La terapia con la palla
La malattia di Alzheimer, detta anche morbo di Alzheimer, è la forma più comune di demenza degenerativa invalidante con esordio prevalentemente senile (oltre i 65 anni, ma può manifestarsi anche in epoca precedente). Ad oggi le forme di trattamento non farmacologico consistono prevalentemente in interventi comportamentali, di supporto psicosociale e di training cognitivo. Tali misure sono solitamente integrate in maniera complementare con il trattamento farmacologico. La stimolazione cognitiva può sicuramente essere utile per il rallentamento dei sintomi cognitivi della malattia, che sono: amnesia progressiva, deficit della memoria prospettica, che riguarda l’organizzazione del futuro prossimo, memoria episodica retrograda, riguardante fatti della propria vita o eventi pubblici del passato, la memoria semantica – le conoscenze acquisite – e la memoria procedurale, che riguarda l’esecuzione automatica di azioni; crescenti difficoltà di produzione del linguaggio, con incapacità nella definizione di nomi di persone od oggetti; disturbi comportamentali – vagabondaggio, ripetere movimenti o azioni, reazioni comportamentali incoerenti – o psichiatriche – confusione, ansia, depressione, e occasionalmente deliri e allucinazioni.
Dinanzi a questo scenario, il professionista sociale si domanda cosa può fare “praticamente” per cercare di dare un supporto concreto a questa problematicità umana. Spinta da questa ansia professionale, decisi di sperimentare una tecnica di stimolazione cognitiva, che sposava la parte ludica con la musica, a favore degli anziani ospiti di diverse strutture socio-sanitarie, nella fattispecie “Sentiero D’Argento”, Sozzago (No). La mia attenzione si focalizzò principalmente su questo pensiero iniziale: Se alla nascita il bambino dispone di un insieme di riflessi arcaici primari, chiamati riflessi neonatali, designati ad assicurare una risposta immediata al nuovo mondo con il quale viene in contatto e del quale non conosce nulla, la famosa “tabula rasa” di John Locke, allora perché non sfruttare ciò che è innato”? Per esempio il riflesso di prensione palmare (quando si fa scivolare un oggetto, solitamente allungato, lungo il palmo della mano e di istinto i neonati stringono le dita formando il pugno) e il riflesso di Moro (quest’ultimo si manifesta con una reazione di soprassalto accompagnata da improvvisa apertura delle braccia al verificarsi di stimoli come un rumore improvviso).
Così ho pensato di sfruttare ciò che speravo non fosse ancora totalmente scomparso e che forse era solo sepolto nell’inconscio “freudiano”. Un istinto non è comandato consapevolmente dalla ragione volontaria e se questa è compromessa dalla patologia degenerativa, di cui sopra, allora basta una giusta stimolazione per riattivarlo automaticamente, esattamente come avviene ai neonati.
A questo punto ho creato un setting ad hoc, con musica di sottofondo abbastanza divertente (liscio, canti d’altri tempi importanti per gli ospiti), ho disposto gli anziani in cerchio, li ho tranquillizzati e ho iniziato, molto piano, a lanciare sulle mani un piccolo palloncino colorato gonfiabile. Lanciare sul viso comportava spavento per loro! Quando l’anziano appurava che tutto era innoquo, allora si rasserenava e ho iniziato a stimolare i riflessi su citati. La prensione era automatica. Per far scattare il riflesso di Moro, lo stimolo forte era dire ad alta voce e all’improvviso il nome dell’ospite interessato. Quest’ultimo, al sobbalzo, apriva le braccia all’istante e accoglieva il palloncino. Passo successivo era l’allontanamento del palloncino in volo attraverso l’uso delle mani e braccia. Passo ancora oltre era il “gioco” continuativo tra educatore e anziano con il palloncino in aria. Chi l’avrebbe mai detto che tutto questo fosse fattibile? Un effetto immediato e riscontrabile all’istante, che ancora non riesco a spiegare razionalmente, era quello ludico: l’anziano, soprattutto colui il quale è compromesso da patologia degenerativa, dopo pochi minuti dall’inizio del “gioco”… Ride! È straordinario vedere come questa stimolazione cognitiva, che non umilia la persona che ha letteralmente “perso” la parola, porti come risultato istantaneo la comicità! Provare per credere!
Dopo aver fatto il giro di ogni anziano inserito nel gruppo di lavoro, il gradino successivo era quello del “gioco” collettivo. All’inizio l’educatore, in piedi al centro del gruppo, incominciava il giro dolcemente, lanciando il palloncino sulle mani di ciascuna persona. Trascorsi pochi istanti di ingranaggio, la marcia era inserita e il gruppo reagiva e attendeva l’arrivo del palloncino.
Stimolazione sensoriale: vista e udito; stimolazione fisicocognitiva: prensione e allontanamento; stimolazione emotiva: riso e socializzazione secondaria. Questi sono alcune “positive” conseguenze dell’“azzardo” educativo e animativo. Ad oggi ho creato un piccolo gruppo di anziani maggiormente autosufficienti, detti “animazione itinerante” che, con me, sono al servizio della riabilitazione delle persone con minore autosufficienza mentale e fisica. Questo favorisce ai primi un aumento del proprio sentimento di autoefficacia, auto-efficienza e auto-stima, oltre che godere implicitamente degli effetti benefici della “terapia con la palla”.
Annalisa Perrino
Educatore Prof.le
Formatore ed esperto in abilità relazionali
Specializzanda Dott. in Pedagogia,
Animatrice, Musicista, Interprete LIS per sordi
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