In caso di disfagia – parte 1

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La disfagia
Alcuni dei campanelli d’allarme che devono far pensare alla disfagia, cioè l’impossibilità o il rallentamento nella deglutizione autonoma sono: voce gorgogliante, tosse soprattutto in coincidenza con la deglutizione, residui alimentari in bocca e possibile fuoriuscita di cibo dal naso. La deglutizione è la capacità di convogliare sostanze solide, liquide, gassose o miste dall’esterno allo stomaco.
Questo atto, che normalmente si dà per scontato, è necessario per fornire un adeguato apporto nutrizionale all’organismo, saziare la sete e soddisfare l’appetito, inoltre ha anche una componente psicologica, soddisfacendo il piacere del gusto (del sapore e profumo del cibo) e svolgendo un ruolo nella socializzazione, vista l’abitudine di stare insieme agli altri mangiando. Proprio questo meccanismo naturale e così importante viene alterato nella persona con disfagia, che presenta difficoltà o impossibilità nel masticare il cibo, preparare il bolo e deglutirlo.
Le complicazioni
La disfagia rappresenta tuttora un argomento poco conosciuto. Eppure espone il paziente a importanti rischi, come infezioni respiratorie, polmoniti ab ingestis, malnutrizione, disidratazione e può essere fatale. Non è un problema che va sottovalutato: il 45% dei pazienti con disfagia grave, quella che presenta aspirazione, muore purtroppo entro 1 anno. A causa della malnutrizione diminuiscono la velocità di guarigione ferite, le funzionalità intestinale, muscolare e ventilatoria e la risposta immunitaria.
Di contro, aumentano la morbilità, l’uso di farmaci, la durata delle degenze e delle riabilitazioni, il rischio di infezioni e quello stesso di mortalità. In questo campo il farmacista può dare un considerevole aiuto grazie alle armi a disposizione nella sua farmacia, con il risultato di un miglioramento dello stato di salute e della qualità di vita. I pazienti disfasici hanno spesso problemi a livello di igiene del cavo orale. Non sono infatti rare parodontopatie, mucosite, candidosi e xerostomia.
La gestione del paziente
È fondamentale individuare precocemente il disturbo e attuare tempestivamente percorsi specifici di trattamento: nutrizione sicura, tecniche rieducative, posture compensatorie e modifiche delle consistenze alimentari. La gestione dei pazienti con questa patologia è molto complessa e richiede un lavoro sinergico di un team multidisciplinare. La figura professionale di riferimento rimane il medico di famiglia per il paziente domiciliare e il medico di reparto per il paziente ricoverato: dovrebbe essere il perno attorno al quale viene costruita la continuità terapeutica.
Il team deve inoltre essere composto da professionisti quali neurologo, pneumologo, geriatra, fisioterapista, neuropsicologo, infermiere, logopedista, dietista, nutrizionista, ORL-foniatra, geriatra, pneumologo, gastroenterologo e il farmacista, che può integrare il lavoro con i supporti alla nutrizione. Ovviamente è cruciale poi il supporto continuo dei parenti. Una volta accertata la diagnosi, è importante che a paziente e familiari vengano date indicazioni chiare e complete sui comportamenti alimentari corretti, a cominciare da come modificare e impostare la nutrizione, fino alle posture adeguate.
La riabilitazione svolge un ruolo cruciale nel prevenire le complicazioni, una corretta dieta il rischio di malnutrizione e disidratazione. Molto importante è anche la postura. La corretta gestione non solo permette una migliore condizione fisica del paziente ma anche una migliore tono dell’umore e una maggiore vita sociale. Talvolta è possibile ripristinare, parzialmente o totalmente, la funzione deglutitoria.
È importante una regolare rivalutazione e con una frequenza relativa alle caratteristiche cliniche della disfagia e allo stato nutrizionale, da un professionista competente nella gestione della disfagia. Purtroppo diversi fattori ostacolano la corretta gestione di questa malattia. Innanzitutto vengono in genere sottovalutati i sintomi, inoltre vi sono differenze strutturali e organizzative anche significative nei servizi di afferenza. Ne consegue una offerta di presa in carico troppo spesso quantitativamente ridotta, la carenza di reti di servizi specializzati, di risorse, apparecchiature e strumenti di valutazione e gestione. È importante che il paziente e i suoi familiari cerchino un centro di riferimento e si facciano seguire nel modo migliore.
Paola Gregori
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