La memoria e i suoi vuoti – parte 1

Salute Mentale - La memoria e i suoi vuoti

La memoria e i suoi vuoti

Vuoti di memoria: affrontare il dolore di non sentirsi più riconosciuti, come figli o compagni di una vita che sembra disperdersi nell’oblio.

Quanto sono importanti i ricordi per essere se stessi?

Se ci tuffiamo nel piccolo villaggio di Macondo seppur accompagnati dalla poesia di Gabriel García Marquez, e ci lasciamo catturare dalle conseguenze di una strana epidemia che toglie a ogni abitante la possibilità di richiamare dei ricordi, l’effetto che la lettura porta con sé è il riconoscimento di quanto il potere della memoria sia a un tempo immenso e fragile.

In un mondo deprivato da questa preziosa attività, come quello descritto in Cent’anni di solitudine, la comunicazione si interrompe, le persone più vicine diventano estranee, la consapevolezza di sé si frantuma. La memoria è anche l’insieme dei processi con cui gli eventi del passato influenzano le risposte future (D. J. Siegel, La mente relazionale, Raffaello Cortina editore, Milano, 2013). E se pensiamo ai modi diversi con i quali siamo soliti descrivere episodi o situazioni che appartengono al nostro passato, presto ci accorgiamo che il racconto della nostra vita si modifica nel tempo poiché continuamente noi ci modifichiamo.

Il tempo e la memoria si fondono in un intreccio difficile da districare. È il lobo temporale la regione del cervello che svolge un ruolo centrale nei processi della memoria. L’ippocampo, piccola struttura del sistema limbico, partecipa alla codifica delle informazioni e registra i tratti significativi delle nostre esperienze. L’amigdala, ghiandola a forma di mandorla, situata accanto all’ippocampo, ha un ruolo fondamentale nella regolazione degli aspetti emotivi della memoria.

Essa può usare le informazioni sensoriali per stabilire rapidamente se una situazione è così pericolosa da doverci allontanare o se vale la pena affrontarla. (D. L. Schacter, Alla ricerca della memoria, Fabbri Editori, Milano, 2007). Per comprendere chi siamo e cosa diventeremo a volte ci basiamo su ricordi che potrebbero svanire, mutare o rafforzarsi con il trascorrere del tempo. La memoria vissuta è quella delle nostre emozioni, quel luogo di esperienze interiori che si dilatano e si restringono in correlazioni misteriose accompagnandoci nel corso degli incontri con l’ambiente che abitiamo.

Il dialogo tra l’oblio
e la memoria è il dialogo
tra l’ombra e la luce,
tra il silenzio e la forma,
tra il nascosto e il visibile

Le emozioni ferite
di Eugenio Borgna

Quando in studio accolgo persone disorientate dagli effetti di una demenza diagnosticata a persone care, le domande che ritornano ruotano intorno al dubbio doloroso di non sentirsi più riconosciuti, come figli o compagni di una vita che sembra disperdersi nell’oblio.

Il morbo di Alzheimer è una delle forme di demenza più frequenti nonché una malattia del cervello che provoca un declino progressivo delle capacità di memoria, del pensiero e del ragionamento. Si dimenticano informazioni apprese di recente o date importanti. Si confondono i tempi, i luoghi e i termini corretti per nominare gli oggetti cui ci si riferisce. Il decorso è generalmente lento e i disturbi cognitivi possono comparire anche anni prima della formulazione della diagnosi. In fase diagnostica si eseguono esami clinici, Tac cerebrali e si somministrano test neuropsicologici per escludere altre cause che potrebbero indurre sintomi analoghi.

A livello affettivo ed emotivo si sperimentano depressione, ansia, angoscia, mentre sul versante comportamentale e della personalità si riscontrano agitazione, aggressività, apatia e reazioni paranoiche. Ricordo una paziente disorientata e addolorata dalle accuse del papà ammalato il quale, non trovando il portafoglio dove diceva di averlo lasciato, le diede della “ladra” davanti al medico in visita domiciliare.

Un’altra forma di deficit cognitivo dovuta a lesioni cerebrali multiple provocate dall’interruzione della circolazione sanguigna cerebrale conseguente a eventi come ictus o emorragie cerebrali, o patologie croniche è la demenza vascolare. Tra i sintomi cognitivi si presentano confusione, difficoltà di concentrazione, di apprendimento, del linguaggio, disturbi dell’equilibrio, aumento del bisogno di urinare o fatica nel controllare lo stimolo, tendenza all’impulsività, agitazione, depressione.

Su questo tipo di patologia è possibile intervenire sul versante preventivo controllando alcuni fattori di rischio, in particolare l’ipertensione arteriosa e il diabete (DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014). L’esperienza negli anni di attività di sostegno ai familiari si è diversificata a seconda della disponibilità a frequentare dei gruppi piuttosto che preferire un percorso individuale. La direzione intrapresa è quella che accompagna il familiare, attraverso l’informazione, la presa in carico e il contenimento del senso di colpa, della depressione, della rabbia e del dolore che sperimenta, nell’affrontare concretamente un quotidiano che percepisce come “stravolto”.

Ma quando di un lontano passato non rimane più
nulla… l’odore e il sapore permangono a lungo…
come anime… a sorreggere senza tremare… l’immenso edificio del ricordo

Alla ricerca del tempo perduto: Dalla Parte di Swann
di Marcel Proust

Gladys Pace
Psicologa-psicoterapeuta, specialista in Psicologia clinica

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