Gambe pesanti – parte 1
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Inestetismi e gambe pesanti
Inestetismi e gambe pesanti potrebbero essere il segnale di una patologia sottostante, la malattia venosa cronica
Senso di gonfiore e pesantezza alle gambe, dolore e indolenzimento, spesso associati alla comparsa di capillari e varici: per più di una donna su due si tratta di fastidi occasionali abbastanza comuni, che possono dipendere dal clima (con il caldo i vasi sanguigni, dilatandosi, rallentano la circolazione periferica), dalla familiarità e dall’invecchiamento.
Ma solo tre su dieci sanno che inestetismi e disturbi alle gambe potrebbero essere il segnale di una patologia sottostante, la ‘malattia venosa cronica’ (Mvc) che interessa fino all’80 per cento della popolazione, le donne tre volte di più degli uomini, e che può insorgere già a partire dai trent’anni.
La MVC vista da vicino
«La malattia venosa cronica è una patologia causata da disfunzioni nei meccanismi di ritorno del sangue dalla periferia verso i polmoni», spiega il professor Angelo Santoliquido, responsabile dell’unità di Angiologia, Fondazione policlinico universitario A. Gemelli di Roma. «Nelle vene degli arti inferiori, il sangue, sospinto dai muscoli e dalla pompa plantare, deve compiere un percorso contro la forza di gravità, possibile solo grazie a valvole che si aprono al suo arrivo e si richiudono a passaggio avvenuto, per impedire che ritorni verso il basso.
Già verso i trent’anni, però, complici anche vari fattori predisponenti, questo complesso di azioni non è perfettamente funzionante, perché le pareti delle vene cominciano a perdere elasticità e le valvole tendono a dilatarsi, provocando tutta una serie di disturbi come sensazione di gonfiore e pesantezza alle gambe (da ferme o svolgendo comuni attività quotidiane come cucinare, stirare, ecc.), dolori, formicolii e crampi ai polpacci e alle caviglie, prurito».
Al manifestarsi di questi campanelli d’allarme è sempre consigliabile rivolgersi allo specialista angiologo, per una corretta diagnosi e un tempestivo trattamento della malattia, affinché non evolva in insufficienza venosa. Quest’ultima è di per sé un’altra patologia, propria degli stadi più avanzati della malattia venosa, in cui si instaurano dei meccanismi tali che portano alla formazione di vene varicose, le quali a loro volta possono degenerare in edemi e ulcere, fino ad arrivare all’evenienza estrema della trombosi.
Fattori di rischio
Ne sono stati identificati diversi che possono favorire l’insorgenza della malattia venosa cronica: alcuni modificabili, altri no. Tra i primi rientra senz’altro il fattore genetico: avere un genitore o un nonno che abbia sofferto o che soffra di problematiche venose, predispone in maniera rilevante alla Mvc. Alla familiarità si aggiungono poi l’appartenenza al sesso femminile (ma ne è interessato anche il 20-40 per cento degli uomini) e l’età (trattandosi di una patologia a carattere degenerativo, tende a peggiorare con il passare degli anni).
Tra i principali fattori di rischio modificabili, invece, abbiamo l’incremento ponderale, la sedentarietà (o la pratica di un’attività sportiva che comporta un carico eccessivo sugli arti inferiori), la postura e l’appoggio plantare che, specie in estate, per le donne può essere influenzato negativamente dall’utilizzo di scarpe basse (senza tacco) che costringono il piede in una posizione innaturale, ostacolando l’articolazione corretta e quindi la circolazione sanguigna.
Ma anche il consumo eccessivo di alimenti sodio retentivi (come cibi in scatola, insaccati, formaggi), che favoriscono l’accumulo di liquidi, peggiorando i sintomi e i segni della malattia venosa. Altri elementi che possono esporre maggiormente alla malattia sono la gravidanza e la prolungata assunzione di ormoni durante la vita fertile.
La diagnosi
Dopo l’osservazione medica e l’anamnesi del paziente, lo si sottopone a ecocolordoppler per la valutazione della funzionalità delle vene. Si tratta di una metodica diagnostica non invasiva, che non richiede mezzi di contrasto e permette la visualizzazione ecografica dei principali vasi sanguigni e lo studio del flusso ematico al loro interno.
Claudio Buono
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