Fibromialgia: la “malattia invisibile”

MICROBIOTA INDAGATO SPECIALE: SEMPRE PIÙ CHIARO IL RUOLO DELLA FLORA BATTERICA INTESTINALE NELLA MALATTIA.
L’hanno definita la ‘malattia invisibile’, perché i pazienti hanno un aspetto sano e ricevono una diagnosi con difficoltà. Eppure è una delle malattie reumatiche in assoluto più diffuse: solo in Italia si stima che ne siano affetti dai tre ai quattro milioni di individui, in maggior parte donne. Stanchezza al risveglio, dolore, senso di fatica, concomitanza di sintomi gastroenterologici come gastrite e colite, mal di testa e vertigini sono i segni che più spesso vengono riferiti.
Più che di una patologia a carico di muscoli e tendini, le più recenti ricerche considerano la fibromialgia un disturbo a carico del Sistema Nervoso Centrale, in cui il dolore viene percepito in eccesso. Ma c’è di più: “Fino al 70-75% dei pazienti che presentano diagnosi di colon irritabile sono poi classificabili come fibromialgici e viceversa: il 60% dei fibromialgici lamenta problemi di colon irritabile e presenta una comorbidità accentuata con la celiachia (intolleranza al glutine)” sostiene il professor Menotti Calvani, Specialista in Neurologia e nutrizionista.
”Clinici e ricercatori hanno studiato a fondo” prosegue Calvani “se esistesse una correlazione tra malattia e sintomi gastrointestinali, sospettando, a ragione, un ruolo del ‘microbiota’ ossia la composizione della flora batterica intestinale, oggi ‘indagato speciale’ in una molteplicità di condizioni che includono l’obesità e i disturbi dell’umore. È noto che la flora batterica comunichi con il cervello attraverso uno specifico asse ‘microbi-intestinocervello’, giacché nel colon sono presenti e ben attivi la quasi totalità dei neurotrasmettitori cerebrali che agiscono su un folto gruppo di neuroni intestinali, quasi 500 milioni”.
Se l’intestino del feto è sterile, questa condizione cambia immediatamente in quanto i batteri intestinali sono trasmessi dalla madre durante il parto e poi modificano la loro qualità con la dieta. 10 volte più numerosi delle cellule propriamente umane, i batteri presenti nel corpo umano si suddividono in migliaia di ceppi e altrettanti DNA. Le scoperte sulle proprietà del microbiota sono recenti e comprendono, oltre ad un effetto barriera contro gli agenti esterni, una funzione immunologica con azioni regolatorie e pro-infiammatorie, sino al metabolismo di grassi e zuccheri. A seconda di ciò che mangiamo o dei farmaci che assumiamo, selezioniamo batteri favorevoli o meno creando una sorta di ‘impronta individuale’ che ci predispone ad una lunga serie di condizioni.
Anche all’Università del Maryland suggeriscono ai propri pazienti una dieta corretta e variata che possa migliorare i sintomi della patologia passando attraverso un miglior stato di salute del microbiota: frutta e verdura con predilezione per i vegetali dotati di proprietà antiossidanti come mirtilli e ciliegie, spinaci e peperoni, poi cereali integrali e riso nero per aumentare l’apporto di fibre, cui aggiungere proteine derivate da carne bianche, pesce di mari freddi e soia. Pollice verso per cibi pronti, precotti e industriali. “Alcuni pazienti fibromialgici” interviene il Professor Bruzzese, Presidente SIGR (Società Italiana GastroReumatologia) “presentano una ‘sensibilità al glutine’, condizione diversa dalla celiachia e che viene diagnosticata con una biopsia intestinale. Una ricerca del 2014 apparsa su Rheumatology International ha rivelato come eliminando il glutine dalla dieta di un campione di soggetti si otteneva una significativa riduzione del dolore e un miglioramento della qualità di vita”.
La buona notizia è che in parte possiamo dotarci di un microbiota sano. “La ricerca ci sta dicendo che la soluzione potrebbe risiedere – conclude il professor Menotti Calvani – nel dotarci di una flora batterica amica. Circa un secolo fa per combattere le malattie del cervello si toglieva il colon (!), nello stesso periodo il premio Nobel Mechnikov proponeva di cambiare il microbiota con lo yogurt: potrebbe essere, quest’ultima, l’idea vincente. A patto però di inserirci i microbi giusti”.

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