Le “follie” contemporanee del corpo

L’elaborazione psicoanalitica attuale considera l’epoca contemporanea come caratterizzata da una “precarietà simbolica”. Per intendere il significato che assume tale espressione, prenderò ad esempio gli usi del corpo nell’attualità.

Il simbolico, per la psicoanalisi, è ciò che funziona da limite; e, in questo fare limite, introduce la differenza (giorno/notte; pieno/vuoto; maschile/ femminile, etc.). È solo nella differenza che si può fare esperienza del desiderio, ossia di ciò che ci spinge verso la vita, piuttosto che verso la morte. Per la psicoanalisi, il desiderio è strettamente in relazione alla mancanza, a una mancanza sul piano dell’essere, più che dell’avere, e a ciò che Sigmund Freud aveva battezzato con il termine di castrazione, cioè l’esperienza che ogni individuo fa del suo non essere completo. È già la castrazione intesa come operazione simbolica ad introdurre nello psichismo del soggetto quell’elemento di estraneità o “stranierità” percepito su di sé o sul proprio simile.

Oggi ci troviamo nella preoccupazione di avere un corpo che risponda alla domanda sociale: un corpo che rifletta un’immagine di salute, di giovinezza, di potenza, un corpo che distrae l’attenzione dai segni reali della castrazione; un corpo che si sottopone a svariate pratiche nel tentativo di cancellare i segni reali della castrazione. Si tratterebbe quindi di trasformare il proprio corpo al fine di dargli una forma in sé completa. Ciò che l’esperienza psicoanalitica insegna è che nulla dello psichico è passibile di cancellazione; si può rimuovere, si può far finta che non ci sia, si può anche rigettare in modo assoluto, ma ognuna di queste strategie può avere dei costi soggettivi molto elevati, soprattutto in termini di sofferenza.

Le pratiche sul corpo si configurano già come delle soluzioni, immaginarie o reali, a ciò che richiamavo come “precarietà simbolica”. Laddove infatti qualcosa del simbolico fa difetto, s’introduce la possibilità d’intervenire sull’immagine o sul reale del corpo. Piercing, tatuaggi, che apparentemente hanno la sola funzione estetica di modificare qualcosa a livello dell’immagine, hanno anche la funzione di reintrodurre la castrazione simbolica, il limite, attraverso delle pratiche reali; la funzione cioè di trattare ciò che la sola immagine non è in grado di trattare. Non a caso, si può arrivare ai tagli sul corpo autoinflitti, in cui l’immagine perde ancora di più la sua funzione di tenuta, producendosi come effetto l’atto reale di incidere nella carne viva, lasciando eventualmente delle cicatrici come segni o marchi indelebili.

Un’altra risposta alla “precarietà simbolica” è la costante sollecitazione del corpo. Il corpo è sempre più collegato ad oggetti, strumenti, sostanze che lo sollecitano senza tregua, dando l’illusione di completezza. Queste sono le forme contemporanee della dipendenza. La dipendenza s’installa poiché l’oggetto, attivando la pulsione (concetto coniato da Freud e che lui colloca sul confine tra lo psichico e il somatico), produce la ripetizione di un gesto o di un comportamento che riesce perché modifica il rapporto del singolo con il proprio corpo. Il rapporto con l’oggetto completerebbe quindi il suo corpo.

Un altro aspetto del corpo vissuto nella contemporaneità riguarda un nuovo rapporto con la vita sessuale. Una sessualità sganciata dall’essere in quanto mancanza e da genere maschile o femminile. Si tratta piuttosto di un rapporto con ciò che produce un godimento nell’immediatezza. Un giovane, per esempio, in uno dei primi colloqui, confida con un certo imbarazzo una pratica che lo preoccupa: spesso, quando viene lasciato a se stesso, ossia quando non ha il proprio simile a sostenerlo, si costruisce sulle chat delle identità virtuali fittizie, in cui modifica il suo nome, le sue caratteristiche somatiche, il suo sesso, e s’intrattiene in scambi di messaggi con altri virtuali. Proprio il godimento, che è un concetto psicoanalitico che identifica un piacere che può deragliare verso un eccesso, e quindi procurare piuttosto del dispiacere, non trovando più limite nel malinteso, nella differenza, nell’amore, non solo è sempre permesso, ma diventa una necessità dalla quale non ci si può sottrarre.

L’elaborazione psicoanalitica attuale sottolinea che, a partire da Freud che leggeva nella sua epoca un’interdizione al godimento operata dal Padre, siamo passati attraverso la facilitazione, fino all’incitamento a godere.

“Questo nuovo clima induce un cambiamento quanto allo stile delle relazioni sessuali: sganciamento, brutalizzazione, banalizzazione”
(Jacques-Alain Miller).

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