Dalla ricerca un aiuto per il controllo del Parkinson – parte II

“Il trattamento genera un’andatura più stabile e riduce le difficoltà del cammino, aspetti che migliorano la qualità della vita delle persone con Parkinson specialmente negli stadi avanzati in cui il quadro motorio è maggiormente compromesso” afferma la Dottoressa Francesca De Pandis Responsabile del Centro Parkinson del San Raffaele di Cassino, che chiosa “anche i risultati di questo studio sembrano confermare che la AMPS rappresenti una terapia promettete per la riabilitazione motoria dei pazienti”.
Questo nuovo studio arricchisce le evidenze di studi precedenti che documentano l’efficacia della terapia AMPS nel migliorare quei parametri motori tipici del Parkinson e che costituiscono una delle principali cause di peggioramento della qualità della vita, con impatto anche sui nuclei familiari dei pazienti. L’AMPS è una interessante terapia che permette alle persone con Parkinson di recuperare prima e mantenere poi una indipendenza motoria ed una sicurezza di cammino, con riduzione del rischio di cadute; è un approccio di fondamentale importanza negli stadi avanzati della malattia e, soprattutto, per tutti quei tanti pazienti che soffrono del sintomo del Freezing della Marcia, per il quale ad oggi non sono conosciuti trattamenti efficaci.
Nel trial clinico sono stati arruolati 35 pazienti affetti da Parkinson diagnosticato in base a criteri internazionali. Durante lo studio, i pazienti sono stati studiati in fase “off” con la sospensione notturna del trattamento farmacologico anti Parkinson. Ogni paziente è stato trattato con un singolo trattamento AMPS, che si basa su 4 cicli di stimolazione, durante ognuno dei quali ciascuna delle 4 aree target nei piedi viene sollecitata dallo stimolatore con una proceduta brevettata. Durante l’erogazione della terapia il paziente rimane sdraiato e non deve compiere nessuna attività particolare. Le misurazioni delle prestazioni motorie sono avvenute prima e subito dopo la stimolazione (acuto) tramite un sensore inerziale wireless che ha calcolato movimenti ed accelerazioni nelle diverse direzioni, trasmettendo i dati via connessione Bluetooth a un computer dotato dell’apposto software di elaborazione.
Un ulteriore obiettivo era verificare l’effetto del trattamento nel tempo, in base alla ripetizione delle stimolazioni: rimangono gli effetti positivi? Ha documentato questo aspetto un altro studio clinico, recentemente pubblicato sull’International Journal of Rehabilitation Research, nel quale sono stati studiati gli effetti a medio e lungo termine della terapia AMPS, erogata con il dispositivo brevettato. È stato osservato che, dopo un ciclo di tre settimane di stimolazioni, due a settimana, i principali parametri motori mantengono i benefici, già apprezzabili, misurati in acuto dopo la prima stimolazione. Inoltre, mentre tali miglioramenti rimangono nella misurazione effettuata
48 ore dopo l’ultimo trattamento di stimolazione GONDOLA®, a distanza di dieci giorni dall’ultimo trattamento gli effetti benefici mostrano un trend di regressione verso i valori iniziali pre-ciclo di stimolazioni. Questo ha anche permesso di definire le modalità di somministrazione più corretta per mantenere gli effetti, e cioè che il trattamento erogato dal dispositivo GONDOLA®, per consentire al paziente di mantenere i benefici nel tempo, deve essere ripetuto due volte a settimana in via continuativa. In questo studio sono stati arruolati 18 pazienti con Parkinson idiopatico, e un gruppo di controllo di 15 individui sani e di età comparabile; per verificare i benefici a medio-lungo termine della Stimolazione AMPS sui parametri chiave dell’andatura quali la lunghezza del passo, andatura, velocità media, velocità di rotazione e cadenza del passo.
“Lo studio ha evidenziato che i benefici permangono con la ripetizione del trattamento, consentendo ai pazienti un mantenimento delle nuove capacità motorie, a vantaggio della riduzione dei sintomi tipici della malattia” spiega il Professor Fabrizio Stocchi, Responsabile del Centro per la cura e la diagnosi del Parkinson dell’IRCCS San Raffaele Pisana di Roma. Sono state erogate 6 stimolazioni ogni 3/4 giorni a pazienti in off farmacologico, le misurazioni sul cammino sono state effettuate prima e dopo la stimolazione iniziale (in acuto), dopo la sesta stimolazione, poi 48 ore e dieci giorni dopo l’ultima stimolazione. Lo studio ha mostrato gli effetti positivi sulla bradicinesia (la lentezza di movimento), sulla lunghezza del passo e sulla stabilità del cammino. I parametri mantengono il miglioramento nel periodo del ciclo di sei stimolazioni, mentre già a dieci giorni di distanza dall’ultima stimolazione si misura un regresso dei benefici, con un ritorno verso i problemi motori presenti prima dell’inizio del trattamento.

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