Cos’è la PET

La sigla PET significa Tomografia ad Emissione di Positroni. Si tratta di un esame di diagnostica per immagini medico nucleare la cui utilità in ambito oncologico è oramai scientificamente comprovata. Attualmente tutti i tomografi PET in commercio sono dotati di un tomografo TC (Tomografia Computerizzata) e ciò permette una maggiore accuratezza nella lettura delle immagini.
L’esame PET-TC fornisce informazioni fondamentali dell’intero corpo umano. Attraverso la PET si raccolgono le informazioni di tipo funzionale legate all’alterato metabolismo delle cellule, mentre la TC (associata) permette una corretta visualizzazione anatomica delle strutture del corpo. La metodica PET-TC viene abitualmente eseguita con modalità “total-body” (in ambito oncologico), ovvero comprendendo l’intero organismo, oppure con modalità “cerebrale” (quest’ultima per approfondimenti in campo neurologico). In particolare tale metodica si aggiunge o sostituisce procedure multiple di diagnostica tradizionale nello studio dei tumori, ricercando metastasi occulte, valutando la risposta ai trattamenti, dando indicazioni su un eventuale trattamento chirurgico o radioterapeutico o anche nello studio di pazienti in cui vi è il sospetto di un tumore non ancora confermato.
In ambito neurologico la metodica trova applicazione per la valutazione di processi oncologici ma anche per lo studio della patologia degenerativa. Inoltre la metodica si sta progressivamente affermando anche nello studio di alcune patologie infiammatorie (come la fibrosi retroperitoneale, le vasculiti, la febbre di origine sconosciuta, la spondilodiscite, l’infezione di cisti nel paziente con policistosi epato-renale, ecc). La presenza in commercio di sempre più numerosi radiotraccianti da utilizzare con la stessa metodica PET-TC è destinata ad incrementarne ulteriormente i campi di applicazione.
COME AVVIENE L’ESAME PET
È indispensabile, prima dell’esame, un digiuno di almeno 6 ore. L’esame inizia con la raccolta dei dati anamnestici e la valutazione della documentazione in possesso del paziente, per orientare l’indagine. Viene poi praticato un semplice test per misurare la glicemia; il medico specialista inietta in vena una soluzione di (18F)-FDG, in pratica una soluzione di zucchero marcato, che emette un segnale che la macchina è in grado di localizzare. Segue un periodo di attesa di circa 45/60 minuti, necessario perché il tracciante si distribuisca nell’organismo. Durante l’attesa si raccomanda di ridurre al minimo l’attività, di non parlare e di bere alcuni bicchieri di acqua.
Successivamente il tecnico invita il paziente ad urinare nell’apposito servizio, lo accompagna nello spogliatoio e, indossato un camice pulito, viene fatto/a accomodare sul lettino del tomografo per iniziare l’esame vero e proprio. Nella stanza, durante l’esecuzione dell’esame, della durata di circa 20 minuti, il paziente è solo, ma collegato con i tecnici ed i medici tramite viva voce e telecamere, dovrà restare fermo e rilassarsi il più possibile. Terminato l’esame, dopo una breve sosta nello spogliatoio per valutare la buona riuscita dell’esame, potrà rivestirsi… ed è tutto finito!
Dopo aver lasciato il centro PET sarà necessario evitare, per un periodo di almeno 6 ore, rapporti di vicinanza stretta (distanza inferiore a 1 metro) con donne in stato di gravidanza e minorenni.
NORME COMPORTAMENTALI E RISCHI ASSOCIATI ALL’ESAME
A parte l’immobilità durante l’esecuzione dell’esame non è richiesta altra collaborazione, non è prevista alcuna sensazione particolare come dolori, rumori fastidiosi, sbalzi di temperatura, ecc. Nel complesso l’esame PET comporta una dose di esposizione alla radioattivià simile a quella dei più comuni esami di diagnostica per immagini che utilizzano radiazioni.
Non sono mai state segnalate reazioni indesiderate in seguito all’iniezione del (18F)-FDG. La somministrazione per via venosa di Fluoro Dessosiglucosio (18F)-FDG necessaria per lo svolgimento dell’esame PET-CT (Positron Emission Tomography – Computerized Tomography) non può provocare shock anafilattico o comunque reazioni di tipo indesiderato.
Non esistono controindicazioni a tale somministrazione e, solo nei casi di insufficienza renale elevata o di iperglicemia non riconducibile a valori inferiori a 180 mgr/dl, l’esame non viene eseguito poiché tali condizioni ne vanifcano una corretta utilizzazione. Talvolta l’iniezione endovenosa della sostanza, che viene sempre praticata dal medico specialista, può rivelarsi difcoltosa. In questo caso verrà preliminarmente inserito un ago cannula.
PRECAUZIONI
• L’eventuale stato di gravidanza, presunta o accertata, rappresenta una controindicazione assoluta all’esame. In questo caso deve essere concordemente valutata con i medici la necessità di eseguirlo ugualmente.
• L’allattamento deve essere interrotto per almeno 6 ore dopo che l’esame è stato completato.
• In presenza di diabete, a causa dell’alterato metabolismo degli zuccheri che rischia di alterare i risultati dell’indagine, l’esame è praticabile solo dopo adeguata preparazione. È quindi indispensabile conoscere l’esistenza di malattia diabetica. Per questa ragione controlliamo prima dell’iniezione il valore della glicemia (che devono essere sempre inferiori a 180 mg/dl).
• L’insufficienza renale determina una riduzione della qualità delle immagini dell’esame PET pur non rappresentando una controindicazione allo stesso.
• I pazienti portatori di protesi ortopediche, di pacemaker cardiaci, di protesi arteriose di accessi venosi impiantati, ecc. non corrono alcun rischio, ma devono segnalarlo al medico che raccoglie i dati anamnestici.

Vincenzo Arena
Medico Nucleare
Direttore Sanitario – Irmet, Torino

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