Osteoporosi: non solo un problema per vecchi
L’osteoporosì è una rarefazione del tessuto osseo che interessa particolarmente le donne dopo la menopausa e che aumenta il rischio di frattura. In Piemonte almeno 1/3 delle donne dopo i 65 anni presenta un quadro densitometrico di osteoporosi (ricerca realizzata dalla Fondazione per l’Osteoporosi Piemonte onlus e dalla Clinica di Geriatria dell’Università di Torino, con il contributo della Compagnia di San Paolo).
La prevenzione dell’osteoporosi, basata su adeguata nutrizione e regolare attività fisica, si ottiene soprattutto nei decenni che precedono la menopausa. Il tessuto osseo è in continuo rinnovamento per l’alternanza di processi di riassorbimento e di formazione. Esso raggiunge il culmine del rafforzamento sul finire dell’adolescenza per gli alti livelli dei “fattori di crescita” che stimolano la formazione, e per gli ormoni ovarici che frenano il riassorbimento. Già a partire dai 18-20 anni i “fattori di crescita” tendono fisiologicamente a ridursi, per poi decrescere più nettamente dai 25 e ancor più dai 35.
La sottonutrizione e la magrezza inibiscono i “fattori di crescita” e possono bloccare la funzione ovarica (con mancanza delle mestruazioni, amenorrea), determinando una perdita che non solo costituisce la premessa per l’osteoporosi postmenopausale ma anche provocarla in anni giovanili. Ciò si può verificare nelle amenorree da sottopeso, comprese quelle legate al relativo eccesso di attività fisica (la “triade delle atlete”: carenze alimentari, amenorrea, osteoporosi) e soprattutto nelle forme di anoressia (circa 1% delle giovani donne) e di paraanoressia (circa 5%) che sono in preoccupante aumento.
L’anoressia è particolarmente penalizzante nelle adolescenti: già nei primi 12-18 mesi di malattia il rischio di frattura aumenta del 60% con possibilità di cedimenti vertebrali. Inoltre si perdono gli anni più favorevoli per il rafforzamento delle ossa. Anoressiche con durata della malattia di 5-6 anni presentano un tasso di frattura aumentato da tre a sette volte. Buona parte dei farmaci che ridanno le mestruazioni, “pillole” comprese, non agisce favorevolmente sui livelli dei “fattori di crescita”. È indispensabile, anche per le ossa, un sollecito recupero del peso, tanto più efficace quanto più precoce.
Secondo l’esperienza del Centro Amenorrea-Anoressia degli Ospedali Regina Margherita – Sant’Anna la presa in carico precoce a partire dal sintomo “amenorrea” può evitare nell’85% dei casi la progressione della malattia. Purtroppo, la percentuale di ragazze tra gli 11 e 16 anni che si presentano in condizioni nutrizionali tali da rendere necessario il ricovero è passata dal 7% degli anni precedenti, al 27% nel 2013 e al 41% nel 2014. Nel contempo il Centro per i Disturbi Alimentari dell’Ospedale Molinette segnala una presa in carico di sempre più ragazze trai 16 e i 19 anni con anoressia conclamata. Causa di questa importante criticità è il deficit di intercettazione precoce del disturbo alimentare per una crescente disattenzione forse legata al disagio economico-sociale.
Per un intervento diagnostico-terapeutico precoce, è essenziale la sensibilizzazione sui primi sintomi non solo di medici, insegnanti, genitori, ma anche dei ragazzi stessi, che devono essere informati sui rischi del sottopeso e portati a rispettare le esigenze del proprio organismo.
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