Cibo fattore di rischio per salute pubblica? – parte I
Il cibo è uno degli argomenti più presenti sui media ma l’alimentazione è oggetto di una informazione non sempre corretta e completa e questo trend sta determinando problemi di salute pubblica in tutte le fasce di età.
Questo il ragionamento che ha ispirato il Convegno dal titolo: ‘Food Science & Food Ingredients: the need for reliable scientifc approaches and correct communication’a cura della ANMCO. I messaggi che riguardano la salute pubblica devono essere gestiti secondo le più rigorose evidenze scientifiche. È necessario evitare le semplificazioni eccessive che hanno indotto a comportamenti sbagliati e pericolosi per la salute. L’alimentazione non può essere trattata a compartimenti stagni demonizzando singole classi di nutrienti ma funziona come un’orchestra complessa in cui proprio la varietà degli strumenti e il loro equilibrio funzionano nella melodia.
“Il cibo è un sistema complesso: mentre da un lato è oggetto di un’attenzione mediatica quasi morbosa, scarsa è l’informazione sulle caratteristiche nutrizionali di ciò che mettiamo in tavola. Emblematico è il caso dei grassi, troppo spesso demonizzati e il cui corretto utilizzo è stato riabilitato dopo 40 anni di terrorismo informativo. Ma la disinformazione sugli alimenti interessa anche i carboidrati, le proteine, e le diete riduttive che escludano intere fasce di nutrienti o singoli elementi anche in assenza di indicazioni mediche che giustifichino questi comportamenti. Notizie che a volte influiscono sulle scelte alimentari e sui comportamenti di fasce di popolazione” ha dichiarato Michele Gulizia Presidente Nazionale ANMCO, Direttore della Divisione di Cardiologia dell’Azienda “Garibaldi-Nesima” di
Catania.
Un importante report pubblicato sul Journal of Clinical Epidemiology ha evidenziato come le raccomandazioni emanate dall’OMS non siano state correttamente diffuse: anche le ‘forti raccomandazioni’ infatti sono spesso basate su studi con affidabilità bassa o molto bassa. La ricerca ha esaminato tutte le Linee Guida dell’OMS pubblicate tra il 2007 e il 2012 e ha rilevato che su 456 raccomandazioni, le 289 (oltre il 50%) classificati come ‘forti’ erano basate su studi di qualità bassa o molto bassa. Risulta difficile quindi ritenere che le linee Guida che ne derivano siano totalmente affidabili così come incerte possono risultare le conseguenze sulla salute pubblica. Inoltre l’OMS emana talora raccomandazioni ‘condizionali’ delle quali non sono specificati né noti gli effetti reali in termini di benefici. Una situazione singolare se si pensa che durante la 2° Conferenza Internazionale sulla Nutrizione che si è tenuta a Roma nel novembre del 2014, tutti gli Stati membri hanno caldeggiato all’unanimità che i documenti dell’Organizzazione Mondiale siano redatti prendendo in considerazione solo studi tra i migliori disponibili e dalle evidenze scientifiche di più alta qualità. Sarebbe inoltre opportuno redigere le raccomandazioni sulla base di studi osservazionali multicentrici specifici sull’argomento da trattare e di recente pubblicazione per evitare incongruenze o derivazioni che spesso fanno travisare l’informazione reale. Basti pensare infatti che nel recente report sull’introito di zuccheri aggiunti nella dieta di adulti e bambini, le raccomandazioni sono state stilate prendendo in esame 4 studi osservazionali degli anni 60, svolti in Giappone che indagavano l’insorgenza di carie dentali. E solo in una nota a fondo pagina è specificato che le raccomandazioni ‘condizionali’ sono redatte quando non ci sono certezze sull’equilibrio tra rischi e benefici o svantaggi nell’adozione della raccomandazione.
da Convegno ANMCO
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