La ricostruzione mammaria – parte III

RICOSTRUZIONE MEDIANTE LEMBI MIOCUTANEI
Questa procedura è utilizzata quando, con un precedente intervento di mastectomia, sono stati rimossi il muscolo grande pettorale e una notevole quantità di cute, lasciando una quantità di tessuto insufficiente per contenere e ricoprire la protesi. In questa tecnica vengono utilizzati tessuti autologhi, ossia appartenenti alla paziente. I lembi miocutanei utilizzati più comunemente sono:
• il lembo di muscolo gran dorsale: il chirurgo trasferisce cute e muscolo dal dorso alla zona mammaria; con questa tecnica, oltre alla cicatrice della precedente mastectomia, residua una cicatrice chirurgica sul dorso.
Vantaggi: questo intervento si adatta meglio a pazienti di costituzione longilinea, con mammella sana di piccole dimensioni.
Svantaggi: è necessario in genere correggere la mammella controlaterale per ottenere un miglior risultato estetico; presenza di cicatrice in sede toracica posteriore; utilizzo anche in questo caso di impianto protesico.
• il lembo di retto addominale: il chirurgo trasferisce nella zona mammaria uno dei muscoli retti dell’addome, con la cute e il tessuto adiposo sovrastante; questo tipo di intervento consente di non utilizzare protesi, evitando quindi le possibili complicanze a esse legate; residua una cicatrice orizzontale nella parte inferiore dell’addome; peraltro, specie in donne con abbondante tessuto addominale, per le quali questo tipo di intervento è di prima scelta, l’aspetto dell’addome viene migliorato come con un’addominoplastica estetica; la mammella è di volume e forma tali da non rendere necessario un intervento sulla mammella sana.
Vantaggi: questo intervento si adatta meglio a pazienti di costituzione robusta con mammella sana voluminosa e che rifiutino correzioni sulla mammella contro-laterale.
Svantaggi: metodica più impegnativa per il fisco (trasfusioni, autodonazioni, ricovero ospedaliero di otto giorni circa, ecc); tempi operatori più lunghi; indicazione limitata per le forti fumatrici e per le portatrici di cicatrici chirurgiche addominali.

POSSIBILI COMPLICANZE
Come tutte le procedure chirurgiche anche l’intervento di ricostruzione comporta alcuni rischi. Possono indubbiamente allungare i tempi di guarigione, ma quasi mai impediscono di ottenere il risultato finale.
Duplicare esattamente la mammella presente non è certo compito facile e spesso un minimo di asimmetria deve essere accettata. In circa il 5-10% delle pazienti sottoposte a ricostruzione con impianto protesico si verifica una complicanza chiamata “contrazione capsulare”. Il rischio di retrazione della capsula è valutabile in circa il 5% dei casi con l’utilizzo di protesi dotate di superficie ruvida (“testurizzata”) ed è ancora minore qualora la protesi sia posizionata sotto il muscolo pettorale. Normalmente l’organismo reagisce all’inserimento di un corpo estraneo con la formazione di tessuto cicatriziale (capsula). Idealmente la capsula fibrosa è sottile e flessibile. Tuttavia può accadere che il tessuto cicatriziale si ispessisca e si contragga, comprimendo la protesi e rendendola dura e immobile; in questo caso viene compromesso il risultato estetico della ricostruzione. Per trattare la contrazione capsulare la paziente dovrebbe sottoporsi a un ulteriore intervento chirurgico durante il quale la capsula viene incisa o asportata.
Tra le altre complicanze può verifcarsi un’infezione nella zona mammaria per cui la protesi deve essere rimossa fino a quando l’infezione non è definitivamente guarita. Successivamente la mammella può essere nuovamente ricostruita.

CONCLUSIONI
Donne di tutte le età che si sono sottoposte a questo tipo di intervento, possono ormai considerare la ricostruzione del proprio seno come una realtà concreta e sicura. Per una donna ciò vuol dire poter riconquistare quell’integrità fisica e psichica necessaria per un adeguato reinserimento sociale e lavorativo. Inoltre le donne sottoposte a ricostruzione mammaria vivono in modo assai positivo la possibilità di evitare l’uso di una protesi esterna e di indossare liberamente ogni tipo di abito o di costume da bagno senza che si possa intuire che sia stato effettuato un intervento di chirurgia plastica.

Ezio Nicola Gangemi
Chirurgo Plastico
Gruppo Examina

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