La ricostruzione mammaria – parte II

RICOSTRUZIONE MEDIANTE PROTESI IN SILICONE
Gli impianti mammari attualmente più utilizzati sono le protesi in gel di silicone. Le differenze che caratterizzano ciascun impianto comprendono la forma (rotonda/anatomica), il volume, le proprietà del riempitivo in termini di densità, elasticità, biocompatibilità e la morfologia della superficie (liscia/testurizzata). Relativamente alla forma degli impianti è pratica corrente da circa una decina d’anni utilizzare protesi di profilo anatomico (“a goccia”), che meglio riproducono una forma per quanto possibile naturale della mammella.
Le protesi in silicone sono utilizzate da ormai più di 40 anni per la chirurgia ricostruttiva ed estetica della mammella con buoni risultati. Sulla base dell’esperienza clinica maturata in diversi decenni in tutto il mondo, le protesi mammarie appaiono del tutto sicure e non più soggette a limitazioni non solo in Italia ma in gran parte dei paesi occidentali.

Ricostruzione in due tempi
Questa tecnica viene utilizzata quando con la mastectomia è stata asportata una quantità di pelle tale da non esserci un’adeguata copertura in sicurezza della protesi. In questo caso viene utilizzato l’espansore mammario, cioè un particolare tipo di protesi provvisto di una valvolina attraverso la quale viene periodicamente immessa soluzione fisiologica al fine di espandere i tessuti cutanei della mammella. L’espansore funge da vero e proprio “palloncino” perché viene inserito vuoto o quasi al di sotto del muscolo grande pettorale e il suo rifornimento avviene tramite una piccola iniezione in sede valvolare fino a ottenere un volume adeguato.
Alcune settimane dopo l’intervento, in ambulatorio, si procede senza alcun dolore e in pochi minuti, al progressivo riempimento del palloncino con soluzione fisiologica attraverso un sottilissimo ago. Settimana dopo settimana il palloncino, aumentando progressivamente il suo volume, distenderà i tessuti cutanei soprastanti recuperando quanto era stato perduto a seguito dell’intervento demolitivo. È innegabile l’importante vantaggio psicologico di vedere immediatamente attenuate le conseguenze della mastectomia, tanto che sarà possibile già dopo poche settimane dall’intervento indossare abiti scollati senza bisogno di alcuna protesi esterna.
Circa sei mesi dopo il suo impianto si procede con un altro intervento chirurgico alla sostituzione dell’espansore con la protesi definitiva. In occasione della sostituzione dell’espansore con la protesi definitiva si esegue di solito un intervento di mastoplastica riduttiva e/o mastopessi a carico della mammella sana al fine di renderla simmetrica a quella ricostruita.
Vantaggi: limitato tempo operatorio e brevi periodi di ricovero.
Svantaggi: due interventi chirurgici.

Ricostruzione in un solo tempo
Con questa tecnica il ripristino della nuova mammella avviene contestualmente all’intervento di asportazione del tumore mediante l’inserimento di una protesi in sede retro muscolare.
La ricostruzione immediata con protesi può avvenire se il tipo di tumore consente un risparmio di cute mammaria sufficiente a dare copertura alla protesi. L’indicazione principe è la mastectomia con risparmio della cute e del complesso areola-capezzolo. In caso di mammelle grandi e ptosiche e, se il tipo di tumore lo consente, è possibile eseguire un tipo di mastectomia con riduzione del mantello cutaneo e il contestuale inserimento di protesi definitiva.
Vantaggi: una sola operazione e un solo periodo di ricovero e la conservazione dell’immagine corporea della femminilità e della sessualità attraverso la ricostruzione immediata può essere psicologicamente vantaggiosa e può ridurre significativamente lo stress postoperatorio.
Svantaggi: tempo operatorio aumentato e potenziale presenza di complicanze a distanza se la paziente dovrà effettuare un trattamento adiuvante.

Ezio Nicola Gangemi
Chirurgo Plastico
Gruppo Examina

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