Osteoporosi: una malattia silenziosa – parte 1

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Osteoporosi: una malattia silenziosa
Circa 5 milioni di italiani soffrono di osteoporosi e nonostante ciò, solo il 25 per cento si sottopone a un controllo dopo i 45 anni.
L’osteoporosi è una malattia frequente, caratterizzata da una progressiva perdita del tessuto osseo e da un’alterazione della sua struttura. Questo porta a una maggiore fragilità dell’osso e lo espone a un aumentato rischio di fratture. A farne le spese sono soprattutto femore, colonna vertebrale e polso, ma anche spalla e anca. Se non curata per tempo, può portare a deformazioni, fratture e gravi disabilità.
L’incidenza dell’osteoporosi e le fratture correlate aumentano con l’aumentare dell’età, per via della lenta perdita di massa ossea. Questo processo inizia con la menopausa quando, venendo a mancare la protezione degli estrogeni, che in questa fase della vita subiscono una considerevole riduzione, lo scheletro si demineralizza. Ma la malattia può colpire anche le donne intorno alla quarantina, magari per colpa di diete eccessivamente restrittive che non assicurano tutti i nutrienti utili a mantenere forte lo scheletro.
Le cattive abitudini
Molti sono gli stili di vita che possono influenzare negativamente le condizioni del tessuto osseo e la loro modificazione consente di ridurre il rischio osteoporosi.
Dieta
Calcio: uno scarso apporto di questo prezioso minerale durante l’infanzia e l’adolescenza può determinare un picco di massa ossea inferiore alla norma, mentre in età successive, una dieta povera di calcio può aumentare la perdita ossea.
Vitamina D: spesso associate a un deficit di calcio sono anche le carenze di vitamina D, essenziale per assorbirlo nell’intestino e per mineralizzare le ossa. Ne consegue un rammollimento osseo (osteomalacia) che accresce il rischio di perdita ossea e di frattura.
Proteine: anche se questi nutrienti contengono aminoacidi che servono a produrre l’IGF-1 (insulin like growth factor 1), ormone peptidico fondamentale per la costruzione di nuovo tessuto osseo, troppe proteine nella dieta fanno aumentare l’acidità del sangue e per correggerla l’organismo elimina una maggiore quantità di calcio con l’urina, facilitando così la demineralizzazione delle ossa. Per mantenere in salute le ossa bisognerebbe restare sotto i 50 g al giorno di proteine.
Fibre: da evitare un consumo eccessivo di cibi integrali o arricchiti con crusca; contengono fitati, sostanze che riducono l’assorbimento di calcio a livello intestinale.
Sale e caffè: non bisogna esagerare con il sale da cucina (non più di un cucchiaino da tè al giorno) e gli alimenti ricchi di sodio (come salumi e insaccati, snack, prodotti in scatola…). Inoltre, attenzione a non superare le 3-4 tazzine di caffè al giorno. Sodio e caffeina in eccesso possono facilitare l’eliminazione del calcio attraverso le urine.
Fumo
I veleni contenuti nelle sigarette sono in grado di danneggiare lo scheletro. In particolare la nicotina altera il metabolismo delle cellule che formano il nuovo tessuto osseo e nelle donne fumatrici, oltre a far registrare livelli estrogenici inferiori, può accrescere il rischio di menopausa precoce, esponendo maggiormente al rischio osteoporosi. I danni sono ancora più consistenti se si inizia a fumare da giovani, perché questo fa sì che l’accumulo di minerali ossei sia inferiore rispetto al livello medio riscontrato tra gli adolescenti non fumatori.
Alcol
Se si abusa di questa sostanza, si corre il rischio di avere valori di massa ossea simili a quelli di individui ben più avanti con l’età. Questo avviene perché dosi eccessive di alcol hanno effetti tossici sulle cellule deputate a rinnovare le ossa (osteoblasti) e ne alterano la funzione.
Inattività fisica
Se durante l’infanzia e l’adolescenza non si pratica una disciplina sportiva adeguata o comunque non si fa abbastanza movimento, il picco di massa ossea potrà risultare più basso del normale. La vita sedentaria, inoltre, può favorire una rapida perdita ossea a qualsiasi età.
I campanelli d’allarme
Molto spesso questo graduale impoverimento dell’osso si verifica senza sintomi, cosicché la malattia, “silenziosa” per definizione, spesso si scopre solo in occasione di una frattura, che può derivare anche da un trauma di lieve entità, come un piede appoggiato male.
Claudio Buono
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