La danza dell’umore – parte 2

Salute Mentale umore

Il variare degli stati emotivi a volte sconfina nella patologia, pur con diversi gradi di intensità

La mia esperienza con persone sofferenti di forme diverse di disturbi dell’umore – anche nelle situazioni in cui la presa in carico è condivisa con colleghi psichiatri che seguono la parte psicofarmacologica – mi ha portato ripetutamente a esplorare l’incontro con il limite. Quella soglia che separa e congiunge in ogni istante nel quale il paziente descrive di essere guidato dal desiderio è la porta dinanzi alla quale ci si trova sovente durante la terapia tra un apri e chiudi che ritorna, seduta dopo seduta, al centro di un lavoro importante di recupero del sé.

Il Sè

Il Sé è l’insieme di aspettative, attitudini, significati e sensazioni che ci caratterizzano e che si forma nell’interazione con altri individui. E il cammino che si arriva a percorrere con persone il cui umore tende a saltellare da un estremo all’altro, per quanto tortuoso in certi momenti, accelerato o rallentato in altri, è in molti casi un cammino di scoperta.

Tra i pazienti che, terminata la loro terapia, ho ritrovato anni dopo, il numero di coloro che sono riusciti a incanalare la loro energia in progetti importanti è decisamente rilevante. Ci sono esperienze che ci costringono a mettere alla prova i limiti della nostra mente mentre la vita ci mostra – come scrive Remo Bodei nel Limite (2016) – che «il desiderio e il piacere non conoscono limiti».

Prendersi uno spazio di ascolto, per quanto inizialmente sia un movimento difficile da realizzare per diverse ragioni tra le quali, per esempio, il non sentirsi continuamente in uno stato di disagio, coincide nel tempo con il concedersi un luogo dove pensare e questa può essere la strada attraverso cui si scopre che la narrazione può aiutare a mettere da parte un pensiero giudicante, ad andare oltre la superficie dei fatti e a far posto alla ricerca di senso.

“Senza una risposta e una soluzione e dall’interno, le vicende e le complicazioni della vita, alla fine, significano poco.”

Ricordi, sogni, riflessioni
di Carl Gustav Jung

Il disturbo affettivo stagionale

Ci sono persone che riconoscono un’alternanza dell’umore in certi periodi dell’anno e in poche sedute si comprende quanto il disturbo sia riconducibile a un disturbo affettivo stagionale che si manifesta attraverso alcuni sintomi determinati tendenzialmente dall’arrivo dell’autunno, in inverno o più raramente in primavera.

Tra i sintomi si ha un’energia ridotta, eccessiva stanchezza, un incremento di desiderio di sonno e cibo, o, al contrario, inappetenza e insonnia, sbalzi d’umore, ansia, suscettibilità e un calo del desiderio sessuale. Per fare diagnosi ci si accerta che questi sintomi e vissuti siano stati sperimentati per almeno due anni consecutivi, nel corso della stessa stagione ogni anno, che i periodi di depressione siano stati seguiti da periodi senza depressione e che non ci siano altre spiegazioni direttamente legate al cambiamento di umore.

Solitamente in estate la sintomatologia migliora o si ha una remissione. C’è naturalmente una variabilità da persona a persona, tuttavia un discreto numero di pazienti con questo tipo di disturbo beneficia della psicoterapia talvolta integrata con terapia farmacologica. Alcuni pazienti hanno imparato a riconoscere e modificare quei comportamenti e pensieri che aumentavano il malessere.

Altri hanno imparato a gestire lo stress, a privilegiare l’esercizio fisico e a esporsi il più possibile alla luce in quanto la riduzione di luce solare nei mesi più freddi può disturbare l’orologio interno del corpo, causare un calo di un neurotrasmettitore cerebrale che incide sull’umore, la serotonina, innescare la depressione. Peraltro anche i livelli di un ormone naturale, la melatonina, coinvolto nel ritmo del sonno, possono essere modificati con il cambio di stagione. Aprirsi uno spazio di cura, quindi, può in questo caso anche voler dire individuare e adottare nuove strategie per affrontare i disturbi.

Le parole che curano sono quelle animate dalle nostre emozioni. Le emozioni sono infinite, spesso sconfinano le une nelle altre, si manifestano attraverso il corpo. “La danza dell’umore” è uno dei percorsi di Scrittura e Cura* sviluppato con persone che presentano disturbi dell’umore e con i familiari. La pratica di Scrittura e Cura è uno strumento utile a stimolare l’espressività di chi si sperimenta, nel rispetto di tempi e modalità che si definiscono a ogni incontro e la cui direzione guarda alla ricerca di nuovi equilibri. Talvolta le esperienze eccezionali sono quelle in grado di accendere la scintilla che illumina quanto abbiamo sotto gli occhi e che rischiavamo di non vedere.

* Il metodo, presentato nei precedenti articoli “Scrittura e cura” parte 1 e parte 2, prevede l’ausilio della scrittura nell’accompagnare il soggetto verso la cura di sé.

Gladys Pace
Psicologa–psicoterapeuta, specialista in Psicologia clinica

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