Cibo fattore di rischio per salute pubblica? – parte II
“Dobbiamo andare oltre l’approccio ‘riduzionista’” spiega il Prof. Carlo La Vecchia Professore Straordinario di Epidemiologia presso il Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità dell’Università di Milano. “L’insieme in nutrizione è molto più che la sola somma delle singole parti. Ci siamo resi conto che alcuni studi epidemiologici non sono adatti a trarre delle conclusioni esatte per stilare Linee Guida scientificamente corrette. Gli anni di guerra ai grassi si sono dimostrati un fraintendimento scientifico. E la moderna tendenza alla ‘carbofobia’ sembra andare nella stessa direzione. Oggi, il focus non dovrebbe essere sulla quantità totale di sostanze nutritive ma sulla composizione complessiva e la qualità della dieta“.
“L’approccio che studia i singoli nutrienti è necessario per aiutare a definire risposte biochimiche a quell’elemento, ma non è in grado di cogliere la risposta ad una alimentazione complessa come quella umana” ha commentato il Professor Dennis Bier Direttore dell’American Journal of Clinical Nutrition.
Dopo 40 anni di terrorismo medico e mediatico nei confronti dei grassi determinato dal famoso Seven Countries Study, uno studio dell’Università di Cambridge (Uk), pubblicato sulla rivista ‘Annals of Internal Medicine ha passato in rassegna circa 80 ricerche su oltre 500 mila persone. I ricercatori sono giunti alla conclusione che i grassi saturi non aumentano il rischio di incorrere in patologie cardiovascolari. E all’argomento la rivista Time ha recentemente dedicato un ampio dossier in cui pone l’accento come campagne “antigrassi” condotte da oltre 30 anni negli Stati Uniti non hanno avuto alcun effetto sull’obesità e sulle malattie ad essa collegata. La rivalutazione della dieta a basso contenuto di grassi ha ora portato a una reazione contro lo zucchero e altri carboidrati, lasciando il pubblico più confuso che mai. A peggiorare le cose, gli scienziati sono ormai ai ferri corti sul consumo eccessivo di grassi o di carboidrati per quanto riguarda benessere e salute.
“Le future ricerche nel campo della scienza della nutrizione avranno bisogno di nuovi e innovativi modelli sperimentali che prendano in considerazione – oltre l’effetto biologico – altri aspetti della nutrizione umana quali aspetti psicologici, culturali e sociali, che sono in definitiva legati alla scelta alimentare” ha sottolineato il Professor Furio Brighenti, Presidente della SINU (Società Italiana Nutrizione Umana) e Ordinario del Dipartimento di Scienze degli Alimenti dell’Università di Parma. Quali si prevede siano i modelli di studio più idonei per le ricerche nel campo della nutrizione? “La ricerca fondamentale in ambito nutrizionale richiederà anche modelli sperimentali meno ovvi, che tengano in considerazione – oltre all’effetto biologico – anche altre dimensioni dell’alimentazione umana quali gli aspetti psicologici, culturali e sociali legati alle scelte alimentari” conclude Brighenti.
“Le politiche europee per il miglioramento della salute pubblica devono passare attraverso la promozione di corretti modelli alimentari che tengano conto del complesso sistema di conoscenze, credenze e comportamenti che stanno alla base dei modelli alimentari” conclude Gulizia. “Non solo cibo, numero dei pasti, nutrienti, ma anche la valutazione dell’effetto che ciascun cibo ha sull’organismo e il ruolo ancora poco incentivato dell’attività fisica, la grande assente dalla quotidianità degli occidentali, e ormai quasi scomparsa della vita dei bambini e dai programmi scolastici. Così come sottolineato anche da importanti studi come quello di Nature che evidenzia come l’inattività fisica contribuisce allo sviluppo di malattie metaboliche croniche e alla mortalità precoce. Mentre anche pochi minuti al giorno di attività moderata-vigorosa è in grado di avere effetti benefici sia sul peso in generale che sulla circonferenza addominale, dove si annida il grasso ormai noto come pericoloso anche nei soggetti normopeso. Sono quindi necessarie soluzioni strutturate a un problema così complesso ma soprattutto bisogna sottolineare il ruolo centrale della stampa divulgativa nel diffondere informazione basate su evidenze scientifiche certe, a tutela del cittadino-lettore.
da Convegno ANMCO
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