La danza dell’umore – parte 1

Salute Mentale umore

Il variare degli stati emotivi a volte sconfina nella patologia, pur con diversi gradi di intensità

L’umore è quello stato emotivo interno che influenza i nostri vissuti in termini di qualità e di intensità e condiziona i nostri pensieri, i nostri comportamenti, la volontà. Le alterazioni del tono affettivo possono avere forme diverse. E se l’inquadramento diagnostico secondo il Dsmiv (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) distingue tra disturbi depressivi, bipolari, disturbi dovuti a una condizione medica generale e disturbi indotti da sostanze, un’ulteriore distinzione va fatta tra i cosiddetti episodi di depressione maggiore, maniacali, ipomaniacali e misti.

Un tono dell’umore altalenante al punto da far sentire la persona in uno stato così diverso nel giro di poche ore da pensare di avere una doppia personalità o uno stato di apatia, che impedisce di fare qualsiasi attività tra quelle amate fino a poco tempo prima, sono tra le ragioni che possono indurre il soggetto o i familiari a rivolgersi a un terapeuta.

Tra i criteri per valutare se il tono dell’umore può dirsi patologico ci sono reazioni emotive inadeguate agli eventi (come una reazione euforica a un lutto), il numero e la gravità dei sintomi, la qualità dell’umore (per esempio una tristezza che va oltre la tristezza) e una menomazione del funzionamento sociale e lavorativo. I sintomi segnali di malessere possono essere un umore sotto tono o eccessivamente su di tono o ancora un’alternanza tra i due stati.

Episodio ipomaniacale

Per “episodio ipomaniacale” si intende quando per un periodo circoscritto di tempo l’umore risulta elevato in maniera persistente, il corso del pensiero è accelerato, con idee di grandezza o di persecuzione, si è iperattivi a livello motorio e verbale, l’appetito si modifica, il sonno è alterato, si dorme di meno e aumenta il desiderio sessuale.

“Non mi ritrovai pazza da un giorno all’altro…
mi resi gradualmente conto che la mia vita e la mia mente andavano sempre più veloci, fino a girare all’impazzata completamente fuori controllo…
lavoravo moltissimo e, ripensandoci, dormivo molto poco”

Una mente inquieta
di Kay Redfield Jamison

La psichiatra americana Kay Redfield Jamison, insegnante e ricercatrice, tra i maggior esperti al mondo della malattia bipolare racconta, nel testo citato, l’incontro personale e professionale con la malattia maniaco-depressiva:
«Divenni, per necessità e per inclinazione intellettuale, una studiosa dell’umore. È stato l’unico modo che conosco per comprendere e accettare la mia malattia, e anche per cercare di migliorare la vita di altre persone affette da disturbi dell’umore».

Disturbo bipolare

Il disturbo bipolare si manifesta attraverso un’oscillazione e il conseguente passaggio da un versante depressivo ad un versante euforico. Si parla di ciclotimia quando la sintomatologia è più attenuata.

Durante i periodi di esaltazione oltre a sentirsi bene la persona che vive questo stato è di solito molto attiva e ben lontana da ogni ipotesi di richiesta di aiuto. Il più delle volte sono i familiari a chiedere una consulenza per gestire i comportamenti fuori dalla norma che rompono l’equilibrio familiare. Possono esserci, per esempio, spese ingenti e al di sopra delle possibilità personali motivate dall’impulso irrefrenabile a comprare, una tendenza alla lite o dei deliri di onnipotenza. In questi casi i gruppi aperti ai familiari rappresentano per questi ultimi l’opportunità di confrontarsi con persone che condividono lo stesso genere di difficoltà e il sostegno che ne traggono si riflette sull’intero sistema familiare.

Frequentemente anche di fronte a disturbi depressivi, che si esprimono, sul versante fisiologico, con un’alterazione dell’appetito e del sonno, con affaticabilità, calo dell’energia e dell’interesse e, su versante del sé, con una riduzione dell’autostima o pensieri di morte, sono i familiari più stretti a chiedere aiuto.

Gladys Pace
Psicologa–psicoterapeuta, specialista in Psicologia clinica

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