Dalla ricerca un aiuto per il controllo del Parkinson – parte I
Una particolare stimolazione automatica meccanica periferica produce risultati migliori negli stadi avanzati della malattia. Uno studio italiano conferma che la regolare erogazione della terapia consente di mantenere i benefici sui sintomi motori.
L’impatto della malattia di Parkinson, patologia in crescita che interessa solo in Italia quasi 250mila pazienti, è gravato dall’evidenza che alcuni sintomi motori – soprattutto nelle fasi intermedia e avanzata della malattia – non hanno adeguata risposta alle terapie farmacologiche, un aspetto che ha effetti sulla vita quotidiana e sulla sua qualità. Il soggetto malato presenta disturbi che impattano sulla capacità di muoversi, anche all’interno delle mura domestiche, e restringe progressivamente la sua autonomia.
Da diversi anni un gruppo di ricercatori svizzeri ha sviluppato un nuovo trattamento non invasivo con l’obiettivo di consentire ai pazienti di migliorare il controllo dei sintomi motori senza la necessità di aggiungere ulteriori terapie farmacologiche a quelle già in uso; per raggiungere tale obiettivo, hanno focalizzato la propria attenzione sul sistema nervoso periferico, che, come si sa, ha una sensibilità ridotta nei soggetti con Parkinson. Questa intuizione ha portato alla messa a punto di una tecnica di stimolazione e di un dispositivo meccanico per erogarla in modo automatico. I risultati di uno studio italiano recentemente pubblicato sul Journal of Parkinson’s Disease mostrano come la terapia AMPS, erogata con il dispositivo medico GONDOLA®, sia in grado di indurre miglioramenti nei parametri spazio-temporali del cammino in persone con Parkinson. In particolare, è stato documentato il collegamento tra la condizione clinica del paziente (cioè con la gravità dei sintomi motori) con la percentuale di miglioramento nei principali parametri del cammino (lunghezza del passo, velocità, cadenza e propulsione) dopo l’Automated Mechanical Peripheral Stimulation) che si riscontrano dopo il trattamento: più compromessa è la situazione clinica e maggiore è il miglioramento ottenuto. In particolare, lo studio evidenzia come i valori medi dei parametri motori dei pazienti Parkinson dopo il trattamento mostrino un avvicinamento apprezzabile a quelli del gruppo di controllo di persone sane.
Lo studio, condotto dal Professor Fabrizio Stocchi, Responsabile del Centro per la cura e la diagnosi del Parkinson dell’IRCCS San Raffaele Pisana di Roma, ha coinvolto un gruppo di 35 pazienti a diversi stadi di avanzamento della patologia (scala Hoehn & Yahr), sottoposti a una seduta di terapia AMPS somministrata con il dispositivo e i risultati sono stati anche confrontati con quelli di un gruppo di controllo di 35 soggetti sani con analoghe caratteristiche fisiche.
Rispetto alle misurazioni effettuate prima della stimolazione e al gruppo di controllo, una seduta di terapia AMPS ha prodotto un miglioramento medio del 14,85% nella lunghezza del passo, del 14,77% nella velocità del cammino e del 29,91% nella propulsione. Questi risultati sono molto importanti e sono coerenti con quelli di un precedente studio nel quale si è anche mostrato come, con la regolare ripetizione bisettimanale delle sessioni di stimolazione AMPS, i nuovi parametri motori si mantengano nel tempo.
Lo studio condotto ha inoltre mostrato una correlazione tra lo stadio di avanzamento del Parkinson, misurato con la scala H&Y (Hoehn&Yahr) comunemente usata per definire lo stadio clinico, e la percentuale di miglioramento.
Questo conferma le evidenze cliniche riportate dai pazienti, che riportano benefici maggiormente apprezzabili quando il quadro clinico è più compromesso.
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