Celiachia: escludere il glutine – parte 1
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Celiachia: escludere il glutine
Celiachia, quando la dieta mediterranea richiede modifiche.
«Mangiamo una pizza, o un primo?» Si tratta di una proposta comune da parte di colleghi e amici ma è una tipica situazione che mette una persona con celiachia in difficoltà sia nella gestione della sua malattia sia nel rapporto con gli altri. Questo perché “la celiachia è una condizione permanente in cui il soggetto che ne risulta affetto deve escludere rigorosamente il glutine dalla sua dieta”, quindi pasta, pizza, panini, così comuni nella quotidianità italiana, sono alimenti assolutamente vietati perché lo contengono. Il “colpevole”, un complesso proteico che si ottiene impastando la farina di frumento sotto un flusso di acqua corrente, rende i cibi più soffici ed elastici, quindi più gradevoli.
La celiachia è una malattia riconosciuta come cronica e invalidante, ed è decisamente più diffusa di quanto si pensi. Si sviluppa in soggetti geneticamente predisposti e colpisce circa l’1% della popolazione: nel nostro Paese, dalla mappatura epidemiologica (dati Ministero della Salute, Relazione al Parlamento 2016 e 2017), risultano diagnosticati in Italia attorno a 200.000 casi, più nel genere femminile (circa 139.000) che in quello maschile (circa 60.000). Il numero delle persone colpite pare in crescita: nel 2017 l’incremento medio annuale è risultato di circa 10.000 diagnosi.
I sintomi
I sintomi e segni della celiachia non sono sempre chiari, possono variare sia per sede che per intensità, tanto che la diagnosi, a volte, è talmente complessa da richiedere anni. La forma classica di questa malattia, frequente in età pediatrica, è caratterizzata da malassorbimento, con episodi di diarrea maleodorante (per presenza di grassi nelle feci), meteorismo (addome gonfio) anche marcato, con dolori addominali crampiformi e scarso accrescimento. Tale forma sta diventando sempre meno frequente rispetto a quella che si manifesta in età adulta e che è caratterizzata anche da sintomi generici, extra-intestinali, quali:
- anemia da carenza di ferro;
- osteoporosi;
- debolezza muscolare;
- disturbi della fertilità e aborti spontanei;
- alterazioni della coagulazione;
- afte orali;
- alopecia (negli adulti);
- parestesie delle estremità (formicolio a livellodelle mani e dei piedi);
- convulsioni.
I rischi per la donna
Oltre il 70% dei pazienti è donna. Ecco perché è importante sottolineare la presenza di un aumento del rischio di alcune complicanze specifiche femminili, qualora la celiachia venga trascurata. Tra queste:
- disturbi della fertilità (amenorrea, menarca tardivo, menopausa precoce, dismenorrea, endometriosi);
- difficoltà in gravidanza (poliabortività, ritardo di crescita intra-uterino, prematurità);
- maggiore esposizione all’anemia sideropenica (da carenza di ferro) e da carenza di acido folico e osteoporosi.
Cosa fare
L’unico trattamento attualmente disponibile è una rigorosa e permanente dieta senza glutine. Questo fortunatamente non si traduce più, come in passato, nel dover rinunciare per sempre a piatti tipici della nostra cucina mediterranea: sono disponibili oggi numerosi prodotti privi di glutine, pizza, pasta, biscotti compresi.
Il celiaco, una volta ottenuta una diagnosi certificata, deve seguire una dieta varia ed equilibrata ma rigorosamente senza glutine il cui apporto energetico giornaliero da carboidrati come per tutti deve essere di circa il 55% di cui però il 35% deve derivare da alimenti senza glutine (punto D del box a pag. 31) mentre il restante 20% deve provenire da alimenti naturalmente privi di glutine (punti A, B e C del paragrafo “La dieta senza glutine”).
I diritti
In quanto affette da malattia cronica e invalidante, le persone con celiachia possono usufruire, in regime di esenzione, di tutte le prestazioni sanitarie appropriate per il monitoraggio della malattia e delle sue complicanze e per la prevenzione degli ulteriori aggravamenti. Come per tutte le malattie croniche sarà sufficiente una certificazione di malattia redatta da uno specialista del Servizio sanitario nazionale per ottenere il nuovo attestato di esenzione.
Paola Gregori
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