un altro valido antidoto contro l’osteoporosi in quanto forma e rinforza ossa e muscoli. Per la stessa ragione, anche chi già ne soffre non dovrebbe mai smettere di fare movimento. Questo perché durante l’esercizio i muscoli rilasciano irisina, una sostanza che agisce sulle ossa lunghe, quelle a maggior rischio frattura, rafforzandole. Di base sono raccomandati 20 minuti al giorno di movimento, preferibilmente all’aria aperta, perché la luce solare è un vero toccasana per l’organismo che, grazie ai raggi UVB, riesce a sintetizzare la vitamina D, indispensabile per la fissazione del calcio nelle ossa.

Tra le varie attività, sono da preferire quelle che prevedono un impatto sul suolo (jogging, walking, tapis roulant, step, ballo, ma fa bene anche salire e scendere le scale di casa) anziché quelle che si svolgono in assenza di gravità (come nuoto o aquagym), perché sono le sollecitazioni meccaniche che stimolano la produzione di osteoblasti. Da evitare invece gli sport a rischio trauma (come sci, arti marziali, calcetto…), troppo pericolosi per chi ha le ossa fragili.

Cure farmacologiche

In caso di osteoporosi, oltre a modificare lo stile di vita correggendo le diete e incrementando l’attività fisica, il medico potrebbe prescrivere farmaci specifici, scelti in base alla situazione individuale. I bifosfonati (come alendronato, ibandronato, risedronato) sono oggi fra i farmaci più usati contro l’osteoporosi. Agiscono sull’osso riducendo il riassorbimento e determinando una stabilizzazione o anche un modesto aumento dei livelli di massa ossea.

Numerosi studi hanno dimostrato che sono in grado di ridurre significativamente il rischio di fratture vertebrali, femorali e periferiche. Un’altra molecola, specifica per il trattamento dell’osteoporosi in donne post-menopausa e uomini con maggiore rischio di fratture (inclusi quelli in terapia ormonale per cancro della prostata) è il denosumab, un anticorpo monoclonale che riduce la perdita ossea e il rischio frattura. Si deve usare in aggiunta a un adeguato supplemento di calcio e vitamina D. Per i casi di osteoporosi ad alto rischio di frattura lo specialista potrà suggerire farmaci a base di teriparatide, un ormone della paratiroide che nell’organismo ha la funzione di stimolare il numero e l’attività degli osteoblasti, le cellule deputate alla formazione ossea.

I fattori di rischio

Conoscerli è importante, sia perché su alcuni si può intervenire sia perché, in presenza di un rischio elevato, il medico potrà consigliare indagini specifiche per valutare meglio la situazione.

Fattori anagrafici, genetici, costituzionali

• Età avanzata (con il passare degli anni il tessuto perde di densità, diventando sempre più rarefatto, mentre l’organismo non riesce più a rimpiazzarlo adeguatamente).
• Sesso femminile (mediamente le donne hanno minor massa ossea, cioè ossa più esili, rispetto agli uomini).
• Razza bianca o asiatica (i popoli di pelle chiara hanno una massa ossea ridotta rispetto a quelli con pelle scura).
• Eccessiva magrezza o costituzione minuta (le persone con struttura corporea esile hanno in genere una massa ossea minore delle persone con corporatura più robusta).
• Familiarità per osteoporosi o fratture da fragilità ossea (il rischio è maggiore se si sono già avuti casi tra genitori, fratelli o nonni).

Disturbi ormonali

• Menopausa precoce, ovvero prima dei 45 anni (come già detto, la caduta della produzione di estrogeni determina un’accelerata perdita di calcio dall’osso e prima questo avviene, più lungo sarà il periodo di perdita del minerale, con conseguente maggior rischio di osteoporosi).
• Amenorrea, cioè assenza del ciclo mestruale, per più di un anno o deficit di testosterone (gli ormoni sessuali hanno un ruolo importantissimo nel metabolismo osseo e ogni loro carenza può favorire lo sviluppo di osteoporosi).

Malattie

Tra le numerose patologie che si associano a un rischio elevato di osteoporosi, vale la pena ricordare, tra le altre, le malattie della tiroide e quelle infiammatorie intestinali (celiachia, morbo di Crohn, colite ulcerosa), l’insufficienza renale, l’artrite reumatoide, il diabete.

Farmaci

L’uso prolungato di alcuni farmaci – come cortisonici, anticonvulsivanti, anticoagulanti, diuretici, inibitori dell’aromatasi (utilizzati per il tumore al seno) o agonisti del GnRh (impiegati per quello prostatico) – può accelerare la perdita ossea aumentando il rischio di osteoporosi.

Prevenzione dell’osteoporosi in farmacia

Attraverso strumenti a tecnologia ad ultrasuoni è possibile controllare la densità ossea senza alcun rischio: si possono chiedere maggiori informazioni in farmacia dove si può anche prenotare l’analisi di ultrasonografia calcaneare. La misurazione viene fatta nel calcagno poiché questo rappresenta l’osso più simile a quello della colonna e del bacino, dove si verificano più frequentemente fratture osteoporotiche. Per fare l’analisi è sufficiente posizionare il piede nello strumento e in pochi secondi si ottengono i valori di T-score e Z-score: i principali parametri statistici che indicano lo stato di salute delle ossa.

Viene misurato il patrimonio di calcio presente, calcolando di quanto si discosta da quello massimo che si registra da giovani (il cosiddetto T-score) e da quello medio delle persone della stessa età (Z-score). Dall’elaborazione di questi dati si stabilisce se c’è una densità ossea più bassa del normale ma comunque poco severa (osteopenia), oppure una vera e propria osteoporosi. Secondo i criteri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (originariamente riferiti alle donne in menopausa, ma oggi utilizzati per gli adulti di ambo i sessi), si parla di osteopenia quando il valore del T-score è inferiore a -1, e di osteoporosi quando il T-score è inferiore a -2.5.

Con questi dati è poi possibile calcolare, tramite un algoritmo (Frax), qual è la probabilità di andare incontro a una frattura nei successivi 10 anni. L’esame viene prescritto di routine dopo i 60-65 anni per tenere sotto controllo il patrimonio di calcio individuale, ma dietro consiglio medico molte donne lo mettono in agenda già a partire dalla menopausa o anche prima se sussiste il forte sospetto che, a causa di uno o più fattori di rischio, lo scheletro possa essere stato privato del suo contenuto di calcio.

Claudio Buono

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