Crescita e sviluppo – parte 1
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Crescita e sviluppo
Purtroppo è nell’età adulta che ci si può ritrovare a raccogliere i cocci di conflitti intensi che, in un tempo lontano, hanno lasciato nell’intimo profonde cicatrici.
“Proprio come i serpenti
I mutanti
cambiano la pelle,
perché sono cresciuti
e quella che avevano
è diventata stretta,
anche i nostri figli
a un certo punto mutano…”
di Sofia Bignamini
Quando quello di cui si parla tocca i processi di sviluppo e crescita, la linearità non è una garanzia. Le mie lezioni di Psicologia nei Corsi di Laurea in area sanitaria partono puntualmente con la messa a fuoco di quanto lo sviluppo proceda su più direzioni e altrettante dimensioni, per tutta la vita, nell’interazione tra noi e l’ambiente. E per “ambiente” si intende ogni evento o condizione esterna all’organismo in grado di influenzare o di subire l’influenza dello sviluppo della persona.
L’aspetto più coinvolgente nel trattare una materia complessa e dinamica quale è la psicologia, in quanto disciplina che studia l’uomo e il suo comportamento, sta nello sperimentare, in aula come in studio di psicoterapia, che la teoria non può restare troppo a lungo distante dalla pratica.
E i migliori maestri nel mostrarci l’autenticità di quanto andiamo dicendo sono proprio “i ragazzi”. Il collega americano, Jerome Kagan (Lo sviluppo umano, Raffaello Cortina Editore, 2014), afferma che la maggior parte delle relazioni tra fenomeni non è lineare e solo quando si oltrepassa “il punto critico” si alza la probabilità di conseguenze particolari.
Il caso di F.
«Quella sberla mi è veramente scappata di mano» mi disse una mamma preoccupata dalla reazione di chiusura e rifiuto che a partire da quel momento F il suo bambino di 8 anni ha adottato nei suoi confronti. Divenne evidente nel corso delle sedute quanto quella sberla occasionale non potesse essere posta su un continuum che comprenda un abuso fisico di tipo cronico.
Tuttavia quell’azione andava visibilmente a stravolgere quello che da sempre la mamma aveva detto al piccolo sul suo rifiuto della violenza in ogni sua forma. E per la prima volta F si era sentito tradito. Le parole si scontravano con il fatto. E di quello è stato necessario parlarne, prima con la mamma e poi con F in presenza della mamma.
Le parole hanno un peso, al pari dei nostri comportamenti e quando l’incoerenza tra le une e gli altri rompe un equilibrio è necessario scegliere altre parole, che non feriscano e (soprattutto quando siamo di fronte a dei bambini) che possano facilmente essere comprese. Ci sono situazioni in cui la tendenza all’aggressività e la scarsa tolleranza dei limiti disorientano le famiglie impegnate nella transizione dall’infanzia verso l’età adulta.
Il caso di G.
E tra le richieste di consulenza da parte di genitori di figli adolescenti il tema della sfida è uno dei primi ad essere toccati. I comportamenti trasgressivi (dal rientrare molto più tardi dell’orario prestabilito senza rispondere al telefono, all’uso di droghe più o meno leggere) mantengono i genitori in uno stato di preoccupazione perenne.
«Mi sento continuamente appesa ad un filo» mi ha ripetuto la prima volta che l’ho accolta la mamma di G. Non fu facile per lei coinvolgere nell’avvio della presa in carico il compagno, padre di quel giovane molto sveglio e confusamente arrabbiato.
La separazione è un evento complesso anche al di fuori di un matrimonio e i genitori di G, pur non essendo sposati, avevano convissuto dalla sua nascita e si erano lasciati da un anno appena. Il papà del ragazzo accettò di farsi partecipe nella misura in cui gli fu chiaro che non ci sarebbe stato alcun percorso con il figlio, se prima entrambi i genitori non fossero stati disposti a prendersi uno spazio con me per presentare una richiesta d’aiuto.
Mettersi in discussione può spaventare, ma il prendere contatto con atteggiamenti che, seppur involontariamente, producono emozioni forti è spesso il primo passo verso la cura. In quel caso il permesso di eccedere aveva rinforzato in G l’idea di poter alzare il tiro della sfida, in particolare con la madre, fisicamente più sottile e psicologicamente più fragile in quel periodo.
La scelta di esserci in un tempo breve (in quanto le sedute iniziali con i genitori sono state utili a chiarire come aiutare entrambi a contenere le richieste inadeguate di G) ha favorito l’avvio di una comunicazione più diretta nella coppia e con il ragazzo, interrompendo così le modalità ricattatorie che avevano allarmato la mamma e messo in difficoltà il papà.
Gladys Pace
Psicologa-psicoterapeuta, specialista in Psicologia clinica
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