Cuore di donna

Appare ormai superato nel mondo occidentale il vecchio retaggio culturale che faceva ritenere la donne al riparo dalle malattie cardiovascolari che sono, al contrario, la principale causa di morte per entrambi i sessi.
Benché, grazie alle moderne terapie, la mortalità per malattie cardio-vascolari sia in diminuzione, purtroppo il miglioramento della prognosi riguarda prevalentemente il sesso maschile. In Italia le malattie cardiovascolari risultano responsabili di circa il 46,8% di tutte le morti nelle donne e del 37% negli uomini.
La cardiopatia ischemica è determinata da un ostruzione delle arterie coronarie che non riescono a rifornire un adeguato flusso di sangue ad una parte del muscolo cardiaco (ischemia). Quando l’ischemia è transitoria la sofferenza del muscolo cardiaco è di breve durata e non si manifestano danni irreversibili al cuore. In questo caso i sintomi sono 14 di breve durata (10-15 minuti) e si parla di angina. Si definisce invece infarto l’ischemia prolungata in grado di determinare un danno irreversibile al muscolo cardiaco (necrosi) qualora non si intervenga tempestivamente; in questo caso i sintomi sono più intensi e protratti. Nell’ambito di questa patologia rimane ancora da inquadrare nel sesso femminile la diversa percezione della malattia, i sintomi di presentazione, la diversa sensibilità ai farmaci, la diversa efficacia dei test diagnostici nell’indentificare la malattia e la diversa prognosi.
Da qualche anno, finalmente, le società scientifiche hanno riconosciuto la necessità di approfondire la conoscenza sulle diverse modalità con cui le malattie cardiache, ed in particolare infarto ed angina, interessano e si esprimono nei due sessi. Ci sono voluti anni di osservazioni derivate dalla clinica e spesso “inspiegate” per rendersi conto che la patologia cardio-vascolare nella donna ha delle caratteristiche proprie e distinte da quella maschile. La malattia coronarica nelle donne ha spesso sintomi di esordio diversi da quelli classicamente descritti negli uomini, i sintomi più spesso nelle donne vengono sottovalutati o non riconosciuti. Anche l’interpretazione dell’elettrocardiogramma femminile può presentare differenze rispetto a quello maschile e queste differenze, nella donna in età fertile, possono essere influenzate dalla fase del ciclo ormonale.
La comunità scientifica, per tradizione piuttosto “maschilista”, sta acquistando consapevolezza dell’esistenza di una cardiologia “di genere”. Agli studi scientifici del secolo scorso, eseguiti su grosse popolazioni colpite da infarto ed angina, dobbiamo riconoscere il merito di avere individuato i fattori che predispongono alla malattia coronarica e l’efficacia delle diverse terapie sulla sopravvivenza in fase acuta e nel decorso successivo. Dobbiamo però contemporaneamente notare come questi studi siano stati effettuati su popolazioni prevalentemente maschili e che le conclusioni da esse derivate non possono essere semplicemente traslate al genere femminile.
Il diverso corredo dei cromosomi rappresenta solo uno dei determinanti delle differenze di genere, che comprende anche fattori ormonali, sociologici, culturali ed ambientali. Le donne sono protette dalle malattie cardiovascolari nell’età fertile poiché gli estrogeni hanno azione vasodilatatrice e protettrice sulle pareti dell’esistenza di una cardiologia “di genere”.
Agli studi scientifici del secolo scorso, eseguiti su grosse popolazioni colpite da infarto ed angina, dobbiamo riconoscere il merito di avere individuato i fattori che predispongono alla malattia coronarica e l’efficacia delle diverse dei vasi arteriosi, inoltre contribuiscono a mantenere corretti valori di colesterolo nel sangue. Quando con la menopausa la protezione ormonale viene meno, le donne diventano più vulnerabili alle malattie cardio-vascolari. La presentazione dei sintomi “diversa” da quella classica maschile può non essere riconosciuta tempestivamente ed essere responsabile in parte della prognosi peggiore che le malattie cardio-vascolari hanno nelle donne.
Le donne negli anni scorsi hanno spesso sottovalutato l’importanza dello stile di vita nel controllo dei fattori predisponenti alle malattie cardio-vascolari, i cosiddetti fattori di rischio coronarici. Grandi studi epidemiologici hanno dimostrato che i fattori di rischio tradizionali (ipertensione, diabete, fumo, dislipidemia, familiarità) incidono in modo diverso nei due sessi. Ipertensione e diabete sembrano conferire un più elevato livello di rischio cardiovascolare nella donna rispetto all’uomo. Anche il fumo pare avere effetti più deleteri nella donna.
L’obesità è frequente nelle popolazioni occidentali e contribuisce ad aumentare il rischio di malattie cardiovascolari: le donne in sovrappeso hanno un rischio 4 volte superiore di avere problemi coronarici rispetto ad una coetanea normopeso. Anche gli stress psicologici e lavorativi sembrano pesare di più sul cuore femminile rispetto a quello maschile.
PREVENZIONE
Lo stile di vita gioca un ruolo fondamentale nel ridurre significativamente il rischio di malattie cardiovascolari. Dieta, abolizione del fumo, attività fisica regolare e controllo del peso rimangono i cardini della prevenzione. Valgono anche qui le raccomandazioni di una dieta ricca in frutta, verdura e povera di grassi. Per quanto riguarda l’attività fisica per un’efficace prevenzione non è necessario essere frequentatrici abituali di palestre, piscine o campi da tennis. È dimostrato che è sufficiente camminare tutti i giorni 30-40 minuti di seguito e fare le scale a piedi ogni volta che è possibile. L’attività fisica contribuisce ad abbassare i livelli di colesterolo e aiuta il controllo della glicemia nei soggetti diabetici o con valori glicemici ai limiti superiori della norma.

Carla Bernasconi
Cardiologa Gruppo Examìna
www.giuppoexamina.it

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