Le paure dei bambini la paura da grandi – parte 3
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Le situazioni imprevedibili, nuove o poco familiari, possono suscitare paura sia negli adulti sia nei più piccini
La prima sensazione che associo alla paura è il disagio, che può può toccarci quando ci troviamo di fronte al nuovo in quanto nell’imprevedibile vengono meno le nostre sicurezze. Le situazioni imprevedibili, nuove o poco familiari possono suscitare paura sia negli adulti, che nei più piccini.
L’elemento della colpa
E quando ci sentimmo al telefono un anno dopo il termine della psicoterapia, le sue parole ci riportarono indietro nel tempo, arricchite di una nuova immagine. Fu quella che lei mi chiese di condividere all’interno dei miei gruppi di terapia, formazione e ricerca di sé. Era la nostra ultima seduta, i suoi occhi sorridevano e, prima ancora che con le parole, mi dissero «Dott.ssa io ho ripreso a viaggiare ed è stato proprio come atterrare in un altro paese.
Mentre rispolveravo una lingua imparata molti anni fa mi sono riscoperta capace di vivere, amare e lasciare andare mio marito». Quello che la signora aveva lasciato andare erano gli stretti confini della gabbia della gelosia dove le tante recriminazioni e le mille accuse negli anni avevano occupato larga parte dello spazio vitale.
E la foto scattata con il marito un anno dopo è arrivata a me accompagnata da poche righe. Dicevano con altre parole quanto la posizione di progressiva autonomia, sperimentata da S durante la psicoterapia, sia stata successivamente conquistata nei differenti ambiti della sua vita. In particolare la relazione matrimoniale ne è uscita ravvivata attraverso un riavvicinamento al marito che, amorevolmente, l’ha accompagnata nel cammino tortuoso e avvincente della Cura di Sé.
“Lo spazio fa bene all’anima.
La mia autobiografia
Allarga gli orizzonti”.
di Charles Chaplin
La paura dell’abbandono
Se come scrive Kierkegaard (The concept of dread, Oxford, 1944) l’angoscia è “la vertigine della libertà”, la paura dell’abbandono quando è antica e profonda, nel suo manifestarsi si mostra giustappunto in quei termini. E mi riferisco al timore violento di non riuscire a muoversi da soli nel quotidiano, al panico di perdere ogni riferimento o al terrore di rimanere senza un/a compagno/a. Anni fa, nel corso di un laboratorio di Scrittura e Cura (Il metodo Scrittura e cura – parte 1 e parte 2) prevede l’ausilio della Scrittura nell’accompagnare il soggetto verso la cura di sé attraverso sedute individuali o sedute di gruppo), il gruppo era orientato ad esplorare la paura di rimanere da soli.
La sorpresa fu evidente quando le persone coinvolte si resero conto delle risorse personali che, una volta liberate, assunsero forme decisamente più nutrienti della rinuncia alla vitalità. Un signore scoprì di poter finalmente dedicarsi a viaggiare, lavorando; una giovane interruppe una relazione dalla quale per anni si era ritenuta fortemente dipendente e avviò con una bella energia l’attività che aveva tenuto come sogno nel cassetto da circa 8 anni.
E infine quel che come conduttrice e terapeuta resta prezioso per me, e significativo da condividere, sono lo scambio e il confronto che le narrazioni di cura trasmettono a chi si prende il tempo, oltre che di scriverle e condividerle, anche di ascoltarle. Ed è proprio di questo che ci si occupa quando si sceglie di avviare un percorso di consulenza psicologica o di psicoterapia: del bisogno di fermarci anche un’ora soltanto alla settimana, per sentirci, ascoltarci, essere ascoltati e da lì ritrovarci nel nostro unico e prezioso cammino di crescita.
Gladys Pace
Psicologa-psicoterapeuta, specialista in Psicologia clinica
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