La tomografa ad emissione di positroni nel paziente pediatrico – parte II
Un interessante utilizzo della 18F-FDG-PET/CT è quello di poter essere eseguita prima di qualsiasi approccio più aggressivo, nel dubbio di malattia, che permetta di individuare la sede o l’organo più metabolicamente attivo (che utilizza maggiormente il 18F-FDG somministrato), al fine di eseguire una biopsia mirata e aumentare la probabilità di una corretta diagnosi. Tale uso ha evitato ed evita una buona percentuale di biopsie inutili o molto invasive. Si pensi ad esempio al sospetto di linfoma intratoracico, che presuppone una mediastinoscopia (introduzione di uno strumento chirurgico all’interno del torace fra i due polmoni). L’esecuzione della PET potrebbe permettere di trovare una sede più facilmente aggredibile permettendo una diagnosi mirata e meno traumatica. Tornando all’esempio precedente si pensi di trovare un piccolo linfonodo al collo o all’inguine, troppo piccolo per essere palpato o per essere sospetto ad altre metodiche. Ciò permetterebbe una biopsia estremamente meno traumatica e sostanzialmente priva di effetti collaterali, per confermare la diagnosi.
Altro uso interessante è quello di poter utilizzare la PET per costruire il piano di trattamento radioterapico o valutare l’efficacia di nuove terapie. Il concetto è: “se sottopongo a radioterapia solo le aree invase dal tumore (quindi attive alla PET), risparmio tessuto sano e questo ridurrà gli effetti precoci e tardivi della radioterapia stessa”. E ancora: “se ho una metodica che mi può dire se l’introduzione di una nuova terapia funziona o meno, questo permetterà di sospenderne l’utilizzo onde evitare, in assenza di effetti benefici, i soli effetti
collaterali”.
Va’ da sè che cambiando il tipo di molecola (il protagonista), con la stessa metodica (PET/CT) si potranno osservare altre caratteristiche delle cellule tumorali, maggiormente rappresentate in alcuni particolari tumori: ad esempio la 18F-DOPA per lo studio del neuroblastoma e degli insulinomi, DOPA, Metionina e Colina per lo studio di tumori cerebrali etc.
Il 18F-FDG comunque non è cancro-specifico, cioè non va solo nel tumore, ma si accumula anche in tutti i tessuti normali con alti livelli di metabolismo glucidico, come la corteccia cerebrale, i muscoli sottoposti ad attività fisica, il fegato perché è un serbatoio per il glucosio e nelle aree di infiammazione e infezione attiva. Tale meccanismo può rendere difficile la corretta interpretazione delle immagini e solo una spiccata esperienza nel settore permette una minore probabilità di incappare nell’errore, sempre possibile. Per questo motivo è indispensabile una buona conoscenza della storia del paziente, delle sue condizioni cliniche al momento dell’esame, una corretta preparazione all’esame e una intensa collaborazione con il clinico oncologo pediatra che ha richiesto la PET/CT. Se l’esperienza del medico nucleare è requisito fondamentale per una corretta interpretazione dell’esame, una buona preparazione professionale e conoscenza dei limiti della metodica è indispensabile per decidere se sottoporre o no il piccolo paziente all’esame PET/CT. Si ricordi che l’esposizione alle radiazioni ionizzanti delle persone, sia del malato che del personale addetto all’esecuzione dell’esame, deve essere pienamente giustificato e ottimizzato, pesando di volta in volta il rapporto rischiobenefcio, al fine di limitare la somministrazione di radiazioni alla popolazione in generale e a maggior ragione nella fascia pediatrica più giovane e vulnerabile.
Angelina Cistaro
Centro PET IRMET S.p.A.,
Euromedic inc., Torino
Coordinatore nazionale Intergruppo di Studio “PET in pediatria”
Ricercatore Associato CNR Roma
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