Finalmente il sole – parte 1
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Facciamo baciare i nostri bimbi dalla luce del sole
La bella stagione è il momento per trascorrere tante ore all’aria aperta e al sole. Al parco o in villeggiatura facciamo baciare i nostri bimbi dalla luce solare, ma in tutta sicurezza
All’aria aperta
La primavera coincide con il momento di uscire di casa: le mamme non aspettano altro che le prime giornate di sole per portare i bambini ai giardinetti sotto casa, al parco, in gita fuori porta e poi in vacanza. Stare all’aria aperta è fondamentale per lo sviluppo psicofisico dei bambini: se alcuni studi sostengono che sia importante esporli anche nella stagione invernale, è vero che in primavera e in estate è più facile e piacevole.
Esporsi ogni giorno
I benefici dello stare all’aria aperta sono tanti, il più conosciuto è senz’altro l’effetto sulla crescita. Infatti, per quanto riguarda lo sviluppo dello scheletro, l’esposizione alla luce solare aumenta la produzione di vitamina D fondamentale per la produzione dell’ormone della crescita. Così come è nota, l’influenza sul tono dell’umore dell’esposizione al sole e alla natura. Meno conosciuto è, invece, l’effetto preventivo nel rallentamento dello sviluppo della miopia: secondo un recente studio l’esposizione alla luce solare aiuta a prevenire la miopia o a rallentarne la progressione.
I benefici dello stare all’aria aperta sono tanti, il più conosciuto è senz’altro l’effetto sulla crescita. Infatti, per quanto riguarda lo sviluppo dello scheletro, l’esposizione alla luce solare aumenta la produzione di vitamina D fondamentale per la produzione dell’ormone della crescita. Così come è nota, l’influenza sul tono dell’umore dell’esposizione al sole e alla natura. Meno conosciuto è, invece, l’effetto preventivo nel rallentamento dello sviluppo della miopia: secondo un recente studio l’esposizione alla luce solare aiuta a prevenire la miopia o a rallentarne la progressione.
I ricercatori della Queensland University of Technology di Brisbane (Australia), investigando sulle cause di una maggiore incidenza della miopia rispetto al passato, hanno capito che lo sviluppo della miopia non sarebbe dovuto tanto al tempo trascorso davanti a televisione, smartphone, o computer, quanto alla mancanza di un’adeguata esposizione alla luce naturale. Pertanto, secondo la conclusione dello studio,
per ridurre la comparsa del disturbo visivo, bisognerebbe spingere i bambini a giocare all’aperto tutti i giorni, per almeno due ore.
Per arrivare a queste conclusioni hanno coinvolto 101 ragazzini, tra 10 e 15 anni, di cui 41 soffrivano di miopia. A questi bambini è stata misurata la vista quattro volte in 18 mesi. Inoltre, hanno chiesto loro d’indossare per due settimane in estate, e due settimane in inverno, un dispositivo da polso capace di rilevare l’esposizione alla luce solare.
Al termine dell’esperimento, è emerso che i bambini che trascorrevano più tempo all’aperto correvano meno rischi di sviluppare la miopia, rispetto a quelli che restavano spesso a casa. Inoltre, una maggiore esposizione alla luce del sole aveva rallentato la progressione del disturbo nei miopi. Viceversa, i bambini che sono stati poco esposti alla luce esterna hanno manifestato un peggioramento della vista.
Non bisogna esagerare
È anche vero che, se il sole fa bene su diversi fronti, può recare danni alla pelle: la soluzione è esporre i bambini con intelligenza e proteggere adeguatamente la loro pelle, infatti, nella cute la quantità di melanina, il pigmento della pelle che viene attivato dai raggi solari e che ha funzione protettiva, è minima nelle prime fasi della vita per poi aumentare progressivamente con lo sviluppo.
Studi epidemiologici hanno dimostrato che l’esposizione intensa al di sotto dei 15 anni esercita effetti nocivi alla pelle a lungo termine, manifestandosi con un effetto ad accumulo: scottature solari più o meno gravi in tenera età possono causare danni gravi e irreversibili che si manifestano in età adulta. Infatti, si è scoperto che il rischio di tumore della pelle sarebbe in gran parte determinato dal modo in cui si è stati protetti dalle radiazioni Uv nei primi anni di vita, mentre i cambiamenti comportamentali successivi avrebbero una minor capacità di prevenire questi tumori.
Chiara Romeo
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