Memoria in forma – parte 1

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Mantenere in forma la memoria

Dieta equilibrata, movimento, esercizio intellettuale e riposo hanno un ruolo fondamentale per mantenere allenati il cervello e la memoria.

Blackout temporanei

Dimenticare nomi o appuntamenti, non ricordare un numero di telefono o dove si sono messe le chiavi di casa: sono solo alcuni dei più comuni vuoti di memoria di cui soffre la maggior parte degli italiani. Per fortuna il più delle volte si tratta di blackout temporanei, disturbi reversibili che nulla hanno a che fare con la senilità precoce o, peggio, con qualche malattia psichica. Semplici dimenticanze, quindi, spesso dovute alla disattenzione. Secondo gli esperti, infatti, se non facciamo caso all’azione che stiamo compiendo, cioè se non la registriamo coscientemente nella nostra mente, avremo difficoltà a recuperarla in un secondo momento.

Un esempio per tutti: per evitare di smarrire le chiavi di casa, è importante che ‘fotografiamo’ con la mente il posto in cui le abbiamo messe, così non ce ne dimenticheremo più. Comunque la smemoratezza ha anche risvolti positivi: ogni giorno il nostro cervello viene bombardato da una tale quantità di informazioni che, se non fosse in grado di compiere una selezione automatica dei messaggi, andrebbe sicuramente in tilt. Sta di fatto, però, che senza memoria non si sopravvive: meglio quindi conoscerne i meccanismi e imparare come tenerla in forma, evitando al contempo le cattive abitudini che possono danneggiarla.

Che cos’è

È la capacita di apprendere, immagazzinare e recuperare informazioni captate dall’ambiente esterno attraverso i sensi (vista, udito, tatto, olfatto, gusto), ma anche provocate da stati d’animo interiori. Giorno dopo giorno, quindi, la nostra fabbrica dei ricordi mette in archivio una massa enorme di dati, per poi tirarli fuori al momento opportuno.

Come funziona

Possiamo pensare al nostro cervello come a una sorta di enorme e inesauribile archivio, dove operano fondamentalmente tre tipi di memoria: “sensoriale”, a “breve” e a “lungo” termine. Tutto comincia con la cosiddetta memoria sensoriale, che in qualche frazione di secondo è in grado di immagazzinare le informazioni captate attraverso l’udito, la vista, il gusto, l’odorato e il tatto. Tutti questi dati vengono trasportati, attraverso gli impulsi nervosi, verso la memoria a breve termine, che oltre a rifiutare tutto ciò che non ha richiamato la nostra attenzione, conserva per un periodo assai limitato (solitamente una manciata di secondi) le informazioni che potrebbero esserci utili.

Quelle che abbiamo deciso di immagazzinare, cioè di memorizzare in modo volontario (a tale proposito esiste una tecnica, chiamata reiterazione, che consiste nel ripetere più volte l’informazione, a voce o solo con il pensiero), finiscono nella memoria a lungo termine: è la “vera” memoria, di capacità pressoché illimitata e dove sono conservate tutte le esperienze e le conoscenze acquisite nel corso della vita, oltre a quelle che fanno parte del nostro patrimonio genetico, come gli istinti.

Data la sua complessità, la memoria a lungo termine viene a sua volta suddivisa in memoria dichiarativa (o esplicita), e memoria procedurale (o implicita). La prima riguarda le informazioni che vengono richiamate consciamente e volutamente (una determinata password, per esempio). La seconda, a cui non possiamo accedere consapevolmente, gestisce tutti gli automatismi che abbiamo appreso (come leggere o allacciarsi una scarpa).

Altre tipologie

Nel nostro cervello operano tante memorie quante sono le capacità che acquisiamo dal momento della nascita in poi. La memoria motoria, per esempio, guida i nostri movimenti (come camminare, guidare, andare in bicicletta) e li rende fluidi. Quella cognitiva ci consente di richiamare alla mente pensieri, informazioni, immagini. Mentre grazie alla memoria emotiva possiamo far tornare alla mente qualche episodio importante del nostro passato.

Claudio Buono

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