Comincia l’avventura con il bebè – parte 1

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I primi giorni del neonato

Dopo la nascita di un bebè, uno dei momenti più difficili è il rientro a casa. Un’avventura tutta nuova, per la mamma e il papà, nella quale ci si inoltra sempre più spesso senza la rete di aiuti che c’era un tempo.

Accanto alla donna che diventa mamma, oggi, però ci sono nuove figure, professionali più che familiari, e una maggiore consapevolezza, data dal fatto che in Italia si fanno pochi figli e si fanno in età avanzata.

La rete di aiuto deve comprendere il pediatra di famiglia, da contattare al più presto perché si occuperà della salute del bambino dopo i controlli in ospedale, e l’ostetrica che viene a domicilio – molte Asl prevedono una visita gratuita – o nel consultorio più vicino a casa. Inoltre, un alleato prezioso è il farmacista: vicino a casa, sempre disponibile, può offrire il consiglio giusto in caso di piccoli problemi, dalla ragade al seno alla dermatite da pannolino.

Allattare al seno fa bene al bambino e alla mamma

Secondo le stime, oltre il 90 per cento delle donne italiane comincia ad allattare al seno il neonato nei primi giorni di vita; la percentuale scende nel primo mese al 77 per cento per poi crollare al 31 per cento a 4 mesi, mentre solo il 10 per cento continua ad allattare oltre i sei mesi di vita, come è consigliato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Per la prima settimana a casa la mamma dovrebbe pensare solo ad allattare il proprio figlio, come raccomandano i medici della Società italiana di neonatologia (Sin).

«Il latte materno rappresenta la migliore alimentazione possibile per il neonato; tra gli effetti benefici è ben documentato un minor rischio di infezioni gastrointestinali, infezioni respiratorie, asma, otiti medie acute e di sviluppare a lungo termine sovrappeso, obesità e malattie collegate rispetto al neonato alimentato con latte artificiale», spiega Mauro Stronati, presidente della Sin, e direttore della S.C. di Neonatologia, patologia neonatale e terapia intensiva, Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia.

«Le madri che allattano vanno incontro a minori perdite ematiche e a una più rapida involuzione uterina e perdita di peso dopo il parto; il rischio di cancro del seno si riduce del 4 per cento per ogni anno di lattazione; sono segnalati anche effetti positivi a lungo termine, anche per quanto riguarda diabete e ipertensione. Le donne che non allattano o che smettono precocemente sono più esposte alla depressione puerperale».

Ma allattare non è sempre facile all’inizio e spesso si rinuncia perché il bambino non si attacca bene e piange, la mamma si sente inadeguata e dopo poco si comincia con l’aggiunta. «Il neonato si autoregola nell’appetito e piange quando ha fame. Attaccare il neonato al seno è l’unico modo di stimolare la produzione di latte», precisa Stronati. Non bisogna scoraggiarsi perché una volta superata la fase di avvio che richiede un progressivo adattamento di mamma e neonato, tutto sarà molto semplice. Se invece il latte proprio non arriva, o non si riesce ad avviare l’allattamento al seno, un’alimentazione con latte artificiale, secondo le indicazioni del pediatra, farà crescere bene comunque il proprio bambino.

Chiara Romeo

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